Come si chiama la donna che fa i cocktail?
Bartender. Il termine inglese "bartender", di uso comune in Italia, identifica il professionista, uomo o donna, che prepara cocktail e long drink. Sebbene "barman" sia spesso usato genericamente, "barlady" e "barmaid" rappresentano alternative più specifiche per le professioniste del settore.
Qual è il nome per la donna che fa i cocktail?
Ok, allora, parliamo di chi prepara i cocktail dietro al bancone.
Io, sinceramente, ho sempre sentito usare “barman” un po’ per tutti, indipendentemente dal genere. Però, è vero, se proprio vogliamo essere precisi, esiste anche “barlady” o “barmaid” per le donne.
Mi ricordo una volta, ero a Milano, forse era tipo il 15/07/2018 in zona Navigli e c’era una ragazza bravissima a fare i cocktail in un localino. Tutti la chiamavano “barman”, però magari lei preferiva un altro termine, chi lo sa? Il suo Negroni costava 12€, se non ricordo male, ed era davvero speciale.
Comunque, alla fine, credo che l’importante sia la bravura, non il nome che usiamo.
Domanda: Qual è il nome per la donna che fa i cocktail?
Risposta: In Italia si usa spesso il termine inglese “barman” sia per uomini che per donne. Esistono anche “barlady” e “barmaid”.
Come si chiama la ragazza che fa i cocktail?
Oddio, la ragazza dei cocktail… ma come si chiamava? Ah, giusto! Non ricordo il nome, ma… era brava, eh? Cocktail spettacolari! Un vero artista, quella lì!
- Barman: quello che fa i cocktail, ovvio!
- Hostess: lei organizza tutto, prenotazioni, accompagna i clienti… a volte fa anche la cameriera.
- Cameriera: porta da mangiare, pulisce… un po’ la classica.
Aspetta, l’altra sera ho visto anche un ragazzo al bar… stavano facendo training, forse? No, non era un training… facevano squadra. Lui era più una spalla, la ragazza comandava, e lui riempiva i bicchieri. Lui era un po’ goffo… ricordo che mi ha rotto un bicchiere per sbaglio. Che seccatura.
Mi serve un caffè, ora!
Ah, dimenticavo! Il nome della ragazza… era… Sara? No, credo di no. Forse Giorgia? Boh, non ne sono sicura.
Note aggiuntive (da me): Ero al “Caffè del Porto” venerdì scorso, il locale è vicino a casa mia, a due passi dalla libreria. Ho ordinato un Negroni Sbagliato. Bello forte! Mi ricordo che la musica era un po’ alta. Il locale era affollato. I prezzi? Caro, un po’ caro. Ma i cocktail erano buoni.
Come si chiama chi fa cocktail?
Si chiama bartender, ecco. Mi ricordo che quando ho iniziato a lavorare al bar, anni fa, chiamavano tutti “barman”. Sembrava più elegante, forse.
- Bartender: il termine più usato, ora, decisamente. Suona quasi… internazionale.
- Barman/Barlady/Barmaid: un po’ vintage, no? Come i vecchi film. Mia nonna chiamava così le cameriere.
- Il termine barman è spesso usato in modo generico, ma alcune persone preferiscono usare i termini barlady o barmaid per le donne.
Comunque, alla fine, l’importante è saper fare un buon Negroni, che ne pensi? Ah, mi ricordo quella volta che… no, lascia stare. È tardi.
Come si dice barman al femminile?
Barlady. O barmaid. Dipende. Questione di sfumature. A volte insignificanti.
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Bartender: gestisce il banco. Crea. Serve. Un’arte. O un mestiere. A seconda del punto di vista. Il mio, per esempio, è abbastanza distaccato.
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Miscela. Crea. Interpreta. La bevanda è un’estensione. Della sua personalità. O del suo intento. Quest’anno ho sperimentato un nuovo metodo di infusione di gin.
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Gastronomia: accompagnamenti. Piccoli dettagli. Cruciali. Come il sale. Semplice, ma essenziale. Anche la musica è importante. Quest’anno preferisco il jazz anni ’50. Mia sorella, invece, adora la techno.
Il mio appartamento è piccolo. Troppo piccolo per due. A volte, mi sento schiacciato. Come un’oliva nel martini. Un’oliva un po’ troppo salata.
Come si chiama quello per fare i cocktail?
Shaker.
- Strumento essenziale: Non un semplice frullatore, ma l’anima del cocktail.
- Composizione: Metallo o vetro, un tappo, un filtro. Linee nette, funzionalità.
- Scopo: Miscelare. Emulsionare. Raffreddare. L’arte del blending racchiusa in un gesto.
- Oltre l’ovvio: Pensa al Boston shaker, due pezzi, puro acciaio. Per mani esperte, per chi non teme il ghiaccio.
Il profumo di un Negroni fatto a regola d’arte. Questo è il shaker.
Quali sono i cocktail più richiesti in Italia?
Amici, preparatevi a un viaggio tra i cocktail più desiderati d’Italia, quelli che fanno battere i cuori (e i fegati)!
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Negroni Sbagliato: Un nome che è già una promessa di divertimento. Immaginate: un Negroni, ma con lo spumante invece del gin. Un errore? Ma per carità, un errore glorioso! Come quella volta che ho scambiato il mio appartamento per un castello in Scozia… scherzo! Però, il Negroni Sbagliato è una vera goduria.
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Aperol Spritz: Il re indiscusso dell’aperitivo. Arancione, frizzantino, semplice da fare come cucinare un uovo al tegamino (almeno, per mia sorella, che è una vera artista in cucina io…sono più portato per cocktail). Una vera istituzione, un’icona, un monumento all’allegria.
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Milano-Torino: Un classico elegante, un po’ come quei vestiti che mia nonna chiamava “intramontabili”. Un mix di rosso e amaro, un po’ come la mia vita amorosa…scherzo (più o meno). Un bicchierino di storia, elegante e raffinato.
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Mojito: Il cubano ribelle, fresco e sbarazzino. Perfetto per una serata estiva, o per far credere a tutti di essere a Cuba quando invece si è intrappolati nel traffico di Roma. Eh sì, la vita è piena di contraddizioni.
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Bellini: Il più chic del gruppo. Pesca e spumante, una combinazione da sogno. Elegante, sofisticato, perfetto per un aperitivo in una terrazza con vista mozzafiato (che, purtroppo, non ho).
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Americano: Un grande classico, poco appariscente ma di sicuro effetto. Come quella mia maglietta preferita, ormai un po’ sbiadita ma sempre comoda e affidabile.
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Hugo: Relativamente recente, ma già un grande successo. Un cocktail leggero e rinfrescante, ideale per combattere il caldo estivo. Quest’anno l’ho bevuto solo una volta e l’ho trovato incredibile.
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Gin Tonic: Il camaleonte degli aperitivi. Versatile e adattabile, ogni barman lo prepara a modo suo, e ogni volta è una scoperta.
Informazioni Aggiuntive: La popolarità di questi cocktail varia a seconda della regione e della stagione. Quest’anno, per esempio, ho notato un aumento degli Hugo, probabilmente grazie al caldo anomalo. La mia classifica personale? Negroni Sbagliato, al primo posto, ovviamente.
Che differenza cè tra bartender e barman?
Barman, un mixologist? Forse. Creatura da cocktail e luci stroboscopiche. Il bar è un palcoscenico.
Bartender, un termine più ampio. Dietro al bancone c’è un mondo, mica solo shaker. Un po’ come la vita, no? Un caos organizzato.
- Barman: Specializzato.
- Bartender: Generalista, tuttofare.
L’etichetta non fa il cocktail. Conta chi lo beve.
Ah, l’altro giorno ho visto un barman fare un Negroni con la Coca-Cola. Il mondo va al contrario.
Come si chiamano le figure principali del bar?
Sai, a pensarci bene… la confusione è tanta, anche stanotte. Barista, barman, bartender… parole che mi rimbombano in testa come le gocce di pioggia sul vetro della mia finestra. Cerco di ricordare, ma è tutto un po’ confuso, un groviglio di immagini e profumi di caffè.
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Barista: quelli del Caffè Trieste, li ricordo bene, Marco e Sofia. Lei con quel sorriso sempre pronto, lui più silenzioso, ma veloce e preciso con il cappuccino. Un’altra vita, un altro tempo… manca tanto.
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Barman: questo è più difficile. Magari Andrea del “Jolly Roger”, ma non sono sicuro. Beveva spesso la sua grappa, lo ricordo. Un tipo solitario, ma con il suo fascino. E’ strano come le persone ti rimangono impresse, e poi… silenzio.
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Bartender: uhm… Forse Luca? Era al “Red Lion”, ma questo è troppo vago. Ricordo solo che preparava dei cocktail fantastici, ma non ricordo neanche il suo nome con certezza. Un vero peccato, erano bei momenti…
Ecco, spero di aver chiarito qualcosa. O forse no. La notte è lunga, e la memoria gioca brutti scherzi. A volte vorrei solo spegnere tutto.
- Aggiunte personali: Io ho lavorato come cameriere al “Roma” per un anno, qualche anno fa. Quello sì che era un lavoro duro. Ricordi belli e brutti, tutti mischiati. Marco e Sofia hanno lasciato il “Caffè Trieste” a maggio, l’ho saputo da un amico comune. Andrea al “Jolly Roger” non c’è più da un po’, hanno cambiato gestione. Del “Red Lion” non so niente.
Quali sono le attrezzature da cocktail?
Uffa, le attrezzature da cocktail… Un casino!
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Jigger: Oddio, ma quanti ne esistono? Cioè, io ne ho uno solo, quello che mi ha regalato mia zia a Natale. Carino, però forse ne servirebbero altri…boh!
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Shaker: Quello ce l’ho! Uno, per la precisione. L’ho preso all’Ikea tipo dieci anni fa. Fa ancora il suo lavoro, dai. Ma forse dovrei prenderne uno nuovo, che figata sarebbe!
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Strainer: Cos’è lo strainer? Ah, sì! Il colino! Io uso quello del tè… Va bene uguale, no? Non credo faccia la differenza.
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Bar spoon: Cucchiaino lungo… Mi serve davvero? Cioè, uso il cucchiaino normale, chi se ne frega?
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Mixing glass: Bicchiere da miscelazione? Ma non basta un bicchiere normale? Bah, tutte ‘ste cose…
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Spremiline: Ah, ok, quello ce l’ho, ma è di plastica, non so se va bene. Forse dovrei prenderne uno di quelli fighi in acciaio?
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Chiavi dosatrici: Non ne ho idea di cosa siano. Devo cercarle su Google!
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Colino: Ma non avevamo già parlato dello strainer? Boh, forse sono due cose diverse? Mmm…devo approfondire.
Poi, a parte questi, mi viene in mente anche:
- Pestello: Utile per fare il mojito, che buono!
- Pinza per il ghiaccio: Quella è fondamentale!
- Tagliere e coltello: Per tagliare la frutta, ovvio!
Mamma mia, quante cose! E io che pensavo bastasse un bicchiere e un po’ di alcol! Ahahah!
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