Come funziona il SerT per alcolisti?

Il Sert… ma che parolaccia, no? Suona così freddo, così distaccato, mentre dentro ti senti tutto tranne che freddo. Ti senti perso, spaventato, come se stessi affogando in un bicchiere d’acqua, e sai che hai bisogno d’aiuto. Io, ad esempio, ricordo ancora il giorno in cui ho varcato quella porta… tremavo, mi sentivo un verme. Ero convinto che mi avrebbero giudicato, che mi avrebbero visto come un fallito. Invece…

Hanno solo chiesto come stavo. Sembra una banalità, lo so, ma dopo anni di bugie, di silenzi assordanti, di nascondermi dietro una bottiglia, sentire qualcuno che ti chiede semplicemente “Come stai?” è stato… liberatorio.

Il Sert, per me, non è stato solo un luogo dove ho smesso di bere. È stato un porto sicuro. Ho fatto diagnosi, certo, quelle cose lì, con i test e le domande. Ricordo ancora la dottoressa, carina, con gli occhi buoni, che cercava di capire cosa mi era successo, come avevo finito così. Non è stato facile, aprirsi, raccontare tutto. Ma lentamente, piano piano, ho iniziato a sentirmi meno solo. E poi le terapie, le sedute di gruppo… ho incontrato persone come me, persone che capivano cosa significava combattere contro un mostro che ti divorava dall’interno. Sai, uno di quelli che ti dice che sei inutile, che non vali nulla. Un mostro che, grazie al cielo, ho iniziato a combattere.

Ho sentito parlare di cifre, di statistiche sul successo dei Sert, dicono che, tipo, il 70% delle persone che completano il percorso riescono a stare lontani dall’alcol per anni. Magari, chissà. Per me, conta di più il fatto che quel 70% includa anche me, ora. Quello che so per certo è che non avrei mai potuto farcela da solo. E l’accesso gratuito? È stato fondamentale. Senza quello, mai e poi mai sarei arrivato fino a qui. Quindi, sì, il Sert. Un luogo che, nonostante il nome un po’ asettico, può salvare la vita. E la mia, lo ha fatto.