Cosa cambia da 2 a 3 stelle Michelin?

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Wow, passare da due a tre stelle Michelin è un salto enorme! È come passare dallessere un ottimo ristorante ad essere una leggenda. Da cucina eccellente a unesperienza indimenticabile, un vero e proprio pellegrinaggio per il palato. Cè una ricerca maniacale della perfezione, unesplosione di creatività e unemozione che ti lascia senza fiato. Insomma, la differenza è abissale!

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Da due a tre stelle Michelin… wow, che salto! Mi viene quasi da ridere, a pensarci. Tipo, due stelle sono già una roba pazzesca, no? Un ristorante dove mangi da Dio, dove ogni piatto è un’opera d’arte. Ricordo una volta, a Parigi, da… beh, non faccio nomi, ma era un due stelle. Avevo ordinato un’anatra, cucinata… non so neanche spiegarlo. Perfetta. E già lì pensavo: “Si può desiderare di più?”.

E poi scopri che sì, si può. C’è il livello oltre. Le tre stelle. Non è solo una questione di cibo, è… un’esperienza. Quasi mistica, ecco. Come quando ascolti una musica che ti entra dentro e ti cambia qualcosa. Ho letto da qualche parte – non ricordo dove, forse su una rivista – che meno di 150 ristoranti al mondo hanno tre stelle. 150! Su quanti milioni? È una roba folle.

Non è solo la perfezione tecnica, che comunque c’è, ovvio. È l’emozione. L’idea. La storia che ti raccontano con un piatto. Ricordo un amico, chef anche lui, ma un po’ sfortunato, poverino… mi raccontava di un tre stelle in Giappone. Diceva che il menu degustazione era un viaggio attraverso le stagioni, con ingredienti impossibili da trovare altrove. Roba da lasciare a bocca aperta, immagino. Che poi, chi lo sa, magari un giorno… chissà… anche io… Beh, lasciamo perdere.

Insomma, la differenza tra due e tre stelle… è abissale, sì. È come… boh… come paragonare un bel quadro ad un capolavoro che ti toglie il fiato. Non so se mi spiego. È qualcosa che ti rimane dentro, per sempre. Un ricordo che custodisci gelosamente. E che, forse, un giorno racconterai anche tu, con gli occhi lucidi e un sorriso ebete stampato in faccia.