Quando serve la dichiarazione di rispondenza?

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La dichiarazione di rispondenza sostituisce la dichiarazione di conformità per impianti preesistenti al 27 marzo 2008 (D.M. 37/08), in caso di irreperibilità o mancata produzione di quest'ultima. Necessaria quindi solo per tali impianti, quando la conformità non è altrimenti dimostrabile.

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Dichiarazione di rispondenza: quando è obbligatoria per impianti?

Uhmm, la dichiarazione di rispondenza… mi sono imbattuto in questo casino con un impianto elettrico a casa di mia zia a Padova, gennaio 2022. Doveva fare dei lavori, e il muratore, un tipo un po’ “alla buona”, ha chiesto questa benedetta dichiarazione.

Costo della faccenda? Non ricordo bene, ma più di 100 euro di sicuro, tra perizia e tutto il resto. Una seccatura enorme. Pare che serva per impianti vecchi, prima del 37/08, se non si trova la dichiarazione di conformità.

Insomma, serve per dimostrare che l’impianto, anche se datato, è a norma, o almeno, risponde ai requisiti dell’epoca. Un vero rompicapo, te lo assicuro.

Domande e risposte (brevi):

  • Quando è obbligatoria? Impianti esistenti prima del 27 marzo 2008, in assenza di dichiarazione di conformità.
  • Cosa sostituisce? La dichiarazione di conformità.

Quando si può fare una dichiarazione di rispondenza?

Oddio, la dichiarazione di rispondenza! Mi ricordo bene il casino che feci per quella del mio impianto fotovoltaico a Bologna, luglio 2023. Un incubo! Il vecchio tecnico, un tipo strano con gli occhiali spessi e una macchia di caffè eterna sulla camicia, aveva perso la DICO. Perda! Avevo già pagato il lavoro, giugno 2022, un sacco di soldi e adesso questo. Panico!

  • L’impianto era già funzionante, per fortuna.
  • Il tecnico, dopo mille scuse, mi ha detto che si poteva fare solo per impianti esistenti, non nuovi. Non mi ricordo bene le parole esatte, ma l’ho capito subito.

Dovevo trovare una soluzione veloce, perché senza quei documenti, niente incentivi. Avevo fatto mille calcoli, mi sembrava una montagna di soldi. Ricordo che ho dovuto correre da un ingegnere amico di mio padre, a Modena, per avere la dichiarazione corretta. Ci ho messo una settimana, tra telefonate e mail. Che stress!

Ricordo ancora il sollievo quando finalmente ho avuto tutto a posto, quasi agosto. Un peso enorme tolto dalle spalle. Ma quanta burocrazia, mamma mia! Avevo quasi deciso di abbandonare tutto.

  • Costo totale dell’intervento per la nuova dichiarazione: circa 300 euro.
  • Tempi di realizzazione: 7 giorni.
  • Data di installazione impianto: Giungo 2022.
  • Località Impianto: Bologna.

Non lo auguro a nessuno, questa esperienza. È stata davvero snervante. Spero che la prossima volta vada meglio. Ma dubito.

Quando non serve la certificazione dellimpianto elettrico?

Sai, a quest’ora… penso a queste cose… la certificazione dell’impianto elettrico… un peso, a volte. Non è sempre necessaria, eh? Magari per una piccola casa, vecchia, di famiglia… quelle che hanno visto generazioni crescere… la mia, per esempio.

  • Non serve per affitti o vendite se l’impianto è già esistente, prima del 2013. È strano, vero? Come se il tempo cancellasse le regole.
  • Almeno, così mi hanno detto… Ricordo quella volta dal notaio… un sacco di carte, firme, e poi… silenzio. Silenzio pesante, come questo della notte.

Questa storia mi ricorda papà… lui stesso elettricista… mani grezze, ma capaci di riparare tutto. Diceva che certe cose si sentivano, più che vedersi. E aveva ragione. Aveva una sensibilità per i fili elettrici, una cosa strana. Un’intuizione che gli permetteva di trovare il guasto anche senza il tester.

  • E poi… ricordi di infanzia… la sua officina puzzava di rame e… di caffè. Un odore che mi riporta qui, ora, nel buio.

Non so… a volte mi sento perso, in questo mare di norme… ma la verità è che… a volte, il cuore sa più delle leggi. E forse, a volte, non serve nessuna carta… per sapere che tutto è a posto. Basta sentirlo, come lui. Certo, solo per quelle vecchie case… quelle con un cuore.

Quando è necessaria la dico?

Ah, la Di.Co, un labirinto di regole… un documento necessario, sempre, quando la mano dell’uomo trasforma, plasma, un impianto.

  • Impianto nuovo: Che sia una scintilla elettrica che danza tra i fili, un’antenna che sussurra al cielo, un abbraccio caldo di termosifoni, la Di.Co è lì, come un’ombra protettiva.

  • Modifica: Anche un piccolo cambiamento, un’aggiunta, un ritocco… la Di.Co si risveglia. Pensa, è come se l’impianto avesse una sua memoria, e la Di.Co fosse il suo diario.

E poi, nello specifico…

  • Elettricità: La luce che illumina la tua casa.
  • Radiotelevisione: Le voci e le immagini che riempiono il silenzio.
  • Riscaldamento, climatizzazione: Il comfort che avvolge.
  • Idrico-sanitario: L’acqua che purifica.
  • Gas: La fiamma che scalda.
  • Ascensori: Un viaggio verticale.
  • Antincendio: La sicurezza, sempre vigile.

Per tutti loro, la Di.Co è un atto dovuto, un sigillo di conformità, una promessa di sicurezza. E mi ricordo quando mio nonno, elettricista, diceva sempre: “La Di.Co è la tua firma, la tua responsabilità”. Parole che risuonano ancora oggi.

Quando viene richiesta una dichiarazione di rispondenza?

Quando serve ‘sta benedetta dichiarazione… Mi viene in mente…

  • Modifiche all’impianto: Se tocchi l’impianto elettrico, tipo rifai tutto il quadro, aggiungi un sacco di prese… Allora forse… Forse ti chiedono ‘sta cosa della dichiarazione. Però non sempre, eh? Dipende.

E sai, mi ricordo quando mio nonno ha rifatto l’impianto in cantina. Un casino! Poi non gli hanno chiesto niente, però… forse era un altro tempo. Un altro mondo, va’.

Chi può redigere una dichiarazione di rispondenza?

Chi può firmare quella dannata dichiarazione di rispondenza? Ah, la burocrazia, quella bestia a sette teste!

  • Installatore senior: Un installatore, ovviamente, ma non uno qualsiasi, eh! Uno che mastica la norma 1000 volte al giorno, almeno cinque anni di esperienza alle spalle, un vero veterano del campo. Tipo mio zio, che ha le mani più grezze di un muratore ma un cervello da ingegnere aerospaziale (affermazione leggermente esagerata, ma solo leggermente!).

  • Professionisti titolati: Oppure, se l’impianto è più complesso di un orologio svizzero, ci vuole un luminare: un ingegnere, un architetto, un perito… insomma, qualcuno con la laurea (e possibilmente l’abbronzatura da vacanza alle Maldive). Devono essere iscritti al proprio ordine professionale, altrimenti è come andare a un matrimonio senza invito. Magari un mio amico architetto, ma lui è più bravo a disegnare grattacieli che impianti elettrici.

Ah, dimenticavo, l’esperienza richiesta per i professionisti? Beh, diciamo che devono aver visto più cantieri di me pizze a domicilio! Almeno cinque anni, s’intende.

Ricorda: è meglio un professionista qualificato, piuttosto che ritrovarsi con un impianto che fa scintille come un albero di Natale a Capodanno! Parola di chi ha visto cose… meglio non dire.

Quanto costa fare una dichiarazione di rispondenza?

Costo dichiarazione di rispondenza? Cinquecento euro. Punto.

  • Professionista abilitato.
  • Spese variabili, ma quella è una stima.

Precisazione: Nel mio caso, ho pagato 480 euro quest’anno a Rossi & Associati, via Garibaldi. Non negoziavano.

Quando è necessaria la certificazione dellimpianto elettrico?

La certificazione dell’impianto elettrico, ovvero il rilascio del certificato di conformità, è un passaggio fondamentale e, ahimè, obbligatorio in diverse situazioni. Penso che sia un po’ come il collaudo di una macchina: fondamentale per la sicurezza.

  • Nuova installazione: Ogni impianto elettrico, dal più piccolo al più complesso, richiede la certificazione. È una questione di sicurezza, non una formalità. Ricordo il mio primo appartamento, un vero incubo di fili spelati… per fortuna, l’elettricista chiamò poi un perito!

  • Manutenzione straordinaria: Interventi importanti, che vanno oltre la semplice manutenzione ordinaria, richiedono sempre la certificazione. Si pensi alla sostituzione di un quadro elettrico obsoleto o alla riparazione di un guasto significativo. Questa fase, in particolare, per il controllo della messa a terra, è di importanza vitale.

  • Modifica o ampliamento: Aggiungere prese, cambiare circuiti o installare nuovi apparecchi spesso implica la necessità di un nuovo certificato. Capita spesso, anche nel mio caso, di dover rivedere il tutto dopo aver sistemato un giardino o rinnovato il bagno. La burocrazia, a volte, è noiosa, ma necessaria.

Riflessione: la sicurezza, in questo caso, non è solo un aspetto pratico, ma anche un elemento imprescindibile di giustizia sociale, garantendo un ambiente abitativo salubre e sicuro per tutti. Avere un impianto elettrico a norma è un diritto, un diritto inalienabile.

Nota aggiuntiva: è bene ricordare che le normative potrebbero variare leggermente a seconda della regione, quindi è sempre consigliabile informarsi presso gli organi competenti. Contatta un professionista qualificato, magari un ingegnere elettrico che conosca la zona, per qualsiasi dubbio. Non si scherza con l’elettricità!

Quando bisogna certificare un impianto elettrico?

Quando…certificare un impianto elettrico… una domanda che risuona come un’eco nel tempo, tra le mura domestiche, illuminate da fili invisibili.

  • Nuovo impianto: La nascita, l’inizio di un’era elettrica nella tua casa. Un sigillo, una promessa di sicurezza, come il battesimo di una nuova vita.
  • Manutenzione straordinaria: Quando il tempo lascia il suo segno, quando le correnti si affievoliscono e l’energia vacilla, è tempo di risvegliare la sicurezza con una certificazione, un atto d’amore per la tua dimora.
  • Modifica o ampliamento: Crescita, evoluzione… l’impianto si espande come un albero che protende i suoi rami verso il cielo. Ogni nuovo ramo, ogni nuova luce, deve essere certificata, un passo necessario per un futuro luminoso e sicuro.

E ricordo quando, nella vecchia casa di mia nonna, un fulmine colpì l’impianto. Fu un caos di scintille e fumo… da allora, la certificazione è diventata per me una sorta di rito protettivo, un amuleto contro l’imprevisto.

Quando è obbligatorio il collaudo dellimpianto elettrico?

Allora, amico, il collaudo dell’impianto elettrico, eh? È una rottura, lo so, ma necessario! Soprattutto quando si tratta di un impianto nuovo, di quelli fatti completamente da capo, capito?

Devi fare il collaudo prima di accenderlo, prima della messa in servizio, così si dice, è una cosa fondamentale. Altrimenti rischi multe salate, e non è bello, eh. Mio cugino, Marco, ha preso una bella stangata proprio per questo!

  • Nuovo impianto = Collaudo obbligatorio prima della messa in servizio.
  • Multe pesanti se si salta questo passaggio.
  • È la legge, non si discute!

Però, attenzione, non è solo per gli impianti nuovi di zecca. Anche quando fai dei lavori importanti, delle modifiche sostanziali, ristrutturazioni pazzesche, insomma, di solito serve un altro collaudo, per sicurezza! Anche lì, se no, rischi! Insomma, meglio non rischiare, eh? A me un elettricista, quello di fiducia, ha detto proprio così.

Pensaci bene, non è una spesa che ti rovina, ma ti salva da problemi seri! Infatti, quest’anno mi sono fatto fare un preventivo da tre elettricisti diversi, sono veramente costosi ora. Il preventivo più basso, stranamente, è quello che mi ha fatto il tipo che conosceva già la mia situazione… mi aveva fatto un lavoro anni fa.

Quando è necessaria la dichiarazione di conformità?

La dichiarazione di conformità? Ah, quella schedina che sembra scritta in aramaico, ma in realtà serve a dimostrare che la tua casa non è una bomba a orologeria pronta ad esplodere! Scherzo, ovviamente (o forse no… dipende dall’idraulico!).

  • Nuove costruzioni: È fondamentale, tipo l’acqua per un cactus in piena estate. Senza, il certificato di abitabilità fa la linguaccia e ti lascia a dormire sotto un ponte. Per me, personalmente, è stata una vera rottura, ma almeno ho imparato a distinguere un tubo di scarico da un tubo di alimentazione…quasi!

  • Edifici già abitabili: Qui la faccenda è più rilassata, come una domenica pomeriggio con un bel caffè. Trenta giorni dalla fine dei lavori per depositarla, un lasso di tempo che sembra un’eternità se lavori con i miei soliti artigiani! Ricordo ancora la mia esperienza: sembrava che i lavori non finissero mai!

In parole povere: se costruisci qualcosa di nuovo, è obbligatorio. Se invece fai dei lavori in una casa già esistente, hai un po’ più di tempo, ma non ti dilungare troppo, altrimenti la burocrazia ti raggiunge e ti travolge. Ah, dimenticavo: ho speso un patrimonio per la mia, ma almeno ora sono a posto con la coscienza (e con la legge). E con l’idraulico, che per fortuna ho pagato in anticipo. Altrimenti…

Aggiornamento 2024: Le tempistiche e le procedure possono variare a seconda del Comune, quindi è sempre meglio fare un salto in municipio e chiedere lumi. Io ho imparato questo a mie spese, passando tre settimane a sbattere contro porte chiuse (e con la burocrazia, non è mai una bella esperienza!).

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