Quante ore deve lavorare un cuoco?

Quaranta ore? Quaranta ore a settimana? Mah… sarà mica vero per tutti i cuochi! Io, per esempio, ricordo un periodo, ai tempi del “Piccolo Gnomo”, la trattoria di mio zio, dove le quaranta ore erano un miraggio, una chimera… Ricordo ancora la fatica, l’odore di sudore e di aglio che mi si attaccava addosso, e le mani doloranti dopo aver sminuzzato chili e chili di cipolle. A volte, stavamo lì fino a notte fonda, a pulire e a sistemare, e poi, la mattina presto, si ricominciava. Lì, quaranta ore? Un sogno!

Leggevo da qualche parte, su un qualche sito del Ministero, non ricordo bene, che il decreto legislativo 66 del 2003 dice che sì, in teoria dovrebbero essere quaranta ore… ma in teoria e in pratica, che differenza c’è, davvero? Dipende dai contratti collettivi, dicono… ma quanti cuochi conoscete che davvero hanno un contratto che rispetta alla lettera quelle quaranta ore? Io, pochi, pochissimi.

Poi c’è il discorso delle eccezioni, giusto? Tipo, se c’è una festa importante, o il ristorante è pieno, o… beh, di scuse se ne trovano sempre! Ricordo una volta, a Natale, abbiamo lavorato praticamente senza sosta per tre giorni, dormendo giusto qualche ora qua e là… e nessuno si è lamentato, perché… era Natale! E il ristorante era pieno! E le mance erano buone! Ecco, questo è il lato “buio” del lavoro del cuoco, questo è il vero orario di lavoro, quello che non si legge sui decreti. E quanti pranzi e cene saltati con gli amici? Quanti compleanni persi?

Insomma, quarant’ore… un bel numero, sulla carta. Nella realtà, è un po’ diverso, sai? È una cosa che dipende da mille fattori, e che cambia da cuoco a cuoco, da ristorante a ristorante. A volte, più che quaranta, a volte… meno. Ma sempre con quell’odore di cucina addosso. Che poi, in fondo, è anche un po’ la sua bellezza, no? Non credete?

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