Cosa si può aggiungere al vino?

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I viticoltori possono legalmente aggiungere al vino piccole quantità di sostanze come anidride solforosa (conservante), acido tartarico (per regolare lacidità), o zucchero (per correggere la dolcezza), secondo le normative vigenti. Alcune pratiche enologiche, come laggiunta di lieviti selezionati, sono anchesse consentite.

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Oltre l’Uva: Un’Esplorazione delle Aggiunte Legali al Vino

Il vino, bevanda antica e nobile, è spesso percepito come il frutto puro del lavoro della vite e della terra. Ma la realtà della produzione vinicola è più complessa, un delicato equilibrio tra la natura e l’intervento umano. Mentre l’uva rimane l’ingrediente principale, la legislazione e la pratica enologica contemplano l’aggiunta di alcune sostanze, rigorosamente controllate e in quantità limitate, per garantire la qualità, la stabilità e la conservazione del prodotto finale. Ma cosa si può effettivamente aggiungere al vino, e perché?

La risposta non risiede in una semplice lista di ingredienti, ma in una comprensione del processo di vinificazione e delle sue sfide. L’obiettivo principale non è “migliorare” il vino, ma preservarne le caratteristiche intrinseche, contrastando eventuali problematiche che possono insorgere durante la sua produzione e conservazione.

Tra le aggiunte più comuni, figura l’anidride solforosa (SO2), un potente conservante antiossidante e antimicrobico. L’SO2 limita lo sviluppo di batteri e lieviti indesiderati, prevenendo alterazioni del colore, dell’aroma e del sapore, e garantendo una maggiore shelf-life al vino. La quantità permessa è strettamente regolamentata, per evitare effetti collaterali negativi sulla salute e sul gusto del prodotto.

La regolazione dell’acidità è un altro aspetto cruciale. L’acido tartarico, naturalmente presente nell’uva, può essere aggiunto o sottratto per raggiungere il bilanciamento ideale. Un’acidità troppo elevata può rendere il vino aspro e sgradevole, mentre un’acidità troppo bassa può predisporlo a deterioramenti microbici. L’aggiunta controllata di acido tartarico contribuisce quindi a garantire un profilo sensoriale equilibrato e stabile nel tempo.

Infine, lo zucchero può essere aggiunto, entro certi limiti, per correggere la dolcezza del vino, specialmente nei vini dolci naturali o in caso di annate particolarmente sfortunate con bassa concentrazione zuccherina. Questa pratica, tuttavia, deve essere dichiarata in etichetta e sottostare alle normative vigenti, che ne limitano rigorosamente l’utilizzo.

Oltre alle sostanze chimiche, è importante menzionare l’impiego di lieviti selezionati. Questi lieviti, appositamente coltivati, garantiscono una fermentazione più efficiente e prevedibile, contribuendo a ottenere vini con caratteristiche organolettiche più coerenti e desiderate. Questa pratica rappresenta un’evoluzione della vinificazione tradizionale, che sfrutta le potenzialità della moderna microbiologia per migliorare la qualità del prodotto.

In definitiva, l’aggiunta di sostanze al vino è una pratica complessa e regolata, che non mira a mascherare difetti, ma a preservare la qualità intrinseca dell’uva e a garantire la stabilità e la sicurezza del prodotto finale. La trasparenza e il rispetto delle normative sono fondamentali per garantire al consumatore un prodotto di alta qualità, frutto di un sapiente equilibrio tra arte, scienza e tradizione.

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