Quanto guadagna un allenatore di eccellenza?

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Nelle categorie calcistiche dilettantistiche italiane, la retribuzione degli allenatori varia in base alla categoria:

  • Serie D: 10.000 euro annui
  • 2^ Categoria: 2.500 euro annui
  • 3^ Categoria: 2.000 euro annui
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Il prezzo della passione: quanto guadagna davvero un allenatore dilettantistico in Italia?

Il calcio, in Italia, è molto più di uno sport: è una passione viscerale, un collante sociale, un’emozione che travalica i confini del campo da gioco. Ma dietro la gloria delle vittorie e l’amarezza delle sconfitte, c’è una figura spesso dimenticata: l’allenatore, l’artefice silenzioso che plasma la squadra, ne forgia il carattere e ne guida le sorti. Eppure, soprattutto a livello dilettantistico, la remunerazione di questo ruolo spesso non riflette l’impegno, la dedizione e le competenze richieste.

Mentre i riflettori si accendono sui milionari del calcio professionistico, la realtà degli allenatori nelle categorie inferiori è ben diversa. Si tratta di un mondo fatto di sacrifici, di ore dedicate alla preparazione atletica e tattica, di viaggi spesso a proprie spese e di una costante gestione di dinamiche di gruppo complesse, il tutto per compensi che raramente consentono di parlare di “professione” a tempo pieno.

Considerando le categorie dilettantistiche italiane, la disparità di guadagni è significativa, riflettendo la gerarchia delle diverse serie. In Serie D, campionato di vertice del dilettantismo, un allenatore può aspirare ad una retribuzione annua di circa 10.000 euro. Una cifra che, pur non essendo certo un lusso, rappresenta un compenso relativamente più consistente rispetto alle categorie inferiori. Si tratta però di un guadagno spesso suddiviso in rate, a volte legato ai risultati e, in molti casi, integrato da sponsorizzazioni o attività parallele svolte dall’allenatore stesso.

Scendendo di livello, in Seconda Categoria, la retribuzione si riduce drasticamente, attestandosi intorno ai 2.500 euro annui. In Terza Categoria, infine, il compenso medio si aggira sui 2.000 euro all’anno. Cifre che, soprattutto in quest’ultime due categorie, possono essere considerate quasi simboliche, considerando l’impegno temporale richiesto e la responsabilità del ruolo.

È importante sottolineare che questi dati rappresentano delle medie, e che la retribuzione effettiva può variare sensibilmente a seconda di diversi fattori: la dimensione della società, il budget a disposizione, i risultati ottenuti, l’esperienza e la reputazione dell’allenatore, e persino la zona geografica. In alcune realtà, infatti, gli allenatori possono addirittura operare a titolo gratuito, mossi esclusivamente dalla passione per lo sport e dal desiderio di contribuire alla crescita della propria squadra.

In conclusione, la professione di allenatore dilettantistico in Italia è una testimonianza di amore incondizionato per il calcio. Un impegno spesso sottovalutato, che meriterebbe un riconoscimento maggiore, non solo in termini economici, ma anche in termini di supporto e di valorizzazione del ruolo fondamentale che questi professionisti ricoprono nel tessuto sportivo del nostro Paese. La passione, in questo caso, non sempre basta a coprire il costo del pane.

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