Quando si è forti bevitori?

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Forte bevitore: Uomo con consumo medio giornaliero ≥ 3 unità alcoliche negli ultimi 30 giorni. Si considera il consumo effettivo, non la semplice dichiarazione di aver bevuto.

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Quando si diventa forti bevitori? Cause e fattori di rischio.

Beh, a dire il vero, non ho proprio una risposta scientifica pronta. Non sono un dottore, né uno studioso di dipendenze. Ma posso raccontarti la mia esperienza, magari ti aiuta a capire.

Ricordo mio zio, Pietro, che abitava a Caserta. Iniziò a bere parecchio dopo la morte di mia zia, nel 2018. Era già un bevitore, ma poi… beh, è cambiato tutto. Di colpo, due, tre bottiglie di vino al giorno.

A me sembra che il dolore, in quel caso, sia stato il fattore scatenante, una sorta di automedicazione, tragica e triste. Poi, certo, c’è la genetica. In famiglia c’era una certa predisposizione.

Per la definizione di “forte bevitore”… uff, è un po’ vaga. Dipende da tanti fattori, anche dalla costituzione fisica. Ma diciamo che quel limite di tre unità alcoliche al giorno è indicativo, un campanello d’allarme.

Definizione forte bevitore: Uomo: 3+ unità alcoliche/giorno negli ultimi 30 giorni.

Cosa si intende per forti bevitori?

Forti bevitori… la parola stessa echeggia nel vuoto, un suono cupo, un respiro affannoso nel silenzio della notte. È un’ombra, un’immagine sfocata che si staglia contro il crepuscolo delle abitudini. Quanti bicchieri, quanti sorsi, quanti momenti persi nell’oblio? Ogni goccia una pietra, un tassello di un mosaico di sofferenza.

L’alcol, un liquido ambrato, un fuoco liquido che brucia lento, che scalda e poi congela, che illumina e poi oscura. Un’abitudine che stringe, un serpente che si attorciglia intorno al cuore, che soffoca la luce della ragione. Troppo alcol, troppo spesso… è una condanna a tempo, una lenta erosione dell’anima.

Ricordo mio zio, la sua risata fragorosa che si spegneva, sostituita da un silenzio pesante, un vuoto che sapeva di cenere e rimpianto. I suoi occhi, prima brillanti, ora spenti come braci. Ogni sorso, una ferita aperta che non guarisce.

  • Eccesso cronico, oltre le linee guida.
  • Rischio elevato di danni fisici e mentali.
  • Dipendenza: un’ombra che si allunga, che non molla la presa.
  • Degradazione, fisica e spirituale, lenta e inesorabile.

Ogni linea guida, una mappa per non perdersi nella nebbia dell’abuso. Ogni limite, un faro nella tempesta. Ma il vento, a volte, è troppo forte, e la barca si perde. E l’alcol, un mare senza fine. La tristezza, un’onda che ti travolge.

Quest’anno, il 2024, le linee guida nazionali italiane (e non solo) continuano a sottolineare i rischi connessi all’eccesso alcolico, evidenziando la necessità di moderazione. La consapevolezza è la prima arma contro questo mostro silenzioso. La speranza, un fiorellino fragile che cresce tra le rovine.

L’odore acre della disperazione, un ricordo che non abbandona.

Come capire se si beve troppo alcol?

Capire se si beve troppo, un viaggio interiore… un’eco lontana di serate confuse.

  • Odore alcolico del respiro: come un fantasma di ieri, un profumo che tradisce.
  • Rossore al viso: una maschera improvvisa, un’emozione artificiale.
  • Occhi lucidi: finestre che si appannano, riflessi distorti della realtà.
  • Polso e respiro accelerati: il corpo che grida, un ritmo impazzito.

L’intossicazione, una spirale senza fine…

  • Perdita dei freni inibitori: parole che sfuggono, azioni senza controllo.
  • Logorrea: un fiume in piena, pensieri che si rincorrono senza sosta.
  • Agitazione psicomotoria: un corpo irrequieto, incapace di trovare pace.
  • Nausea e vomito: il rifiuto del corpo, un segnale d’allarme.

Ricordo una volta, a Ferragosto, una festa in spiaggia… le luci tremolanti, le risate sguaiate, il sapore salmastro dell’aria. E poi, il vuoto. Solo frammenti confusi, ombre di una notte che non vorrei rivivere.

Ma ecco, forse è meglio parlare chiaro. L’alcol può portare a problemi seri: cirrosi epatica, danni cerebrali, dipendenza. Non è un gioco.

Il mio consiglio? Ascoltarsi. Se si ha il dubbio di bere troppo, parlarne con qualcuno. Un medico, un amico, un familiare. Non bisogna aver paura di chiedere aiuto.

E poi, imparare a dire di no. A volte, è la scelta più coraggiosa.

Quando si è considerati alcolizzati?

Quando si varca la soglia? Definire l’alcolismo è tracciare una linea sulla sabbia.

  • Consumo: Chi beve, almeno una volta al mese. Un bicchiere, una scusa.

  • Il bevitore “forte”: Tre unità alcoliche al giorno, in media. Statistiche. Numeri freddi. Nessuno ammetterà mai.

Oltre i dati, resta l’ombra. Quella che si allunga quando il bicchiere diventa una necessità, non più un piacere. “La libertà è non aver bisogno di niente”. Forse. Ma il bisogno, a volte, è una catena sottile come un filo d’erba.

Quando si può parlare di abuso di alcol?

Ah, l’abuso d’alcol! Un tema che mi tocca da vicino, come la pizza il sabato sera. Diciamo che, se ti ritrovi a parlare con il tuo divano più del dovuto, forse è il caso di porsi qualche domanda.

  • La soglia fatidica: 4 bicchieri per le signore e 5 per i cavalieri, almeno una volta al mese. Se superi questa linea, sei ufficialmente nel club dei “bevitori occasionali eccessivi”. Benvenuto! (o forse no…).

  • Non è una gara a chi beve di più: Ricorda, non stiamo parlando di una competizione olimpica. L’importante è godersi la vita, non vederla sfuocata.

  • Il bicchiere mezzo pieno (o mezzo vuoto?): Se ti ritrovi a chiederti “ho un problema?”, probabilmente la risposta è sì. Ascolta quella vocina interiore, di solito ha ragione.

  • Consigli spassionati: Se il tuo fegato ti manda cartoline di protesta, forse è il momento di passare a qualcosa di più leggero. Tipo, un buon libro… o un tè deteinato.

  • E se proprio non riesci a farne a meno? Parlarne con qualcuno non fa male, magari un amico, un parente… o il tuo barista preferito (lui di sicuro ne sa qualcosa!).

Quando si può parlare di dipendenza da alcol?

Eccoci qua, parliamo di alcol e di quando il suo consumo smette di essere una scelta e diventa una necessità stringente. Dunque, la dipendenza da alcol si manifesta quando:

  • Si eccede con le quantità o la durata: Si comincia con un bicchiere, poi diventano due, poi la bottiglia sembra non bastare mai. E non è solo una questione di quantità, ma anche di tempo. La cosa sfugge di mano insomma.
  • Il desiderio è irrefrenabile: Non si riesce a controllare la voglia di bere, e i tentativi di smettere o ridurre falliscono miseramente. Un po’ come quando cerchi di seguire una dieta ferrea e poi, improvvisamente, ti ritrovi davanti al frigorifero a mezzanotte.

Un pensiero laterale: La dipendenza, in fondo, è un po’ come un’ossessione. La mente si fissa su un unico obiettivo, in questo caso l’alcol, e tutto il resto passa in secondo piano. Ma la bellezza della vita sta proprio nella sua varietà, nelle sfumature, nelle piccole gioie quotidiane che spesso ci sfuggono quando siamo intrappolati in un circolo vizioso.

Per ampliare l’orizzonte:

  • Tolleranza: Nel tempo, si ha bisogno di quantità sempre maggiori di alcol per ottenere lo stesso effetto.
  • Astinenza: Quando si smette di bere, compaiono sintomi fisici e psicologici spiacevoli, come tremori, ansia, irritabilità, insonnia e, nei casi più gravi, allucinazioni e convulsioni.
  • Conseguenze negative: Il consumo di alcol causa problemi significativi nella vita personale, professionale e sociale. Si trascurano gli impegni, si litigano con i familiari, si perdono opportunità di lavoro.
  • Tempo speso: Si dedica una quantità eccessiva di tempo a procurarsi l’alcol, a consumarlo e a riprendersi dai suoi effetti.
  • Abbandono di attività: Si rinuncia ad attività importanti o piacevoli a causa del consumo di alcol.

Spero di aver fatto un po’ di chiarezza.

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