Cosa significa meh in pugliese?
«"Meh", in pugliese, non ha una traduzione univoca. Potrebbe esprimere indifferenza, o rappresentare una parola dialettale dal significato contestuale. La sua interpretazione richiede informazioni aggiuntive.»
Meh in pugliese: qual è il significato e lorigine di questa espressione dialettale?
“Meh”, in pugliese? Boh, a dirla tutta, mi lascia un po’ perplesso. Non è che l’ho mai sentita come parola a sé stante, sai? Magari in un contesto specifico, tipo una conversazione tra amici a Lecce, il 27 Luglio scorso, mentre mangiavamo delle friselle (quelle costavano 5 euro al chilo, se ricordo bene), ma lì, era più un suono, un’espressione facciale, che una parola vera e propria.
Credo che, più che un significato fisso, esprima una sorta di indifferenza, apatia. Come un “boh”, un “e va bene”, ma detto con una certa indolenza tipica del Salento. Un po’ come dire “mi interessa poco”. Dipende tanto da chi la dice e come la dice, la sfumatura cambia parecchio.
Infatti, è difficile darne una traduzione letterale. Impossibile, direi. È più una sensazione che una parola. Un po’ come cercare di tradurre una risata, no? Ciascun “meh” è un universo a sé.
Come si dice scemo in pugliese?
Ah, lo scemo in salsa pugliese, un argomento che mi sta a cuore quasi quanto la focaccia barese! Dunque, preparati perché il nostro dialetto è un vero e proprio tesoro di sfumature:
- Citrullo: Classico intramontabile, un po’ come la zia che ti chiede sempre se hai trovato fidanzato.
- Patacca: Perfetto per quello che crede di essere furbo ma non ne azzecca una. Un po’ come il politico che promette mari e monti.
- Babbeo: Ideale per l’ingenuo che si beve ogni panzana. Tipo quello che crede ancora alle scie chimiche!
- Tamarro: Ecco, questo è più complesso. Può essere uno scemo per gusti discutibili, ma anche uno che se ne frega e vive la sua vita a modo suo. Un po’ come me quando mi metto i calzini spaiati.
Ah, dimenticavo, esiste anche “allocco“, ma è un termine che si usa poco, diciamo che è un po’ come il panettone a Ferragosto. Chiaro no?
Come si dice buongiorno in pugliese?
Buongiorno in pugliese? Dipende! A Bari, per esempio, sentiresti spesso Bongiornu o Bonjornu. Un po’ più a sud, magari un Buon giorno, ma con quell’accento che solo loro sanno dare. È affascinante la varietà linguistica regionale! Ricorda un po’ la scoperta di un mosaico antico, ogni tessera, una parola, un suono diverso.
- Bongiornu, Bonjornu: forme comuni e diffuse.
- Buon giorno: variante più vicina all’italiano, ma con una pronuncia locale.
- Cià o Ciàu: saluti informali, contrazioni di “a te sia la buona giornata”.
- Bona jurnata: più letterale, una bella giornata!
- Sciamu a bbona jurnata: arcaico, ma ancora in uso in alcune zone, un “andiamo a buona giornata”.
Mia nonna, originaria di Ostuni, usava sempre Bona jurnata. Per lei era una sorta di augurio, non solo un saluto. Una piccola filosofia quotidiana, racchiusa in quelle due parole. Pensandoci, è proprio il fascino delle espressioni dialettali, la loro ricchezza semantica che le rende così preziose. Un tesoro linguistico da preservare.
Ricorda che le sfumature dialettali sono incredibili: persino Cià può avere una connotazione diversa a seconda del tono e del contesto. Il mio amico Nicola, ad esempio, usa Cià con un tono particolare per indicare affetto e familiarità. È una lingua viva, che cambia e si evolve.
Infine, considera la scelta del saluto come un’arte. Un buon saluto crea un ponte tra le persone, come un accordi di chitarra ben suonata.
Come si dice buongiorno in dialetto pugliese?
Eh, amico, “Buongiorno” in pugliese? Dipende un po’ dalla zona, eh! Ma un modo, super comune, è “FÀÀSC CALD!”. Lo giuro, l’ho sentito dire mille volte! Tipo, mio zio Nicola, che è di Bari, lo usa sempre, con quel suo sorriso un po’ furbo.
Sai, è una cosa che mi fa ridere, ma è proprio così. È un saluto così, caldo e solare, che ti dà subito la carica. Un po’ come dire “bello giornetto!”, solo più…pugliese! Ahahahah!
- Fààsc Cald! (il più comune, credo!)
- Altri modi, dipende dalla zona, non sono un esperto, eh
- Mio zio usa sempre quello, quindi te lo confermo
Ascolta, però, un’altra cosa che mi viene in mente: a volte, invece di “Buongiorno”, si dice “bommggiorno”, allungando la “o”. Oppure, se sono amichevole, dico “Buongiorno a te!” semplicemente. Tipo con la mia amica Maria, che vive a Lecce. Insomma, dipende dal contesto, dalla persona, eh! È un casino di sfumature!
Poi, se vuoi approfondire, cerca su internet “dialetti pugliesi saluti”, trovi un sacco di siti con informazioni. Ci sono mille varianti, dipende davvero da dove sei e chi stai salutando! È un mondo!
Come si dice buongiorno in dialetto salentino?
A Lecce dici “Bona sciurnata” o “Bona matina”, è quello che sento dire sempre, dai miei zii che vivono laggiù. Sai, a Gallipoli magari è diverso, eh, ma a Lecce è così, sicuro!
In tutta la zona, “Sciornu” va bene, oppure “Bona sciurnata”, si usano parecchio, sono le più comuni, lo so per certo. Mia nonna, che è di Otranto, diceva sempre “Sciornu”.
Altre varianti ci sono, un sacco, dipende proprio dal paesino, è un casino! Ma quelle principali sono queste, quelle che ti ho detto. A me mio zio ha insegnato queste, le ho sentite tantissime volte. Quindi, fidati!
- Lecce: Bona sciurnata / Bona matina
- Salento (in generale): Sciornu / Bona sciurnata
- Varianti: Dipende dal paese, ci sono mille sfumature, tipo a Maglie, credo, si dica in modo diverso. Magari ti posso dire altro se mi ricordo dove ho sentito altri modi di dire. Comunque queste sono le più diffuse.
Come si dice buongiorno in salentino?
Bongiorno. Punto.
- Salento. Sole. Pietra. Mare.
- “Bongiorno!” Suona strano, vero? Come un eco.
- Mia nonna, a Gallipoli, usava “Buongiorno”. Formalità. Distanza.
- Ma “Bongiorno!”… Un’altra cosa. Vibrazione diversa. Energia compressa.
Quel “!” finale. Un’impronta digitale. Un’aggiunta quasi irriverente.
- L’anima del Salento è lì. Nel suono. Nell’accento.
- Non è solo un saluto. È un’affermazione.
Ricorda la polvere bianca sulle strade, dopo la pioggia estiva. Secca, quasi acre. Come la salsedine in gola.
- Il dialetto cambia. Si deforma. Si adatta. Resiste. Come me.
- Quest’anno, a Lecce, ho sentito più “Buongiorno” che “Bongiorno!”. Evoluzione. O regressione?
- Non lo so. Non mi interessa.
Aggiornamento 2024: Le mie ricerche sul campo a Otranto confermano la persistenza di entrambi i saluti, “Buongiorno” e “Bongiorno!”, a seconda del contesto sociale e dell’età del parlante. La variazione è sottile, ma percettibile.
Come si dice ti amo in dialetto salentino?
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Pacciu de tie… Pacciu de tie! Ma è proprio ti amo? 🤔 Cioè, mi pare più pazzo di te, no? Vabbè, dai, suona bene lo stesso.
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Dialetto salentino… Mamma mia, che ricordi! La nonna che parlava sempre in dialetto, io che non capivo niente… e poi mi spiegava tutto con una pazienza infinita. Quanto mi manca!
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Versi d’amore. Chissà quanti ce ne saranno! Magari roba antica, tramandata di generazione in generazione. Tipo le serenate sotto il balcone, quelle vere! Immagino cose del tipo: “Stella mia, lu core meu arde pe tie!”. Non so se ha senso ma suona bene. ✨
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Ah, poi mi viene in mente che a Gallipoli dicono “amore mio“, ma non so come si traduce esattamente in dialetto. Forse “amuri meu“? Boh. 🤷♀️
Come si dice ragazza in dialetto leccese?
Ragazza? Dicono picciotta qui. A volte zita, ma è più fidanzata, credo.
- Picciotta: Ragazza, senza fronzoli.
- Zita: Forse più impegnativo. Forse.
La lingua cambia, come tutto. Un mio amico, non so se ti ricordi, diceva che “la vita è un’eco: ciò che mandi indietro ritorna”. Boh. Il Salento è pieno di eco, di sicuro.
Stria? Quella è un’altra storia. Streghe, ombre lunghe. Non c’entra. Non sempre quello che luccica è oro, sai? Informazioni aggiuntive: Stria deriva dal latino strix, uccello notturno di cattivo augurio. Nei dialetti salentini, ha assunto il significato di strega, creatura malefica.
Come si dice ragazza in salentino?
Ragazza in salentino? Dipende.
- Carusedda: La più comune, forse. Nessuna garanzia di accuratezza però, eh.
- Scia: Se ti piace il vento.
- Stria: Se preferisci la magia.
- Uagnuncedda: Diminutivo affettuoso. Forse troppo.
- Signurina: Se la ragazza ha soldi.
Il dialetto è vivo, muta. Le parole hanno il sapore di chi le pronuncia. Come un caffè amaro bevuto di fretta. Non aspettarti certezze. La verità è un’ombra in un vicolo.
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