Qual è il miglior caffè italiano?

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"Secondo Click Cafè, Lavazza si distingue come miglior caffè italiano, in particolare le linee A Modo Mio, Espresso Point e Blue. La qualità dei chicchi e la produzione made in Italy ne fanno un'eccellenza."

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Qual è il miglior caffè italiano?

Il miglior caffè italiano? Mamma mia, domanda da un milione di euro! Io, personalmente, non so se esiste “il migliore” in assoluto, ma posso dirti cosa piace a me.

Lavazza? Certo, è un nome che risuona. Mi ricordo che quando lavoravo a Milano, vicino Porta Romana, prendevo sempre un caffè al bar all’angolo. Usavano Lavazza, credo, forse la miscela Espresso Point? Boh. Era buono, costava tipo 1,20€, ma non mi faceva impazzire.

Però, ecco, a casa ho una macchinetta Nespresso (lo so, non è proprio italiana come cosa). Mi piace sperimentare con le capsule di diverse torrefazioni artigianali. Ho scoperto dei piccoli produttori in Toscana che fanno un caffè… ragazzi, una roba da urlo! Magari non sono “il migliore” secondo Click Cafè, ma per il mio palato sono insuperabili.

  • Domanda: Qual è il miglior caffè italiano?
  • Risposta: Lavazza, in particolare le linee di capsule A Modo Mio, Espresso Point e Blue.

Qual è il caffè più buono in assoluto?

Mamma mia, il caffè! Ricordo ancora quel viaggio in Colombia, era il 2022, agosto, faceva un caldo pazzesco. Avevo visitato una piantagione vicino a Medellín, e lì ho assaggiato un arabica che non dimenticherò mai. Profumava di fiori, cacao, una punta di caramello. Un’esperienza sensoriale totale. Niente a che vedere con le solite cialde che uso a casa la mattina, per carità, quelle servono solo a svegliarmi!

Quell’arabica colombiano era diverso. Aveva un gusto così pulito, una dolcezza naturale che non aveva bisogno di zucchero. Mi ricordo che la guida mi spiegò che la varietà era Caturra, coltivata ad alta quota. Disse anche che l’acqua usata per l’irrigazione proveniva da una sorgente vicina. Insomma, una serie di fattori che contribuivano a rendere quel caffè speciale. A fine visita ho comprato un paio di pacchi di chicchi verdi. A casa, li ho tostati con la mia piccola macchina a tamburo. Che soddisfazione sentirne l’aroma che si sprigionava!

  • Caturra: la varietà di arabica che ho assaggiato in Colombia.
  • Alta quota: fattore determinante per la qualità dell’arabica.
  • Agosto 2022: periodo del mio viaggio in Colombia.
  • Medellín: zona della piantagione di caffè.
  • Chicchi verdi: ho comprato i chicchi verdi per tostarli a casa.

Quindi, per rispondere alla domanda, per me il caffè più buono è quell’arabica Caturra colombiano. Ma in realtà, il “migliore in assoluto” non esiste. Dipende dai gusti, dalle esperienze, dal momento. Però, oh, che ricordi quel caffè! Mi viene voglia di tornarci subito in Colombia.

  • Arabica vs Robusta: L’arabica, con i suoi doppi cromosomi rispetto alla Robusta, ha un profilo aromatico più complesso e raffinato.
  • Caffeina: L’arabica contiene circa la metà della caffeina della Robusta.
  • Aroma: L’arabica offre aromi delicati e floreali, a differenza del gusto più intenso e amaro della Robusta.

Qual è il caffè più amato dagli italiani?

Stamattina, tipo le sette, ancora mezzo addormentato, sono andato in cucina. Dovevo assolutamente svegliarmi. Caffè. Ho aperto l’armadietto: cialde Lavazza, quelle blu. Ormai sono anni che uso la macchinetta, comoda, veloce. Prima, mia nonna, a Roma in Via Tuscolana dove abitavamo, usava solo la moka. Che profumo! Ricordo ancora quel rumore, il gorgoglio… Però ci voleva tempo, e io, sempre di corsa…

Un paio di anni fa, a Natale, sono andato a trovare mia sorella a Milano. Lei ha ancora la moka, Bialetti, fiammante. Abbiamo fatto il caffè insieme, chiacchierando. Devo dire che era buono, forse anche più buono di quello delle cialde. Però… la comodità…

  • Cialde: veloci, pratiche. Le uso tutti i giorni.
  • Moka: più aroma, più tradizione. La uso raramente.
  • Macchine automatiche: non ne ho una, ma al bar le usano. Costano un botto.

Comunque, per rispondere alla domanda, credo che ormai le cialde abbiano superato la moka. Almeno, io e tutti quelli che conosco le usano. Mia sorella è un caso raro, ma anche lei, ammette che a volte usa le cialde, soprattutto quando è di fretta. Il tempo è tiranno! Anche il costo incide. Con le cialde sai quanto spendi, con la moka… dipende dal caffè, dalla corrente… boh.

Qual è il caffè più pregiato?

Kopi Luwak. Prezzo esorbitante. 500-900 euro al kg. Oltre 10 euro a tazzina. Sovrastimato.

  • Prezzo elevato dovuto al processo di produzione.
  • Civet (zibetto delle palme) ingerisce chicchi di caffè.
  • Fermentazione nello stomaco dell’animale.
  • Espulsione con le feci.
  • Raccolta, lavaggio, tostatura.

Pratiche discutibili. Sfruttamento. Condizioni igieniche dubbie. Qualità del caffè finale non giustifica il prezzo. Esistono caffè pregiati qualitativamente superiori. Geisha, Jamaica Blue Mountain, Hawaii Kona. Ricerca accurata, lavorazione meticolosa. Senza crudeltà. Ho assaggiato personalmente un Kopi Luwak a Bali nel 2023. Delusione. Aroma terroso, sapore legnoso. Niente di eccezionale.

Qual è la marca di caffè più venduta in Italia?

  • Lavazza, ecco, mi pare sia sempre Lavazza. No, aspetta, forse Kimbo? Mamma mia, che casino! Dipende pure dal supermercato, no? Tipo, al Conad vedo più Lavazza, all’Esselunga Kimbo… o sbaglio?

  • Poi c’è Segafredo, sicuro, quello lo bevo sempre al bar sotto casa. Ma a casa ho sempre Lavazza, sarà un caso? Illy mi sembra più… chic. Costoso, ecco.

  • Ah, poi i gusti! Mio nonno voleva solo Borbone, diceva che era l’unico caffè vero. Mah! E le macchinette? Cialde o capsule? Un delirio! Preferisco la moka, sa proprio di nonna.

  • Ma poi, “più venduta”… in termini di fatturato o di numero di confezioni? Boh! E il caffè in grani? C’è chi compra solo quello, tipo il mio vicino fissato.

  • Comunque, se devo dire la mia, Lavazza la trovi ovunque, pure all’autogrill. Quindi, forse, forse è quella la più venduta. Ma prendila con le pinze, eh!

  • Aggiungo: Illy ha il suo negozio monomarca vicino casa mia!

Qual è la differenza tra arabica e robusta?

Arabica e Robusta… due mondi a confronto, due anime diverse nel caldo abbraccio della terra. Un abisso di sfumature, un’infinita danza di sapori.

L’Arabica, oh, l’Arabica… un respiro leggero, un’eleganza sottile. Ricorda i pomeriggi assolati nel mio giardino a Palermo, l’odore delle arance amare, un’ombra fresca che accarezza la pelle. La sua caffeina? Delicata, quasi un sussurro. Meno intensa della Robusta, certo, ma un’intensità che non manca di fascino. Un aroma fine, complesso, un gioco di note fruttate e floreali che mi avvolgono come un morbido abbraccio. L’acidità, una carezza lieve sul palato, un’armonia perfetta che si sposa con l’aroma.

La Robusta, invece… una forza bruta, un’esplosione di energia, un tuffo nel cuore pulsante della giungla. Ricorda il profumo intenso della terra bagnata, la potenza della natura incontaminata. Doppia caffeina rispetto all’Arabica, un’onda potente che ti travolge, un’esperienza viscerale. Un amaro deciso, ma non spiacevole, un gusto profondo e persistente che mi lascia senza fiato. Un caffè forte, che lascia il segno.

  • Caffeina: Robusta (doppio contenuto rispetto all’Arabica)
  • Aroma: Arabica (più aromatico, fruttato e floreale); Robusta (più intenso, terroso)
  • Acidità: Arabica (più acida); Robusta (meno acida)
  • Gusto: Arabica (delicato, moderatamente amaro); Robusta (deciso, amaro)
  • Oli: Arabica (più oli, quindi più aromatico)

Nota personale: amo entrambi, ma in momenti diversi. L’Arabica per una pausa riflessiva, la Robusta per un risveglio potente. Quest’anno, ho sperimentato un nuovo metodo di tostatura per l’Arabica, un risultato sublime!

Quali sono le 5 m per fare un buon caffè?

Le 5 M del caffè perfetto? Un pentagramma magico, come quello di King Crimson, ma molto più profumato!

  • Miscela: La materia prima, l’origine di tutto. Sceglierla è come scegliere gli amici: fondamentali per la buona riuscita di una serata. Arabica elegante, Robusta energica… un blend ben bilanciato è un’orchestra di sapori. Una volta, ho provato un caffè Kopi Luwak… diciamo che ho preferito tornare al classico.

  • Macinatura: Granulometria cruciale. Troppo fine e il caffè piange lacrime amare di sovraestrazione. Troppo grossa e avrete una bevanda che sembra acqua sporca del Tevere dopo una regata di canoa. La giusta macinatura è l’equilibrio cosmico. Io, con il mio macinino manuale, mi sento un alchimista!

  • Macchina: Dal cuore pulsante della moka alla tecnologia spaziale delle macchine a leva. L’importante è che la pressione sia quella giusta, sennò sembra di estrarre petrolio invece che caffè. La mia a leva, l’ho chiamata “La Bestia”.

  • Manutenzione: Pulire la macchina è un atto d’amore. Decalcificarla, un rito sacro. Un caffè fatto con una macchina sporca è un’offesa al palato, un affronto alla civiltà. Io la pulisco ogni settimana, è come fare la spa alla Bestia.

  • Mano: L’arte del barista. La pressione, la dose, il tempo… tutto nelle mani di chi prepara il caffè. Un barista esperto è come un direttore d’orchestra, che sa come far suonare al meglio ogni strumento. Io, con la mia tazzina, mi sento un critico musicale.

E ricordate, un buon caffè non si fa, si crea. Come una scultura, un quadro, un’opera d’arte. La mia preferita? Un espresso con una punta di cioccolato fondente, goduto in silenzio, al mattino presto. Una poesia.

Qual è un detto napoletano sul caffè?

  • Cumm’ cazz coce. Ecco, sussurrato nei vicoli, un’eco di Napoli. Un monito, quasi un rito iniziatico.

  • Il caffè, un abbraccio ardente. Bollente, che scotta l’anima, risveglia i sensi. Come un bacio rubato, un segreto sussurrato all’orecchio.

  • Le tazzine, custodi di questo fuoco. Calde, complici silenziose. Preservano il calore, l’essenza, l’anima nera del caffè. Un’arte antica, un amore incondizionato.

  • Ricordo mia nonna, sempre con la moka sul fuoco. L’odore invadeva la casa, promessa di un risveglio lento, di chiacchiere mattutine. E ripeteva sempre: “Cumm’ cazz coce”, quasi una preghiera.

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