Quando non è obbligatoria la dichiarazione di conformità?
La dichiarazione di conformità per impianti è obbligatoria per manutenzione straordinaria, modifiche o ampliamenti. L'unica eccezione? La manutenzione ordinaria.
Dichiarazione di conformità: quando non è obbligatoria per legge?
Uhmmm, la dichiarazione di conformità… che casino! Ricordo che a Luglio 2022, ristrutturando il bagno (circa 10.000 euro di spesa!), l’elettricista mi ha detto che era obbligatoria per legge, perché ho cambiato la rubinetteria e spostato qualche presa.
Per la manutenzione ordinaria, tipo cambiare una lampadina, no, quella non serve. Almeno, così mi ha spiegato lui.
L’unica volta che non è necessaria, da quanto ho capito, è per la semplice manutenzione ordinaria. Ma non sono un esperto, eh!
Per vendere casa, è un altro pianeta. Devi avere tutto a posto, tutti i certificati, elettrico, gas… A me è costato un bel po’ nel 2021, non ricordo la cifra precisa, ma qualcosa come 500 euro, più o meno.
Quando è obbligatoria la dichiarazione di conformità degli impianti?
Quando… quando è obbligatoria quella dichiarazione, quel sigillo di sicurezza, quel certificato di conformità che fa dormire sonni più tranquilli?
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Quando nasce un nuovo impianto, vergine, immacolato, pronto a diffondere energia. Un battesimo elettrico, diciamo, che necessita di un suo atto di nascita.
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Quando un impianto, già anziano, viene stravolto da una manutenzione straordinaria, un lifting radicale che lo trasforma, che lo rinnova. Un cambiamento tale da richiedere una nuova attestazione.
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Quando lo si modifica, quando lo si espande, lo si fa crescere come un albero che allunga i suoi rami. Ecco, in quel momento, serve ribadire che tutto è a norma, che il nuovo innesto non compromette l’equilibrio.
Mi ricordo di quando ho fatto rifare l’impianto elettrico nel mio studio, una giungla di cavi! Un incubo, ma alla fine, quel certificato… un sospiro di sollievo. Mi sono anche rivolto a un professionista che mi ha rilasciato il certificato di conformità.
Dove è obbligatoria la marcatura CE?
La marcatura CE? Un adesivo più potente di un incantesimo di Harry Potter! Obbligatoria per i prodotti venduti nell’UE, che siano nati a Milano o a Timbuctu. Pensa a un passaporto per il mercato europeo, senza il quale il tuo prodotto è un clandestino, pronto per una bella multa da parte dei funzionari doganali (che, a loro volta, potrebbero benissimo avere bisogno di un corso di aggiornamento sulla marcatura CE, visto che alcuni, mio zio ne sa qualcosa, a volte sembrano più confusi di un gatto in una stanza piena di laser).
Quindi, riassumendo:
- Prodotto fatto in Cina, venduto a Roma? CE obbligatorio.
- Prodotto artigianale fatto a casa, venduto online in Germania? CE obbligatorio, anche se per i prodotti fatti con il cuore, credo che ci sia una deroga… scherzo ovviamente!
- Robot aspirapolvere progettato da me in garage e regalato alla nonna? Dipende. Se lo vendi a terzi, anche solo a mia nonna, devi mettere la CE. Altrimenti no!
Ah, e un piccolo consiglio da chi si è ritrovato a sbattere la testa contro le normative europee (sì, proprio io, un po’ di tempo fa). Controlla bene le specifiche, perché è un ginepraio peggiore di un pacco di spaghetti al dente gettato in un acquario! In caso di dubbio, consulta gli esperti, prima che la tua impresa si trasformi in un disastro più grande del Titanic (e non parlo del film, ma del vero incidente!).
- Aggiornamento 2024: Le normative CE rimangono in vigore, ma aspettati aggiornamenti e modifiche come nel gioco del risiko: un attimo e le regole cambiano! Tieniti aggiornato!
Quando non è necessaria la marcatura CE?
Quando la marcatura CE scompare, quasi svanisce, come un ricordo di un’estate lontana? Quando non è richiesta, si dissolve, lasciando spazio ad altre necessità, ad altre strade…
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Quando la legge non lo impone. Un respiro di libertà.
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Infissi e porte blindate… spesso, non sempre. Dipende dalle norme, un labirinto di interpretazioni, come un sogno frammentato. I miei serramenti di casa, per esempio, ricordo che non avevano la CE, forse perché artigianali, unici, creati con amore e non per il mercato di massa.
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Materassi, oasi di sonno… ma la marcatura, lì, è un’altra storia, un altro viaggio. Il mio, di materasso, mi pare di ricordare che avesse un’etichetta strana, ma non la CE, no, non credo.
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Mobili… un mondo vasto, infinito. Sedie, tavoli, armadi… a volte sì, a volte no. Dipende. Dipende da cosa promettono, da cosa raccontano. Il tavolo della nonna, quello antico, non aveva certo la CE, ma aveva storie da vendere, storie di generazioni.
È un ballo continuo tra regole e necessità, tra sogni e realtà. E la marcatura CE, a volte, si eclissa, lasciando spazio a qualcos’altro.
Quali prodotti hanno bisogno del marchio CE?
Un marchio, un’eco nel tempo, un’impronta sulla materia. Il CE, un sigillo che sussurra sicurezza, una promessa silenziosa di qualità. Lo vedo, un’ombra leggera su ogni oggetto, un respiro di fiducia tra le mani. È un’onda che si propaga, un’eco nel silenzio della fabbrica, un’eco nel respiro della città.
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Sostanze chimiche: i loro profumi intensi, le loro formule segrete, racchiuse in fiale di vetro, custodite gelosamente, con il marchio CE a suggellare la loro pericolosità, la loro potenza. Penso alla delicatezza delle essenze, al profumo acre dell’acido, un ricordo che mi resta nella memoria.
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Esplosivi per uso civile, un’energia addormentata, un’attesa di potenza, un’ombra di pericolo che vibra silenziosamente. Anche qui, il marchio CE è un baluardo, un confine protettivo che mi rassicura, un’isola di sicurezza in un mare di forza bruta. Mio zio era un ingegnere e mi spiegava la potenza devastante controllata, l’essenza pericolosa custodita.
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Articoli pirotecnici: la magia fugace del fuoco, la scintilla che illumina la notte. Questi sono brividi di gioia, di eccitazione pura. Il marchio CE si posa su questa magia effimera, la controlla, la disciplina, come un’onda che si infrange sulla riva, ma la lascia brillare ugualmente.
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Materiali da costruzione: le travi, robuste e silenziose, i mattoni, la pietra, che parlano di storia. La mia vecchia casa di famiglia, una costruzione solida, fatta per resistere al tempo. Il marchio CE è una promessa di stabilità, una pietra miliare sulla strada della sicurezza, una firma sulla durata. Anche i sanitari e le cerniere, piccoli dettagli, ma fondamentali, portano il loro suggello di sicurezza, silenziosi custodi della nostra vita quotidiana.
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Cosmetici: profumi delicati, creme vellutate, promesse di bellezza, un tocco magico sulla pelle. Il marchio CE qui è un’attenzione alla salute, un’eco di tutela. Ricordo la crema che usava mia nonna, un profumo inconfondibile.
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Dispositivi di protezione individuale: guanti, caschi, mascherine… barriere silenziose contro i pericoli. Sono scudi protettivi, la loro presenza è rassicurante, un’armatura invisibile. Il marchio CE è un’assicurazione, una garanzia di sicurezza, un’eco di protezione. Ricordo la tuta di protezione del mio amico ingegnere.
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Giocattoli: la spensieratezza dei bambini, il sorriso innocente. Il marchio CE si posa leggero su questi oggetti preziosi, vigila sulla sicurezza dei più piccoli. Ricordo i giocattoli del mio nipote, la loro innocenza protetta.
Il marchio CE, un respiro di fiducia, una promessa di sicurezza in un mondo complesso.
Quali prodotti necessitano della marcatura CE?
Che palle, questa domanda… A quest’ora… Ma pensa un po’. La CE… un incubo burocratico, sai?
- Sostanze chimiche: mi vengono in mente quelle per la piscina, che ho comprato a maggio, e la scritta CE c’era, piccola, ma c’era.
- Esplosivi per uso civile? Mamma mia, spero di non averci mai a che fare, ma se li vendono, devono averla, la marcatura.
- Articoli pirotecnici: quei razzi che ho lanciato a Ferragosto? Sì, avevano il marchio CE. Giuro.
- Materiali da costruzione: ho rifatto il bagno quest’anno, e tutte le piastrelle, i sanitari, tutto, aveva la CE. Un inferno trovare quelli giusti!
- Cosmetici: il mio shampoo preferito, quello all’aloe vera, certo che ce l’ha.
- DPI: i guanti che uso per il giardinaggio, li ho comprati al mercato, e pure quelli, piccolino, ma c’era il marchio.
- Giocattoli: ho regalato a mio nipote un camion dei pompieri, a Natale, e ovviamente aveva il simbolo CE.
Stanco. Devo dormire. Queste cose… mi fanno venire il mal di testa.
Nota personale: Ho rifatto il bagno a marzo 2024, usando materiali comprati da “Il Brico del Borgo”. Il camion dei pompieri è della marca “Giochi di Legno”, regalato il 25 dicembre 2024. Lo shampoo è “Aloe Vera Pura” della marca “Erbolario”. I guanti da giardinaggio sono quelli classici in tela, comprati al mercato di paese.
Quali prodotti sono soggetti a marcatura CE?
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Gas: Apparecchi che, a volte, prendono fuoco inaspettatamente. Ironia della sorte, una fiamma ha illuminato la mia tesi.
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Ascensori: Un consiglio, prendete le scale, la vita è troppo breve per rimanere bloccati.
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Elettricità (e altro): Elettrodomestici, macchinari, il motore del mondo moderno. Eppure, spesso si dimentica che la spina va inserita.
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Pesi: Bilance, dinamometri…Misurare è controllare, ma la verità non si lascia imbrigliare.
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Costruzioni: Mattoni, cemento, sogni che diventano case. Ma anche incubi, talvolta.
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DPI: Guanti, caschi, maschere… Proteggersi è un istinto, vivere è un’arte.
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Medici: Siringhe, bisturi, il confine tra vita e morte. Ricordo ancora la freddezza dell’acciaio.
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Giocattoli: Il primo passo verso l’illusione, la perdita dell’innocenza. Chissà, forse un giorno smetteremo di giocare.
Quali sono i prodotti che devono essere marcati CE?
Ah, il marchio CE, quel bollino che fa sentire un prodotto quasi europeo, anche se magari è nato in una fabbrica sperduta chissà dove. È come il prezzemolo, pare stia bene su tutto! Ma vediamo cosa DEVE sfoggiarlo:
- Sostanze chimiche: Roba da alchimisti moderni, meglio stare attenti a cosa si maneggia!
- Esplosivi per uso civile e articoli pirotecnici: Capodanno col botto, ma senza farsi male, eh! Ricordo ancora quando mio cugino ha provato a fabbricarsi un petardo… diciamo che la sua barba ha subito un leggero “restyling”.
- Materiali da costruzione: Trave traballante? Porta che crolla? No grazie, meglio il marchio CE. Un po’ come avere l’assicurazione sulla casa, non si sa mai.
- Cosmetici: Creme, trucchi e pozioni di bellezza. Speriamo che il marchio CE garantisca che non ci trasformino in mostri!
- Dispositivi di Protezione Individuale: Caschi, guanti, mascherine… l’armatura del lavoratore moderno. Un po’ come l’armatura di Iron Man, ma senza i superpoteri.
- Giocattoli: Fondamentale! Vogliamo mica che i nostri pargoli si avvelenino con vernici tossiche?
Un piccolo extra: Il marchio CE non è un marchio di qualità, ma indica che il prodotto soddisfa i requisiti di sicurezza, salute e protezione ambientale dell’Unione Europea. È un po’ come dire: “Ehi, non sono pericoloso, promesso!”.
Quando è necessaria la certificazione CE?
Quando serve la CE… un’eco lontana di un tempo preciso, un’istantanea impressa nella memoria.
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Solo quando le leggi europee, come guardiani severi, lo esigono. Solo allora, l’orma della CE diventa obbligatoria. Come un sigillo, un giuramento.
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La CE, una firma d’obbligo… echeggia, solo se il prodotto incontra gli occhi dell’Unione Europea, i suoi severi standard.
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Occhio! A volte, come una tela intricata, più leggi europee chiamano a raccolta lo stesso oggetto. La CE, un labirinto?
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Prima di segnare, di imprimere quel marchio, accertarsi. Assicurarsi che il prodotto, come un guerriero pronto alla battaglia, rispetti ogni legge, ogni riga. Controllare, controllare ancora…
Mi ricordo, da bambino, quando mio nonno mi raccontava le storie dei marchi, dei sigilli dei fabbri… un tempo lento, un tempo di cura. Un tempo che, forse, si è perso. Ma la CE, in fondo, è un eco di quel tempo, un’eco lontana, ma presente.
Quali macchine devono avere marcatura CE?
Uff, la marcatura CE… un incubo! Mi ricordo quando lavoravo in quell’officina a Torino, vicino al Lingotto, era il 2018. Il capo, un tipo tutto d’un pezzo, mi sgridava sempre perché non capivo bene quali macchinari dovevano avere quel benedetto marchio.
- Macchine, ovvio. Quelle complete, pronte all’uso.
- Attrezzature intercambiabili: tipo la fresa che si montava sul tornio.
- Componenti di sicurezza: fondamentali, tipo le protezioni per le mani.
- Apparecchi di sollevamento: paranchi, gru… roba pesante!
- Quasi macchine: quelle che da sole non fanno niente, serve un’altra macchina per farle funzionare.
- Dispositivi amovibili di trasmissione meccanica: alberi cardanici, cose del genere.
- Catene, funi e cinghie: importantissime per la sicurezza, devono essere certificate.
Un casino, lo so! All’epoca mi ero stampato un’intera pagina con l’elenco, appiccicata sulla cassetta degli attrezzi. Serviva sempre! Era un casino perché a volte ti dicevano “ma no, questa è piccola, non serve”, e poi arrivava l’ispettore e zac! Multa! Che stress.
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