Quanti anni ci vogliono da DOC a DOCG?
Per ottenere la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), un vino deve essere già riconosciuto come Denominazione di Origine Controllata (DOC) da almeno sette anni. Questo periodo garantisce la qualità e la reputazione del vino.
DOC a DOCG: quanti anni servono per la promozione?
Mmmh, la DOCG… un po’ un casino, a dire il vero. Ricordo di aver letto qualcosa a riguardo, tipo nel 2018, su un vecchio manuale di enologia che mio zio, un vignaiolo in Toscana vicino a Montepulciano, aveva. Non ricordo bene la pagina, però.
C’era scritto, se non erro, di almeno sette anni di DOC prima di poter aspirare alla DOCG. Mi pareva una cifra abbastanza elevata, ma aveva senso. Insomma, serve tempo per dimostrare qualità costante, no?
Penso di aver visto anche sul sito del Ministero delle politiche agricole qualche informazione, ma è un po’ un labirinto quel sito, devo ammetterlo. Trovare informazioni precise è difficile. Non mi sono mai messo a studiare le normative a fondo, onestamente. Troppa burocrazia.
In sostanza, sette anni sembra essere la regola generale. Ma credo ci siano anche altre condizioni, al di là del semplice tempo trascorso. Servono, presumo, valutazioni di qualità e controlli molto rigorosi, magari analisi organolettiche complicate e costosi test di laboratorio. Ricordo che mio zio aveva speso una fortuna per le analisi per un suo Chianti Classico, anni fa, intorno ai 500 euro per ogni campione se non ricordo male.
Cosa indica il marchio IGP?
Caspita, IGP… mi ricorda quella volta a Parma, Giugno 2023. Ero lì per un corso di cucina, e la professoressa, una signora coi capelli bianchi raccolti in uno chignon severo, ci spiegava proprio questo. Parma, naturalmente, un tripudio di Prosciutto di Parma DOP e Parmigiano Reggiano DOP. Ma lei ci ha detto subito: “Attenzione, DOP non è l’unica!”
Ricordo la lavagna piena di sigle, un casino. Poi ha disegnato una mappa dell’Emilia, mostrandoci come l’IGP, indicava una zona più ampia rispetto al DOP, però sempre con una stretta relazione col territorio.
Un esempio? Il Culatello di Zibello IGP. Qualità top, certo, ma la zona di produzione è più vasta del solo Zibello. La professoressa ha sottolineato che l’IGP tutela la tipicità del prodotto legata al territorio, al clima, alle tecniche tradizionali… ma non con gli stessi stringenti controlli del DOP.
- IGP indica: un legame tra prodotto e territorio.
- Differenza con DOP: controllo meno rigido sulla produzione.
- Esempio pratico: Culatello di Zibello IGP.
- Mia esperienza: corso di cucina a Parma, Giugno 2023.
Sentivo la sua voce ancora adesso, un po’ acida, ma piena di passione per la sua terra, per le sue tradizioni. Era tutto così chiaro, ma dopo il corso… beh, ho bevuto un po’ troppo Lambrusco e ho perso le note, ma l’immagine della mappa e la signora severa sono rimasti impressi. Oddio, devo ripassare meglio tutto questo per la mia prossima cena con gli amici!
Qual è la differenza tra DOP e doc?
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DOC: Origine controllata, affare interno, roba nostra. Tipico del Bel Paese.
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DOP: Denominazione protetta, etichetta europea. Più burocrazia, stessa sostanza. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
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La differenza: DOC è nazionale, DOP è comunitario. Un dettaglio, alla fine. Il sapore resta.
Aggiunte: Sai, mio nonno diceva sempre che “il marchio non fa il vino”. Aveva un vigneto. Diceva anche che l’unica DOP che contava era quella di “Denominazione d’Origine del Padrone”. Strano tipo.
Quali sono le differenze tra DOP e IGP?
DOP: Origine totale, controllo ferreo. Ogni fase, lì. Mia nonna usava solo parmigiano DOP. Purezza assoluta, dogma ineluttabile. Costo? Un dettaglio.
IGP: Meno rigido. Solo alcune fasi nella zona. Un compromesso. Qualità? Decisamente inferiore. Penso al prosciutto di Parma, la differenza è abissale. Sapore? Un’ombra pallida.
- DOP: Materie prime e lavorazione interamente nell’area definita. Garanzia massima.
- IGP: Solo alcuni passaggi nella zona. Standard qualitativi meno stringenti. Il prezzo riflette ciò.
Un esempio? Il mio olio extravergine, prodotto vicino a casa, è DOP. Qualità indiscutibile. Un’altra cosa: il mio amico importa olio IGP dalla Puglia; è buono, ma non è lo stesso. La differenza è tangibile, il sapore, il profumo… l’anima.
Nota: Le informazioni qui riportate riflettono la mia personale esperienza e conoscenza del 2024. Il disciplinare di ogni prodotto può variare.
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