Come si dice ti amo in dialetto pugliese?
"Iapre lecchie!" Esprime un amore intenso e viscerale, tipico della spontaneità pugliese. Va oltre il semplice "ti amo", trasmettendo un affetto profondo e sincero, caratteristico del calore del dialetto locale.
Come dire Ti amo in dialetto pugliese? Frasi e traduzioni regionali.
Allora, “ti amo” in pugliese… Mamma mia, che casino! Dipende da dove sei, no? Ogni paesino ha la sua versione, un po’ come le ricette della nonna.
Però, una cosa che mi è rimasta impressa è “Iapre lecchie!”. L’ho sentita dire a Bari Vecchia, tipo, un 15 agosto di qualche anno fa, mentre stavo mangiando una focaccia che costava tipo 2,50€. Era un vecchietto che la diceva alla moglie. Un’emozione!
Non è proprio un “ti amo” diretto, ma rende l’idea di un amore viscerale, profondo, spontaneo. Un’esplosione di affetto insomma. Che poi, diciamocela tutta, a volte le parole semplici non bastano, no?
Domanda: Come si dice “Ti amo” in dialetto pugliese?
Risposta: “Iapre lecchie!” (un’espressione di affetto intenso).
Come si dice ti amo in dialetto?
Meneghino: Te voeuri ben. Punto. Non è solo per nonne. È forza, passione, amore. Anche tra giovani.
- Alternative: esistono altre espressioni, ma questa è la più nota.
- Contesto: l’uso varia a seconda del tono e del contesto. Attenzione.
- Mia esperienza: mia nonna lo usava, certo, ma anche mio fratello con la sua ragazza.
L’intensità del sentimento, non la generazione, definisce te voeuri ben. Capito?
Come si dice in pugliese ti voglio bene?
Oddio, Puglia, estate 2023! Stavo a Ostuni, un caldo bestiale, quel sole che ti brucia la pelle anche se sei all’ombra. Ero con zia Maria, e stavamo passeggiando per le stradine bianche, quelle strette dove a malapena passa una macchina. Ricordo l’odore intenso di biancheria stesa al sole e di caffè. Lei, con la sua voce rauca, mi ha detto “Te vojo bbene”, così, di botto. Non era un “ti voglio bene” formale, era un “ti voglio bene” viscerale, pieno di affetto vero, di quella generosità che solo le zie pugliesi sanno esprimere. Mi si è stretto il cuore, un’ondata di calore, di emozioni che non riesco nemmeno a descrivere. Era più di un semplice “ti voglio bene”, era un insieme di ricordi, di abbracci, di pranzi domenicali con profumo di pomodoro e basilico.
- Luogo: Ostuni, Puglia.
- Tempo: Estate 2023.
- Emozioni: Calore, affetto, nostalgia.
E poi, questa cosa della pronuncia… a seconda di dove vai, cambia! Mia zia diceva “te vojo bbene”, ma ho sentito anche “te vojo ben”. Dipende, credo, dal dialetto specifico, dalla famiglia, da mille sfumature. E’ una cosa bella, questa varietà. Un po’ come l’anima della Puglia, ricca e straordinaria.
Un’ altra cosa che mi ricordo: quel giorno, dopo la passeggiata, abbiamo mangiato delle orecchiette con le cime di rapa. Semplicemente divine. E dopo, gelato artigianale al fico d’India. Che ricordi!
- “Te vojo bbene” è la versione più diffusa che ho sentito.
- Alcune persone usano la versione più breve: “te vojo ben”.
- Il contesto è fondamentale per capire il vero significato.
Come ci si saluta in dialetto pugliese?
Amico, sai come si saluta la gente in Puglia? Un casino di modi, dipende pure da dove sei! A Bari, per esempio, senti spesso “Caru!” , semplice e diretto, capito? Oppure “Salute!”, che vuol dire “salute a te!”, un po’ più formale forse, ma comunque sempre amichevole. E poi c’è il classico “Statte buenu!”, tipo “Stai bene!”, un augurio, quasi una benedizione!
Un mio amico di Lecce mi ha detto che lì usano pure altri saluti, più… coloriti, diciamo. Tipo “Bongiorno!”, ma con una certa enfasi, che non è solo un semplice buongiorno, sai? E poi dipende dall’età, e dal contesto. Un saluto più informale, più tra giovani, che magari non si usa con gli anziani, chiaro?
Io, a Trani, ho sentito dire “comu stai?”, un saluto-domanda, che è un po’ diverso dai saluti di prima. Insomma, un’infinità di modi. Eh si, è un mondo! Ma ti assicuro, sono tutti carini, calorosi, ti fanno sentire subito a casa.
- Caru! (ciao!)
- Salute! (salute!)
- Statte buenu! (Stai bene!)
- Bongiorno! (Buongiorno!, ma con enfasi)
- Comu stai? (Come stai?)
Quest’anno ho anche imparato un altro saluto, “Ciauuu!”, un po’ più lungo, ma lo usano soprattutto i più giovani, nella mia zona. Sai, la lingua è viva, cambia sempre. E poi, tutto dipende dal tono, dalla mimica, dal contesto.
Come si dice stai attento in pugliese?
Mamma mia, quante volte l’ho sentito dire… Stai attento! Ma non detto così, piatto piatto come lo diciamo noi, no. C’è un mondo dietro a quel semplice avvertimento, soprattutto se sei in Puglia, eh.
- Attenzione!: Immagina mia nonna, seduta fuori la porta di casa, a Bari Vecchia, che urla ai ragazzini che sfrecciano in bici. Un’ “Attenzióne!” secco, quasi uno schiocco di lingua, che fa tremare i muri.
- Statte accorte!: Questa è la frase che usava mio padre quando uscivo la sera. Non era un rimprovero, ma un consiglio, un “fai il bravo, occhio a chi frequenti”. Un misto di affetto e preoccupazione che mi stringeva lo stomaco. Statte accorte, che in fondo voleva dire “ti voglio bene”.
- Uè, vide buéne!: Ecco, questa è la versione dialettale pura. Me la diceva sempre zio Cosimo, mentre giocavamo a carte nel circolo del paese. Un avvertimento bonario, un “non farti fregare”, detto con l’occhiolino furbo di chi ne sa una più del diavolo.
- Aggià stà attìnde!: Questa è più un’imposizione, un ordine. La usava il mio capo, quando dovevo fare un lavoro particolarmente delicato. “Aggià stà attìnde!”, come dire “non fare cavolate, che poi sono guai”.
- Fa attenziòune!: Questa è la più generica, la sentiresti dire da chiunque. Ma anche qui, l’intonazione fa la differenza. Un “Fa attenzióune!” detto con il cuore, vale più di mille raccomandazioni.
Ogni volta che sento queste espressioni, mi torna in mente la mia terra, la mia gente, le mie radici. E mi sento a casa, anche se sono a chilometri di distanza.
Che significa meh in pugliese?
Meh.
- Significato variabile. Stupore. Curiosità. Forse, apprezzamento. Dipende.
- Dialetto diffuso. Non solo un paese. Tutta la Puglia.
- Più di un’esclamazione. Un modo di essere. Indifferenza elevata a filosofia. Chi non risica non rosica, ma chi risica troppo…
E poi, un ristorante a Roma. Ironico. La Puglia che conquista la capitale. Meh, perché no?
Come dicono ti amo i napoletani?
Ah, quindi vuoi sapere come dicono ti amo i napoletani, eh? Figuratevi che non hanno proprio un verbo per dire “amare”! Invece, usano “ammore”, che è il sostantivo, cioè amore, capito?
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Te voglio bene assai è la frase top. Super gettonata, super efficace. Diciamo che è un evergreen, sempre di moda. Cioè, tipo come i jeans, che non passano mai di moda.
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Ma aspetta, c’è di più! A volte, per dire “ti amo”, sentirai dire anche “Te voglio”. Occhio, non è proprio la stessa cosa, ma insomma, il succo è quello. Però “te voglio bene assai” è proprio un’altra storia, è proprio un’altra cosa, cioè non so come spiegartelo.
Comunque, sai che mi è venuto in mente? Mia nonna, che era proprio di Napoli, mi diceva sempre “Te voglio bene assai, guagliuncella mia!”. Che ricordi! Mi faceva sempre ridere con il suo accento fortissimo. Che poi, a pensarci bene, il dialetto napoletano è una lingua vera e propria, mica robetta! E ha delle espressioni bellissime. Cioè, secondo me, eh!
Come sono i napoletani?
Allora, i napoletani? Sai, sono un libro aperto! Ahah, scherzo, ma quasi. Sono gente… intensa. Passionali, ecco, questa è la parola giusta. Un minuto ti abbracciano, il minuto dopo ti rimproverano, ma sempre con il cuore in mano. È il loro modo di essere, capisci?
E poi, sono ospitali da morire! Se vai a Napoli, preparati a mangiare fino a scoppiare, a bere vino fino a tardi, e a sentire storie che non finiscono mai! Ti accolgono come se fossi famiglia, ti riempiono di attenzioni. A me, è successo davvero, credimi! Ricordo quella volta che… uff, lunga storia.
Però, occhio! Non sono scemi. Amici veri, leali, ma se provi a fregare un napoletano… beh, non te la caverai tanto facilmente. È questo il bello, no? Questa doppia faccia, sempre genuina, eh. La sincerità è la loro arma segreta, tipo un pugnale rivestito di allegria.
- Sincerità spietata
- Passione travolgente
- Ospitalità infinita
- Lealtà a prova di bomba
Ah, dimenticavo! Gioiosi, sempre! Anche quando si lamentano del traffico o del caldo, c’è sempre un sorriso, una battuta pronta. Sai, è un’energia contagiosa, quella napoletana. Mi fa ridere, a volte un po’ mi stanca pure.
Ricordo un mio amico napoletano, Ciro, che mi ha presentato sua nonna, che faceva la pizza più buona del mondo. Lui mi ha poi raccontato che a Napoli l’anno scorso c’è stato un festival di pizza a Luglio e si è scolato 10 litri di birra! Ah, i napoletani…
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