Cosa fare quando un figlio non vuole vedere il padre?

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Se un figlio rifiuta di incontrare il padre, il genitore impossibilitato a esercitare il diritto di visita può presentare ricorso al Giudice Tutelare. Il giudice convocherà entrambi i genitori per cercare una soluzione che tuteli il diritto del figlio a mantenere una relazione con entrambi i genitori.

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Il silenzio del figlio: quando il diritto di visita si scontra con il disagio minore

La separazione o il divorzio dei genitori è un evento traumatico che lascia spesso cicatrici profonde nei figli. Tra le numerose sfide che si presentano, una delle più dolorose e complesse è il rifiuto di un figlio di incontrare uno dei genitori, spesso il padre. Questa situazione, carica di emozioni contrastanti e potenzialmente devastante per tutti i coinvolti, richiede un approccio delicato e attento, che vada oltre la mera applicazione della legge.

Il ricorso al Giudice Tutelare, come previsto dalla normativa, rappresenta un ultimo necessario strumento quando il tentativo di mediazione tra i genitori fallisce. Questo non significa, però, che sia la soluzione ideale o la prima da intraprendere. Spesso, infatti, dietro al rifiuto del minore si celano ragioni profonde che vanno capite e affrontate con la giusta sensibilità. Un semplice ordine giudiziale, senza una comprensione del disagio del bambino, potrebbe peggiorare la situazione, creando un clima di forzatura e aumentando il suo senso di disagio e ribellione.

Prima di arrivare in tribunale, è fondamentale tentare un percorso di mediazione familiare, coadiuvato da un professionista esperto in materia. Un mediatore esperto può aiutare i genitori a comunicare in modo costruttivo, ad ascoltare le preoccupazioni del figlio e a trovare soluzioni che tengano conto del suo benessere emotivo. In questo contesto, l’ascolto attivo del minore è cruciale. Non si tratta di imporre un incontro, ma di capire le ragioni del suo rifiuto. Potrebbe trattarsi di esperienze traumatiche passate, di un rapporto conflittuale con il padre, o semplicemente di un’incapacità di gestire le emozioni legate alla separazione.

Il ruolo del genitore impossibilitato a esercitare il diritto di visita non deve limitarsi a reclamare il proprio diritto, ma ad impegnarsi attivamente nel ricostruire un rapporto sano e sereno con il figlio. Questo potrebbe richiedere un cambiamento di atteggiamento, una maggiore disponibilità e comprensione delle necessità del minore, e una paziente ricostruzione del legame, magari con incontri graduali e in contesti meno pressanti.

Il Giudice Tutelare, una volta coinvolto, non si limiterà a valutare l’aspetto legale, ma si focalizzerà sul benessere del minore. L’obiettivo non è quello di imporre incontri forzati, ma di trovare un equilibrio che permetta al bambino di mantenere un rapporto equilibrato con entrambi i genitori, nel rispetto delle sue esigenze e del suo sviluppo psicologico. Potrebbero essere disposte perizie psicologiche per approfondire la situazione e individuare le cause del rifiuto, oppure si potrebbe optare per un percorso di affido condiviso con modalità alternative, più flessibili e meno rigide.

In conclusione, il rifiuto di un figlio di vedere un genitore è un problema complesso che richiede un approccio multidisciplinare e attento al benessere del minore. La via giudiziaria deve essere considerata come ultima istanza, da percorrere solo dopo aver esaurito tutte le possibilità di mediazione e di dialogo costruttivo. La priorità assoluta deve essere la tutela del bambino, garantendogli un ambiente sereno e il supporto necessario per superare le difficoltà emotive legate alla separazione dei genitori.