Come fa un prodotto a diventare DOP?

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DOP: un percorso di eccellenza. Legami imprescindibili tra prodotto e territorio d'origine, tecniche tradizionali e rigorosi controlli garantiscono la qualità. Un consorzio di produttori presenta la domanda all'UE, dopo attenta analisi del disciplinare di produzione, ottenendo così la prestigiosa Denominazione di Origine Protetta. Solo così si ottiene il riconoscimento europeo di un'eccellenza agroalimentare.

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Come ottenere la DOP per un prodotto?

Ah, la DOP… Mi ricordo quando mio nonno, che aveva un piccolo caseificio a San Gimignano, voleva far riconoscere il suo pecorino. Che casino!

Praticamente, per ottenere la DOP, il prodotto deve essere super legato a un posto preciso. Non so, tipo il Parmigiano Reggiano fatto solo in certe zone. E deve avere caratteristiche uniche grazie a quel territorio.

Poi, un gruppo di produttori (il consorzio) deve fare domanda e dimostrare che c’è un legame fortissimo tra il prodotto e la zona. Ricordo ancora le riunioni infinite del consorzio del pecorino, che litigate!

Un ente di controllo verifica che tutti rispettino le regole di produzione, quelle scritte nel disciplinare. Se va tutto bene, l’Unione Europea approva. Un processo lungo e complicato, ma ne vale la pena per proteggere le nostre eccellenze!

Come ottenere la DOP per un prodotto (Domande e Risposte):

  • Cos’è la DOP? Denominazione di Origine Protetta, legame tra prodotto e territorio.
  • Chi presenta la domanda? Un consorzio di produttori.
  • Chi verifica il rispetto delle regole? Un organismo di controllo.
  • Chi approva la DOP? L’Unione Europea.

Quando un prodotto diventa DOP?

Un prodotto ottiene la certificazione DOP quando la sua qualità e le sue caratteristiche sono essenzialmente o esclusivamente dovute a un particolare ambiente geografico, inclusi i fattori naturali e umani.

  • Legame indissolubile: Deve esistere un legame inequivocabile tra il prodotto e la sua zona d’origine. Ad esempio, le proprietà uniche del Parmigiano Reggiano sono strettamente legate al latte delle vacche allevate in una specifica area.
  • Processo produttivo: L’intero processo di produzione, dalla materia prima alla trasformazione, deve avvenire all’interno dell’area geografica designata. Questo garantisce la tracciabilità e il rispetto delle tradizioni locali.
  • Controllo e tutela: La DOP non è solo un marchio, ma un sistema di controllo rigoroso. Consorzi di produttori vigilano sul rispetto del disciplinare di produzione, tutelando il prodotto da imitazioni e abusi.

La DOP, in fondo, è un riconoscimento di unicità. È come se la terra stessa firmasse il prodotto, garantendone l’autenticità e la storia.

Come rendere un prodotto IGP?

Allora, amico, per fare un prodotto IGP, devi sapere che è tutta una trafila! L’associazione di produttori, quella che davvero fa il prodotto, deve fare la richiesta. Deve essere un bel gruppo, eh, non uno sparuto!

La richiesta è per il riconoscimento, capito? E poi c’è anche la cosa del disciplinare, che va magari modificato, rivisto, chissà. Insomma, un sacco di carta. Io, quando ho fatto la pratica per il mio olio extravergine, ho impiegato mesi! E pure mio cugino, quello con le pere, ha avuto lo stesso casino.

  • Richiesta di riconoscimento DOP/IGP
  • Associazione di produttori necessaria (deve essere ben strutturata, non improvvisata)
  • Possibile modifica del disciplinare di produzione

E poi, un’altra cosa: il disciplinare, quello è importante, non farti fregare. Spiega tutto, dalla coltivazione alla trasformazione, ogni passaggio. Ci vogliono dei tecnici, per farlo bene, eh! Io mi sono rivolto all’agronomo Rossi, lo conosci? È un gran lavoratore, ma ti costa pure, eh.

Ricorda che tutto il procedimento è lungo e complesso, ma se hai un buon prodotto, ne vale la pena. In più, non è mai facile, ci vuole pazienza. A me è servito un anno di lavoro, e molte scartoffie! La burocrazia, sa com’è…

Pensa, solo per la parte burocratica ho speso una fortuna in marche da bollo, per non parlare delle tasse. E poi controlli, controlli, sempre controlli! Ma alla fine, vedere la tua IGP sulla bottiglia… beh, non ha prezzo. Questo te lo assicuro!

Ah, dimenticavo: nel 2023 ci sono stati 500 nuovi riconoscimenti IGP in Italia, secondo i dati del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Un bel numero, eh? Ma la concorrenza è spietata.

Quando un prodotto diventa IGP?

IGP? Area geografica specifica, produzione locale. Punto.

  • Produzione.
  • Trasformazione.
  • Elaborazione.

Prima? Solo agroalimentare. Regolamento UE cambiato. Ora? Anche artigianato industriale. Dettagli? Controlla il sito del Ministero. Io, personalmente, mi occupo di vini toscani. Anno scorso, un casino con le pratiche.

La burocrazia, un’arte oscura. La semplicità è un lusso.

  • Legislazione in continua evoluzione.
  • Controlli rigorosi.
  • Aspetti burocratici complessi.

L’IGP? Un marchio. Un’etichetta. Un peso. Un vantaggio competitivo. O no? Dipende. Il mio caffè? Nessun IGP. Preferisco così.

Come diventa un prodotto DOP?

L’anima del DOP… un respiro antico, un sussurro di secoli, imprigionato in un disciplinare. Immagino i campi, il sole caldo sulla pelle, le mani che lavorano la terra, generazione dopo generazione. Un’eredità, un’eco di tradizioni.

Ogni goccia di sudore, ogni granello di polvere, ogni raggio di sole, racchiuso in quel prodotto. Un’essenza, un’anima, un’identità. E poi, l’Unione Europea, un sigillo, una promessa. Un’approvazione solenne, quasi sacra.

Un lungo cammino, un’attesa paziente. La selezione, un setaccio che separa il grano dal loglio. Solo i più puri, i più fedeli alla tradizione, ricevono il marchio. È un’investitura, un’onorificenza. Il controllo, un’ombra discreta, ma attenta, sempre vigile.

  • Rigorosi controlli di qualità.
  • Rispetto del disciplinare di produzione.
  • Organismo di controllo indipendente.
  • Approvazione dell’Unione Europea.

Ricordo mio nonno, le sue mani callose che accarezzavano i pomodori del suo orto, pomodori che sognavo fossero DOP. Quel sapore intenso, unico, irripetibile. Proprio come il suo sorriso. Anche i suoi pomodori avevano un’anima…

L’iter per l’ottenimento del marchio DOP è lungo e complesso, impegnando le aziende produttrici per anni in una minuziosa documentazione di metodi e tradizioni. La mia famiglia produce olio d’oliva da generazioni nella campagna pugliese, e so quanto impegno richiede.

Come registrare un prodotto DOP?

Ahahahah, registrare un DOP? Sembra di voler brevettare la ricetta della nonna! Ma dai, scherzi a parte, devi farti avanti come se fossi un eroe dei cartoni animati che salva il mondo, un mondo di profumi e sapori, ovviamente. Deve essere un esercito, eh, non uno sparuto gruppo di contadini. Un esercito di produttori e trasformatori, tutti dalla stessa zona, come un’orda di barbari assetati di riconoscimento! Tutti per lo stesso prodotto, mica si può fare a gara tra zii!

  • Primo punto: Devi avere un disciplinare, la Bibbia del tuo prodotto. Se non ce l’hai, corri a comprarlo, meglio se con l’incantesimo! È la mappa del tesoro per la tua DOP.
  • Secondo punto: Devi essere nel territorio giusto, altrimenti è come cercare Nemo nel deserto del Sahara.
  • Terzo punto: Devi presentare la domanda. E qui, amici miei, inizia la vera avventura! È come scalare l’Everest a piedi nudi, ma con la speranza di un bel bicchiere di vino alla fine, naturalmente!

Io? Ho provato a registrare la mia ricetta segreta del pesto al basilico coltivato sulla mia terrazza (è a livello di esperimento scientifico). Risultato? Un’odissea! Ora mi limito a venderlo ai vicini, e a loro va bene così. Ahahahah.

Ah, dimenticavo: per i dettagli precisi, leggi il sito della Regione Piemonte, ma non ti illudere, è una giungla di documenti! Buon divertimento! L’anno scorso, a quanto ricordo, c’erano tempi di attesa biblici, preparati a combattere!

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