Che emana il profumo aggettivo qualificativo?

Profumo… che parola. Mi fa pensare subito a… boh, a tante cose. Alla nonna, che metteva sempre la sua colonia alla vaniglia, quella che sapeva di dolci e di abbracci. Fragranza, profumato, odoroso… sì, sono parole giuste, ma non rendono l’idea, no? Non catturano quella sensazione, quel ricordo improvviso che ti assale, ti porta indietro nel tempo. Chissà perché certi odori sono così potenti.

Ricordo una volta, ero piccola, forse cinque anni, e mia madre aveva preparato una torta di mele. Quell’odore caldo, speziato… riempiva tutta la casa. Era un profumo di coccole, di sicurezza. “Profumato”, lo chiamereste voi? Forse. Ma per me era molto di più.

E poi, il profumo del mare d’estate. Quello sì che è difficile da descrivere. Un misto di salsedine, di alghe, forse un po’ di pesce, ma non in modo sgradevole. Anzi! Un profumo fresco, energizzante. Mi ricorda le giornate passate in spiaggia, il sole sulla pelle, le risate con gli amici. “Odoroso”? Mah… non so. Sembra quasi che lo sminuisca, quel profumo così intenso, così vivo.

Ho letto da qualche parte che gli odori sono legati alla memoria in modo fortissimo. Non ricordo dove, forse su una rivista, o magari me l’ha detto qualcuno… boh. Comunque, dev’essere vero. Perché basta un soffio di profumo, e zac! Sei catapultato in un altro tempo, in un altro luogo. È incredibile, no? Come una macchina del tempo olfattiva. Queste parole, “fragranza”, “intensità”… sono fredde, asettiche. Non raccontano la storia che c’è dietro un profumo. E ogni profumo ha la sua storia, no? La mia storia.

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