Cosa si mangia a Napoli il venerdì santo?

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Il baccalà con patate e pomodori, un piatto tipico del Sud Italia, si consuma spesso il Venerdì Santo. Questa tradizione culinaria è legata a ragioni storiche e culturali.
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Il Venerdì Santo a Napoli: un piatto, una storia, una tradizione

Il Venerdì Santo a Napoli, come in molte altre regioni del Sud Italia, non è solo un giorno di raccoglimento religioso, ma anche un momento di condivisione familiare scandito da tradizioni profondamente radicate, tra cui una in particolare lega indissolubilmente la fede alla tavola: il consumo del baccalà con patate e pomodori. Non si tratta semplicemente di un piatto, ma di un vero e proprio simbolo, la cui presenza sulla mensa napoletana in questo giorno specifico trascende la semplice gastronomia, diventando un tassello fondamentale del racconto identitario della città.

La scelta del baccalà, essiccato e dunque conservabile a lungo, non è casuale. In un passato in cui la disponibilità di carne fresca era limitata, soprattutto durante la Quaresima, questo pesce rappresentava una valida alternativa, permettendo alle famiglie napoletane di rispettare il digiuno imposto dalla Chiesa senza dover rinunciare ad un pasto sostanzioso e saporito. La sua preparazione, lenta e paziente, quasi rituale, contribuiva ad alimentare l’atmosfera di raccoglimento e di attesa che caratterizza questa giornata.

Ma la storia del baccalà del Venerdì Santo napoletano va oltre la semplice praticità. L’utilizzo di questo ingrediente povero, trasformato però in un piatto ricco di sapore grazie all’accurata preparazione e all’aggiunta di ingredienti semplici ma decisi come pomodori maturi e patate, simboleggia la sobrietà e l’austerità richieste dal periodo quaresimale, ma anche la capacità di trasformare la semplicità in ricchezza, di trovare gusto e appagamento anche nella frugalità. Un chiaro riflesso, dunque, dei valori sociali e culturali profondamente radicati nella cultura napoletana.

La ricetta, tramandata di generazione in generazione, presenta infinite varianti, a seconda delle tradizioni familiari e delle zone della città. Si passa dal baccalà in umido, con un sugo denso e profumato, al baccalà fritto, croccante all’esterno e morbido all’interno, servito spesso come antipasto. In ogni caso, il comune denominatore è la semplicità degli ingredienti, la sapiente combinazione di sapori e la capacità di evocare ricordi e sensazioni legate alla storia e alla tradizione.

Oggi, il baccalà del Venerdì Santo a Napoli rappresenta molto più di un semplice piatto di pesce. È un legame con il passato, un simbolo di identità e appartenenza, un’occasione per riunire la famiglia intorno ad un tavolo imbandito con semplicità, ma ricco di significati profondi. È un piatto che sa raccontare una storia, un sapore che porta con sé il profumo della tradizione e l’eco di una fede vissuta con intensità. Ed è proprio questa capacità di coniugare spiritualità e cultura materiale che rende il baccalà napoletano del Venerdì Santo un’esperienza culinaria unica e indimenticabile.