Quante sono le stazioni?

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Unopera darte sacra composta da quattordici stazioni della Via Crucis, realizzate in terracotta smaltata, rappresenta un ciclo completo di immagini. Due sole sono le opere che compongono il complesso.

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Un Dialogo di Terracotta: La Via Crucis in Quattordici Stazioni

La Via Crucis, percorso di fede e di sofferenza, trova una potente e inedita rappresentazione in un ciclo di quattordici stazioni realizzate in terracotta smaltata. Non si tratta di una semplice riproduzione iconografica, ma di un’opera d’arte sacra che, nella sua essenzialità, riesce a comunicare con forza la drammaticità e la spiritualità del cammino di Cristo verso il Calvario.

La peculiarità di quest’opera risiede nella sua concisione formale: due sole opere, ma di straordinaria complessità e ricchezza espressiva, compongono l’intero complesso. Non si tratta di due pannelli, o di due singole sculture, ma di due entità che, pur distinte, dialogano tra loro in un’armonia sorprendente. Questa scelta progettuale, apparentemente minimale, amplifica l’impatto emotivo di ciascuna stazione. La suddivisione delle quattordici immagini tra le due componenti principali obbliga lo spettatore a una fruizione attenta, a una meditazione più profonda su ogni singolo evento narrato. L’artista, attraverso questa scelta, rinuncia a una rappresentazione frammentata e dispersiva, optando per una narrazione più densa e concentrata.

La terracotta smaltata, materiale povero eppure ricco di suggestioni, contribuisce a rendere l’opera ancora più potente. La sua matericità, la sua capacità di riflettere la luce in modo unico, dona a ciascuna stazione una vibrante espressività, esaltando la profondità dei colori e la plasticità delle forme. Lo smalto, con le sue sfumature e le sue imperfezioni, diventa parte integrante dell’opera stessa, aggiungendo un tocco di umanità e di fragilità che si sposa perfettamente con la tematica trattata.

La scelta di limitare il numero di opere a due, pur mantenendo la completezza del ciclo di quattordici stazioni, apre a numerose interpretazioni. Potrebbe simboleggiare la dualità insita nella natura umana, la lotta tra luce e ombra, la tensione tra sofferenza e redenzione. Oppure, potrebbe rappresentare la separazione tra il percorso terreno e quello spirituale, tra la passione terrena e la glorificazione celeste. In ogni caso, l’opera si presenta come un invito alla riflessione, un’esperienza sensoriale e spirituale che va oltre la semplice contemplazione delle immagini.

Questo lavoro, nella sua originalità e nella sua capacità di evocare emozioni profonde, rappresenta un esempio significativo di arte sacra contemporanea, capace di dialogare con la tradizione pur mantenendo una forte identità stilistica e concettuale. La sua essenzialità, lontana da ogni inutile orpello, ci porta al cuore stesso del messaggio evangelico, offrendoci una Via Crucis intima, toccante e profondamente suggestiva.