Chi e il più bravo in matematica?

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Secondo una classifica, Isaac Newton è considerato il matematico più abile di tutti i tempi, superando ampiamente Gottfried Wilhelm Leibniz, che si colloca al decimo posto.

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Definire il “più bravo” in matematica è un’impresa ardua, paragonabile al tentativo di misurare l’infinito con un righello. La genialità matematica, a differenza di una gara di velocità, non si presta a classifiche oggettive. Pur esistendo tentativi di gerarchizzazione, basati spesso su impatto e influenza, la valutazione rimane intrinsecamente soggettiva, influenzata da criteri mutevoli nel tempo e dal filtro delle interpretazioni storiografiche.

Recentemente, una classifica (la cui metodologia, peraltro, andrebbe dettagliatamente esaminata per valutarne l’obiettività) ha posizionato Isaac Newton al vertice della piramide matematica, relegando Gottfried Wilhelm Leibniz, altro gigante del calcolo infinitesimale, al decimo posto. Tale collocazione, apparentemente netta, suscita però una riflessione critica più profonda.

Newton, indubitabilmente, ha lasciato un’impronta indelebile sulla scienza. La sua legge di gravitazione universale, l’invenzione del calcolo differenziale e integrale (contemporaneamente, seppur indipendentemente, a Leibniz), e i suoi contributi all’ottica, alla meccanica classica e all’algebra, sono pietre miliari della storia del pensiero scientifico. La sua influenza ha plasmato secoli di ricerca e continua a permeare la fisica moderna. Tuttavia, attribuirgli la supremazia indiscussa in matematica è riduttivo, rischiando di oscurare le straordinarie capacità di altri matematici.

Leibniz, per esempio, non si limita al calcolo infinitesimale: i suoi contributi alla logica matematica, alla filosofia e all’informatica anticipano concetti che troveranno piena fioritura secoli dopo. La sua notazione, più elegante e versatile di quella di Newton, ha contribuito significativamente alla diffusione e allo sviluppo del calcolo. La semplice discrepanza di posizioni nella classifica evidenzia le difficoltà di comparare contributi così diversi e profondamente influenti, appartenenti a contesti storici e metodologici differenti.

In definitiva, proclamare un singolo “più bravo” è un’operazione semplicistica che distorce la complessità della storia della matematica. Newton e Leibniz, così come Eulero, Gauss, Riemann e tanti altri, rappresentano vertici di un’unica, maestose costruzione intellettuale, i cui pilastri sono stati eretti da innumerevoli contributi individuali, ognuno portatore di un genio unico e irripetibile. La vera grandezza della matematica risiede proprio in questa ricchezza e varietà di approcci, nella continua evoluzione e nella sfida perpetua di esplorare l’ignoto. Classifiche simili, dunque, devono essere considerate come stimoli alla riflessione, non come giudizi definitivi sulla genialità di menti che hanno plasmato il mondo.