Quanti italiani lavorano nel settore primario?

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Nel 2023, le aziende agricole italiane con operai dipendenti sono calate del 2,9% rispetto al 2022, attestandosi a 169.641 unità. Questa diminuzione prosegue il trend negativo osservato negli ultimi anni, con un calo complessivo del 9,6% nel periodo 2018-2023, evidenziando una contrazione nel settore.

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Il settore primario italiano: un’emorragia silenziosa di manodopera

Il settore primario italiano, fondamento storico dell’economia nazionale, continua a soffrire di una progressiva emorragia di manodopera. I dati più recenti, relativi al 2023, dipingono un quadro preoccupante: le aziende agricole con operai dipendenti sono scese a 169.641, registrando un calo del 2,9% rispetto al 2022. Questo dato non rappresenta un episodio isolato, ma si inserisce in un trend negativo più ampio. Dal 2018 al 2023, infatti, la contrazione complessiva è stata del 9,6%, un segnale allarmante per il futuro del comparto.

Questa diminuzione degli addetti nel settore primario solleva diverse questioni cruciali. Da un lato, testimonia la difficoltà di un settore che fatica ad attrarre nuove generazioni, schiacciato tra la scarsa redditività, la fatica del lavoro agricolo e la competizione di altri settori più remunerativi. Dall’altro, mette in luce un problema strutturale legato alla dimensione delle aziende agricole italiane, spesso troppo piccole per competere sul mercato globale e garantire stipendi adeguati.

La riduzione del numero di aziende agricole con dipendenti non indica necessariamente una diminuzione della produzione agricola complessiva. È possibile, infatti, che parte del lavoro venga svolto da familiari non retribuiti, contribuendo a mascherare la reale portata della crisi occupazionale. Inoltre, l’aumento dell’automazione in agricoltura potrebbe aver contribuito alla riduzione del fabbisogno di manodopera, sebbene in Italia l’adozione di tecnologie innovative nel settore primario proceda ancora a rilento rispetto ad altri paesi europei.

La questione della manodopera nel settore primario non può essere sottovalutata. Un’agricoltura forte e competitiva è fondamentale per la sicurezza alimentare del paese, la tutela del territorio e la valorizzazione delle produzioni locali. Per invertire la tendenza negativa, sono necessari interventi mirati che favoriscano l’ingresso di giovani imprenditori, incentivando l’innovazione, la formazione e l’aggregazione aziendale. Sostenere il settore primario significa investire nel futuro del paese, preservando un patrimonio di conoscenze e tradizioni che rischia di andare perduto. Solo attraverso un’azione coordinata tra istituzioni, imprese e mondo della ricerca sarà possibile garantire un futuro prospero all’agricoltura italiana e contrastare l’emorragia silenziosa di manodopera che la sta affliggendo.