Come si scrive correttamente pasticcere o pasticciere?

18 visite

Pasticciere, con la i, è la grafia corretta. Curiosamente, il suo derivato pasticceria la perde. Similmente, shampoo, dallinglese, ha una variante italiana adattata, sciampo, presente nella nostra lingua fin dal XVIII secolo.

Commenti 0 mi piace

La curiosa storia della “i” scomparsa: pasticciere vs. pasticceria

La lingua italiana, si sa, è ricca di sfumature e particolarità ortografiche che a volte possono confondere anche i parlanti più esperti. Un esempio lampante di questa complessità è rappresentato dalla parola “pasticciere” e dal suo derivato “pasticceria”. Quale delle due grafie è corretta? Pasticciere o pasticcere? La risposta, forse sorprendentemente per alcuni, è pasticciere, con la “i”.

La presenza della “i” in “pasticciere” è fondamentale per la corretta pronuncia e rispetta l’etimologia del termine, che deriva dal francese antico pasticier. Curiosamente, però, questa “i” scompare misteriosamente nel derivato “pasticceria”, che indica il luogo dove il pasticciere esercita la sua arte. Una sparizione che potrebbe sembrare arbitraria, ma che in realtà segue una logica interna alla lingua italiana, legata all’evoluzione fonetica e alla semplificazione della pronuncia. La caduta della “i” intertonica, ovvero tra due sillabe accentate, è un fenomeno comune in italiano, come si può osservare in molte altre parole.

Questo caso ci ricorda che la lingua non è un sistema statico e immutabile, ma un organismo vivo in continua evoluzione. Le parole si trasformano, si adattano, perdono o acquisiscono elementi nel corso del tempo. La grafia, a sua volta, cerca di fotografare queste trasformazioni, codificandole in regole ortografiche che a volte possono sembrare contraddittorie o illogiche.

Il caso di “pasticciere/pasticceria” ci offre anche un interessante parallelo con l’adattamento di parole straniere nella lingua italiana. Pensiamo, ad esempio, al termine “shampoo”, di origine inglese. Accanto alla forma originale, esiste una variante italiana adattata, “sciampo”, presente nella nostra lingua fin dal XVIII secolo. Anche in questo caso, l’italiano ha operato una trasformazione fonetica e grafica, adattando la parola straniera al proprio sistema linguistico.

L’esistenza di queste varianti e la loro coesistenza nella lingua italiana dimostrano la vitalità e la capacità di adattamento del nostro idioma. Da un lato, l’italiano accoglie e integra termini stranieri, arricchendo il proprio vocabolario. Dall’altro, conserva e protegge le proprie radici, trasformando e adattando le parole secondo le proprie regole interne. La “i” scomparsa di “pasticceria” è quindi un piccolo ma significativo esempio di questa complessa e affascinante dinamica linguistica. Un piccolo mistero ortografico che ci ricorda la ricchezza e la continua evoluzione della nostra lingua.

#Corretto #Pasticcere #Scrivere