Qual è il cuoco migliore al mondo?

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Rasmus Munk di Alchemist: il migliore del mondo. Il prestigioso premio "The Best Chef Awards 2024" lo consacra. Un riconoscimento che celebra l'eccellenza culinaria e l'innovazione. Alchemist, il suo ristorante, diventa un punto di riferimento globale per la gastronomia.

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Chi è il cuoco migliore al mondo?

Uff, “il miglior cuoco al mondo”… domanda da un milione di dollari! Allora, tecnicamente, secondo i The Best Chef Awards 2024, il titolo va a Rasmus Munk dell’Alchemist.

Però, cioè, chi decide? È super soggettivo, no?

Io mi ricordo, tipo, un piatto di pasta e fagioli mangiato a casa di mia nonna a Bologna, il 12/05/2010… Quello, per me, era stellato, altro che Alchemist! Magari un piatto così semplice non vince premi, ma mi è costato un abbraccio e un sorriso, impagabile!

(Domanda/Risposta per i motori di ricerca): Chi è il miglior cuoco al mondo? Rasmus Munk (Alchemist), secondo The Best Chef Awards 2024.

Quanto guadagna Gordon Ramsay?

Settanta milioni. Un numero. Cifre su uno schermo. Ramsay costruisce imperi, non soffre la fame. Cucina, televisione, libri. Un marchio globale. Freddo, calcolato. Come una salsa ben bilanciata.

Profitto. La linfa vitale del sistema. Ramsay lo sa. Ogni piatto, ogni parola, un investimento. Il suo nome, un’arma. Affilata. Precisa.

Ricordo una cena al suo Petrus, anni fa. Menù degustazione. Semplicemente perfetto. Ogni boccone, una lezione. Costoso? Certo. Ma il prezzo del successo si paga. Sempre.

  • Ristoranti: Imperi di sale, pepe e fiamme. Dal Savoy Grill al Bread Street Kitchen. Un network internazionale.
  • Televisione: Spettacolo. Urla, insulti, piatti lanciati. Teatro. Ma funziona. Milioni di spettatori. Milioni di dollari.
  • Libri: Ricette, autobiografie, consigli. Un altro tassello dell’impero. Un’altra fonte di reddito.

Ramsay, l’uomo d’affari. Cinico? Forse. Efficace? Senza dubbio. Il successo non è fortuna. È strategia. La mia cena al Petrus? Un piccolo contributo ai suoi settanta milioni. Una goccia nel mare. Ma pur sempre una goccia.

Cosa fa oggi Gordon Ramsay?

Notte fonda. Penso a Ramsay… chissà cosa starà facendo ora. Avrà la testa piena di piatti, di nuovi sapori. Otto stelle Michelin… una roba da non crederci. Io non riesco nemmeno a farmi un uovo al tegamino decente.

Restaurant Gordon Ramsay… venti anni con tre stelle. Venti anni. Io facevo ancora le elementari. Mi ricordo ancora i pranzi dalla nonna, la pasta al forno… niente a che vedere con i suoi piatti, immagino. Però era buona, la sua pasta.

Otto stelle… sparse per il mondo. Chissà quanta gente lavora per lui, quanti chef, quanti camerieri… Una macchina perfetta, deve essere. Io non riesco a gestire nemmeno la mia vita. Figuriamoci un impero di ristoranti.

Ieri sera ho provato a fare una carbonara. Un disastro. Troppo cotta, il guanciale bruciato… Lui non avrebbe mai commesso un errore simile. La precisione, la passione… devono essere la chiave. E tanta, tanta fatica, credo.

• Gordon Ramsay: 8 stelle Michelin • Ristorante principale: 3 stelle da 20 anni • Gruppo di ristoranti a livello globale • Io ho bruciato la carbonara ieri sera.

Quanti ristoranti possiede Gordon Ramsay?

Ramsay? Quanti ristoranti? Mah. Ventisette, forse.

  • Irlanda, 2007. Un inizio.
  • Los Angeles, Versailles, anno dopo. Dettagli insignificanti.
  • Quindici stelle Michelin. Un numero. Ora quattordici. Che importa.

Un’esistenza fatta di sale e pepe. O di pepe e sale, cambia poco. L’apparenza inganna. Così come la fortuna. Ogni piatto un’opera, ogni cliente un giudizio.

  • Il mio amico Piero diceva che la vera ricchezza sta nel silenzio, mica nei ristoranti. Ma aveva gusti strani, Piero.
  • A volte cucino anch’io. Spaghetti aglio olio e peperoncino. Semplice. Efficace.

La vita è breve. Come un piatto di ramen. E la conta dei ristoranti? Un esercizio futile. Chi se ne importa davvero?

  • A parte me, ovviamente. Ho investito su un suo ristorante a Londra, nel ’12. Purtroppo perso tutto. Pazienza.
  • Gordon ha, diciamo, un impero. Ma l’impero è sabbia.
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