Che stai dicendo in dialetto pugliese?

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Lespressione pugliese Stá pparle o stá mmùve le récchie? esprime scetticismo, chiedendo se linterlocutore stia effettivamente dicendo la verità o semplicemente pronunciando parole senza sostanza. È un modo colloquiale per dubitare dellautenticità di quanto affermato.
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Stá pparle o stá mmùve le récchie? La saggezza del dialetto pugliese

Il dialetto pugliese, ricco e variegato, custodisce espressioni idiomatiche che esprimono con vivacità e arguzia le sfumature del pensiero e dei sentimenti. Tra queste, “Stá pparle o stá mmùve le récchie?” (Stai parlando o stai muovendo le orecchie?) si distingue per la sua capacità di mettere in discussione l’autenticità delle parole altrui.

Questa locuzione, spesso utilizzata in tono scherzoso, è una domanda retorica che sottintende un dubbio sulla veridicità di ciò che viene detto. Non è una semplice richiesta di chiarimento, ma una forma colloquiale per esprimere scetticismo. È un modo per mettere alla prova le affermazioni dell’interlocutore, sfidandolo a dimostrare la loro fondatezza.

La scelta delle parole non è casuale. “Stá pparle” (Stai parlando) si riferisce all’atto di pronunciare parole, mentre “Stá mmùve le récchie” (Stai muovendo le orecchie) allude all’azione di spostare le orecchie. È come se si volesse suggerire che il parlare dell’interlocutore sia vuoto e privo di sostanza, come il semplice movimento delle orecchie.

L’espressione “Stá pparle o stá mmùve le récchie?” riflette la diffidenza e la saggezza contadina che caratterizzano la cultura pugliese. Non bisogna accontentarsi delle parole, ma occorre sempre andare oltre il mero ascolto, cercare riscontri e verificare la sincerità delle affermazioni.

In questo senso, la locuzione può essere letta anche come un invito all’ascolto attivo e critico. Quando qualcuno parla, non basta udire le sue parole, ma è necessario prestare attenzione al contenuto, valutare la credibilità della fonte e confrontare le informazioni con altre fonti.

“Stá pparle o stá mmùve le récchie?” è un’espressione che, al di là del suo uso scherzoso, ci ricorda l’importanza di dubitare, di verificare e di non accontentarci mai di ciò che viene detto superficialmente. È un invito alla saggezza, alla ricerca della verità e alla diffidenza nei confronti di chi parla senza sostanza.