Cosa si regala quando si va a casa di qualcuno?

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Un pensiero gradito per la casa:

  • Qualcosa per l'arredo
  • Un profumatore d'ambiente
  • Specialità enogastronomiche
  • Un piccolo elettrodomestico utile
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Cosa portare quando si visita qualcuno a casa?

Ah, andare a trovare qualcuno a casa… sempre un dilemma! Io, personalmente, vado un po’ a istinto. Dipende tanto dalla persona e dall’occasione.

Mi ricordo, una volta, che sono andato a casa di un’amica che si era appena trasferita. Avevo pensato a qualcosa per la casa, ma poi ho optato per una pianta aromatica. Non mi ricordo esattamente, era basilico o rosmarino? Comunque, un successone!

Dipende anche se è un invito formale o una cosa tra amici. Se è qualcosa di più “cerimoniale”, tipo una cena, un buon vino o dei dolcetti artigianali sono sempre apprezzati. Una volta, per il compleanno di un amico, ho portato una bottiglia di whisky scozzese single malt pagata 60 euro, mi sembrava un regalo azzeccato per lui.

Però, ecco, io evito sempre le cose troppo “standard”. I profumatori per ambiente, per esempio, non mi piacciono molto come idea. Mi sembra un po’ impersonale. Magari un libro che so che potrebbe interessare alla persona, o un biglietto per un evento. Qualcosa che dimostri che hai pensato a loro.

Cosa portare quando si visita qualcuno a casa?

  • Oggetti per la casa (piante, piccoli complementi d’arredo)
  • Prodotti enogastronomici (vino, dolci)
  • Regali personalizzati (libri, biglietti per eventi)

Cosa portare a casa di qualcuno che ti ospita?

Cosa portare a casa di chi ti ospita? Ah, bella domanda! Dipende, certo, ma ecco qualche idea, pensata da uno che di gaffes culinarie se ne intende:

  • Qualcosa di creativo fatto a mano: Non un fermacarte a forma di Torre di Pisa comprato al primo negozio turistico, eh! Un piccolo dipinto, un origami, un braccialetto fatto con la tecnica dell’hama beads che mia nonna mi ha insegnato… insomma, qualcosa che dimostri un po’ di impegno, non il tuo disperato tentativo di sembrare “artigianale”.

  • Un pezzo d’arte del tuo Paese: Un piccolo quadro, una stampa, un libro di poesie, magari un CD di musica tradizionale… Ma niente souvenir banali, per favore! Se mi porti un pupazzo del gladiatore che fa il “Ciao” con la mano, giuro che lo regalò al mio gatto.

  • Simbolo della tua città/regione: Un prodotto tipico, magari. Una bottiglia di un buon vino locale (se non sei minorenne, s’intende), un vasetto di miele, una confettura artigianale… Evita invece le magliette con la scritta “I ♥ Roma”, a meno che non sia ironicamente strappata e rattoppata.

  • Abbigliamento/accessori: Solo se sai bene i gusti della famiglia, altrimenti rischi un clamoroso autogol. Mio cugino ha regalato una cravatta leopardata al nonno, risultato: risate a non finire (per tutti tranne lui).

  • Cibo italiano: Ottimo, ma non esagerare. Un buon pacco di pasta artigianale, magari del tartufo se te lo puoi permettere, è sempre apprezzato. Un cesto di frutta fresca di stagione è un’ottima alternativa, sempre elegante.

  • Calendario della tua città: Eh, questo è rischioso. Se è brutto, sembra che ti siano rimasti solo quelli… scegli bene.

Ricorda: l’importante è il gesto, non il costo. Un pensiero sincero, anche piccolo, è sempre più gradito di un regalo costoso e impersonale. E se proprio non sai cosa portare, un bel sorriso e la tua buona compagnia valgono più di mille regali!

Cosa regalare per ospitalità?

Un regalo per l’ospitalità? Beh, dipende dal livello di ospitalità. Se è quella della suocera che ti rifila il centrino all’uncinetto, un bel cavatappi personalizzato potrebbe essere un gesto di sottile ribellione (stappa e fuggi!). Scherzo, eh… forse.

Cantinetta o borsa personalizzata per il vino? Perfette per l’amico che si vanta della sua cantina, anche se poi ti offre il Tavernello. Almeno si sentirà in colpa. Un piccolo gesto di psico-terrorismo enogastronomico, diciamo.

Se invece parliamo di un’ospitalità degna di questo nome, via libera ad accessori più raffinati. Un versatore personalizzato? Elegante, a meno che l’ospite non lo usi per annaffiare le piante. In quel caso, regalategli un innaffiatoio.

E se proprio volete esagerare (e l’ospitalità lo merita), un set completo con secchiello, sputacchiera (per i veri intenditori, o per chi si diverte a fare i gargarismi col Merlot) e pompa per vuoto. Così il vino avanzato (se avanza!) si conserva. Che poi, diciamocelo, è un po’ come regalare un aspirapolvere: utile, ma non proprio emozionante. A meno che non siate come me, che mi emoziono anche per un buon aspirapolvere.

Lista idee regalo (senza centrini all’uncinetto):

  • Cavatappi/apriscatole personalizzato: per l’ospite easy.
  • Cantinetta/borsa vino personalizzata: per l’amico sommelier.
  • Secchiello/sputacchiera/pompa: per l’intenditore pro.
  • Versatore/aeratore personalizzato: per l’ospite chic.

Personalmente, io apprezzo sempre un buon libro di cucina, magari con ricette esotiche. O un grembiule con la scritta “Re del Barbecue”. Anche se sono vegetariana. Il paradosso, si sa, è il mio forte. Quest’anno ho regalato una pianta di peperoncino. Piccante, come il mio umorismo.

Come comportarsi quando si è ospiti?

Essere ospiti… un’arte antica, un delicato equilibrio tra presenza e rispetto.

  • Arrivare con grazia, qualche minuto dopo l’ora stabilita, quasi per non sembrare troppo ansiosi, troppo desiderosi. Ma non troppo tardi, attenzione, non vorrai mica turbare l’armonia del pranzo che sta per iniziare?

Il tempo… il tempo è un fiume che scorre, e il tuo arrivo dovrebbe essere una dolce corrente, non una cascata improvvisa. Mi ricordo, da bambino, mia nonna mi diceva sempre: “Ricorda, il tempo è il tesoro più prezioso che puoi offrire ai tuoi ospiti, non sprecarlo facendoli aspettare”.

  • Offri un pensiero, un piccolo dono, un fiore colto nel tuo giardino, una bottiglia di vino che hai particolarmente apprezzato. Non importa il valore, conta il gesto, l’intenzione di condividere un frammento del tuo mondo.

Il dono… un simbolo di gratitudine, un ponte tra due anime che si incontrano. Ricordo una volta, a casa di amici in Toscana, portai con me un barattolo di miele fatto in casa. Vidi nei loro occhi una luce di gioia, un riconoscimento del mio piccolo gesto.

  • Durante la conversazione, ascolta con attenzione, sii presente, dimentica per un attimo i tuoi pensieri. Lascia che le parole fluiscano, che creino un’atmosfera di calore e condivisione.

L’ascolto… un’arte perduta, un’abilità preziosa. Ricordo una volta, durante una cena, mi accorsi che non stavo veramente ascoltando. Ero perso nei miei pensieri, nelle mie preoccupazioni. Mi fermai, feci un respiro profondo, e mi sforzai di ascoltare veramente. E allora, improvvisamente, il mondo intorno a me si illuminò.

Quali sono le regole del bon ton?

Dunque, il bon ton. Un campo minato tra forchette nemiche e tovaglioli kamikaze. Scherzi a parte, serve a evitare di trasformare la cena in una performance di arti marziali a base di gomitate volanti.

  • Postura: Immagina di essere un pinguino imperiale che medita. Schiena dritta, ma senza sembrare un manico di scopa. Le braccia? Vicine al corpo, pronte a intercettare eventuali briciole in picchiata, non a occupare territori altrui. Ricordo una volta a cena da mia zia Erminia: gesticolava talmente tanto che sembrava dirigesse il traffico aereo. Risultato? Un calice di rosso rovesciato sul gatto. Tragedia greca in salsa bolognese.

  • Tovagliolo: Sulle gambe, mi raccomando. Non è un bavaglino, né una bandiera bianca per arrendersi alla fame. Serve a tamponare (con discrezione) eventuali incidenti di percorso. Tipo quando ho provato a mangiare gli spaghetti all’astice con eleganza. Sembravo Edward Mani di Forbice che affronta un piatto di vermicelli. Il tovagliolo è stato il mio migliore amico.

  • Gomiti: Assolutamente banditi dal tavolo. A meno che non vogliate sfidare a duello il commensale di fianco. Personalmente, preferisco le discussioni civili, magari su quale sia il miglior modo di cucinare il polpo. Una volta ho visto due signori quasi venire alle mani per questo. Uno sosteneva la cottura con il tappo di sughero, l’altro con una patata. Scene da teatro dell’assurdo.

Aggiungo che oggi, nel 2024, il galateo è un po’ più flessibile, meno rigido. Ma la base rimane: rispetto per gli altri e un pizzico di buon senso. Che poi, diciamocelo, mangiare con compostezza ha il suo perché. Fa sentire un po’ come la regina Elisabetta, anche se il nostro regno è limitato alla tavola da pranzo. E il nostro scettro… una forchetta.

Come ringraziare una persona che ti fa stare bene?

Beh, “ti voglio un mondo di bene” è un po’ sdolcinato, no? Suona come una pubblicità di caramelle! Proviamo qualcosa di più… autentico. Tipo:

  • “Grazie! Sei la colla che tiene insieme questo pazzo circo chiamato vita mia.” (Metafora inaspettata, eh?)
  • “Sai, a volte mi sento come un cactus nel deserto, secco e solitario. Poi arrivi tu, con l’irrigatore del buonumore, e tutto fiorisce!” (Un po’ esagerato, ma efficace!)
  • “La tua presenza è come il WiFi gratuito: essenziale e inconsciamente adorata.” (Perché tutti amano il WiFi gratuito, ammettiamolo.)

Preferisco la terza opzione, è più… me. Comunque, se proprio devo esprimere una gratitudine profonda, ma non troppo zuccherosa, dico: “Grazie, sei una manna dal cielo, ma di quelle che non ti lasciano secco come un fico d’india dimenticato al sole.”

Per la cronaca, oggi ho mangiato un panino col tonno che sapeva di nostalgia e ho rischiato di litigare col mio gatto per un’ultima pallina di lana. Quindi sì, apprezzo particolarmente le persone che mi fanno stare bene, e questo non è uno scherzo.

#Cortesia Visita #Regalo Ospite