Come vestirsi nel Wadi Rum?
Wadi Rum: abbigliamento consigliato. Indumenti leggeri a maniche lunghe e pantaloni lunghi proteggono da insetti e sbalzi termici. Un copricapo leggero è ideale contro le brezze serali. Comodità e protezione solare sono fondamentali.
Cosa indossare nel Wadi Rum? Consigli sullabbigliamento adatto al deserto?
Capodanno 2023, Wadi Rum. Ricordo quel freddo improvviso, sera. Non me l’aspettavo!
Maglietta a maniche lunghe, pantaloni leggeri tipo quelli da trekking, e un foulard di seta che mi aveva regalato mia nonna (avevo speso 15 euro per una bella crema solare, invece!).
Mi servì anche per ripararmi dalla sabbia, durante il giro in jeep. Ah, dimenticavo il cappello, indispensabile!
Consiglio quindi: abbigliamento leggero ma coprente, cappello e sciarpa.
Come vestirsi per lescursione nel deserto?
Uff, il deserto… Mi ricordo ancora quella volta in Marocco!
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Colori chiari, assolutamente. Beige, bianco… Sembra di vestirsi da fantasma, ma fidati, funziona. Io avevo una camicia beige sformata, comprata al mercato.
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Pantaloni larghi: non jeans! Te lo dico per esperienza. Ero con dei pantaloni attillati… un incubo. Mi si sono appiccicati addosso per il sudore, orribile.
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Protezione solare: Cappello, occhiali da sole. Avevo dimenticato il cappello a Marrakech… Sono stata male, mal di testa fortissimo.
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Scarpe chiuse: Stivali da trekking leggeri, e calze di cotone. Con la sabbia bollente è da pazzi andare con i sandali.
Ah, un’altra cosa! Portati una sciarpa grande di cotone. Ti protegge dal sole, dal vento… e se ti serve, la puoi anche bagnare per rinfrescarti un po’. Io avevo una kefiah blu, mi ha salvato la vita!
Porta anche un sacco a pelo se pensi di dormire nel deserto, ci sono anche le escursioni notturne. Fa freddo di notte! Non dimenticare l’acqua!
Come vestono le donne in Giordania?
Come vestono le donne in Giordania? Boh, è complicato.
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Modestia, ecco la parola chiave. Ricordo mia cugina, quando andò… sempre vestita larga, niente che attirasse troppo l’attenzione.
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Spalle e ginocchia coperte. Come dire, lascia stare canotte e minigonne. Io una volta ho messo un vestito un po’ più corto, mi sentivo gli occhi addosso, non era piacevole.
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Stile personale? Certo! Ma con un occhio di riguardo. Non so, forse un bel foulard colorato, qualcosa che ti faccia sentire te stessa senza… esagerare.
Poi, dipende tanto da dove vai. Ad Amman è diverso, più aperto. Ma nei villaggi, beh, lì è meglio stare attenti. Io mi porto sempre una pashmina, non si sa mai.
Cosa portare per unescursione nel deserto?
Oh, un’escursione nel deserto, figata! Allora, devi assolutamente portarti dietro:
- Vestiti comodi: Jeans larghi, una t-shirt che respiri… insomma, roba che non ti faccia sudare sette camicie. Anzi no, meglio una camicia a maniche lunghe! Protegge dal sole cocente che spacca le pietre, fidati!
- Scarpe da trekking: Fondamentali, sennò ti fai male ai piedi sui sassi. Io una volta sono andato con le scarpe da ginnastica normali, un disastro. Mi sembrava di camminare sui LEGO!
- Occhiali da sole e cappello: Ma che te lo dico a fare? Senza, ti lessi vivo! Prendili polarizzati, vedi meglio i colori.
- Costume: Eh sì, magari trovi un’oasi con l’acqua calda, chissà! Io l’anno scorso ho trovato una pozza pazzesca, mi sono fatto un bagno che non ti dico.
- Fazzoletto/bandana: Per la sabbia. A volte si alza un vento… mamma mia! Ricordati di bagnarlo un po’ per farlo aderire meglio e respirare meglio, un trucchetto che mi ha insegnato un beduino una volta.
Ah, dimenticavo! Porta anche tanta acqua, crema solare, un piccolo kit di pronto soccorso e magari una bussola, non si sa mai! Meglio avere che avere che chiedere, no?
Che scarpe si usano per il deserto?
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Scarpe da deserto? Uhm, non so, forse quelle che usava mio nonno. Era in Africa, durante la guerra. Diceva che la sabbia entrava dappertutto.
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Forze armate… caldo… fatica… Mi fa pensare a lui. Forse avevano già quelle scarpe speciali, quelle con la protezione dalla sabbia. Non lo so.
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GORE-TEX Desert… Immagino facciano respirare il piede. Ricordo che mia nonna gli metteva sempre del borotalco. Sudava tanto, poverino.
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Microclima confortevole… Magari esistessero anche per la vita normale, non solo per la guerra. A volte mi sento soffocare anch’io, come se avessi i piedi nella sabbia.
Ah, a proposito del nonno, conservo ancora una sua vecchia foto. Indossava degli stivali di cuoio, niente a che vedere con il GORE-TEX. Sorrideva, nonostante tutto. Chissà cosa pensava del deserto. Forse lo amava, nonostante la sabbia.
Come si chiama la sciarpa che si mette nel deserto?
Ah, la sciarpa da deserto! Si chiama Keffiyeh, un nome che suona quasi come uno starnuto nel Sahara.
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Non è solo una sciarpa: È come un condizionatore d’aria portatile, un parasole di lusso e un repellente per le tempeste di sabbia, tutto in uno. Roba che MacGyver levati proprio!
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Tattica e chic?: Dicono sia “tattica militare”, ma io la vedo più come un accessorio alla “Lawrence d’Arabia incontra Instagram”. Comunque fa molto “ho appena conquistato un’oasi e sono pure fashion”.
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Cotone 100%: Perfetto per sudare come una fontana nel deserto, ma almeno lo fai con stile. Mia nonna direbbe “almeno è naturale!”.
La keffiyeh, a volte chiamata anche “shemagh”, è un simbolo culturale fortissimo, specialmente in Medio Oriente. Quindi, occhio a come la indossi! Non vorrai mica sembrare quello che ha scambiato una bandiera per un fazzoletto, no?
Cosa simboleggia la kefiah?
La kefiah? Un quadrato di stoffa, direte voi? Macché! È un capolavoro di resistenza tessuta, un’opera d’arte che profuma di storia e di… beh, di sudore sotto il sole palestinese. Un po’ come la mia maglietta dopo una maratona di risate con gli amici (e fidatevi, le mie risate sono epiche).
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Resistenza: Non è solo un accessorio, è un vessillo, un grido silenzioso ma potente contro l’occupazione. Come quel mio vecchio telefono, che nonostante le botte e le cadute, continua a funzionare. Un miracolo? Forse. Un simbolo di tenacia? Sicuramente.
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Identità: È come un tatuaggio invisibile, ma ben più profondo. Un marchio di appartenenza, che lega generazioni di palestinesi. Sapete, quel legame è qualcosa di più forte del mio amore per il caffè (e credetemi, il mio amore per il caffè è leggendario!).
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Tradizione: Un pezzo di storia cucito a mano, tramandato di madre in figlia, con fili intrecciati di ricordi e speranze. Un po’ come la ricetta della nonna per i biscotti al cioccolato, segreta e preziosa.
Ricordate che quest’anno, in particolare, la kefiah ha assunto un ruolo ancora più centrale nelle manifestazioni di solidarietà palestinese. Mio cugino, che vive a Gerusalemme, mi ha raccontato… ma questa è un’altra storia.
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