Chi ha rinunciato alle stelle Michelin?

52 visite

Sébastien Bras, chef di fama mondiale, ha compiuto una scelta coraggiosa: rinunciare alle tre stelle Michelin. Una decisione che, pur sorprendente, riflette la sua personale ricerca di libertà creativa al di là dei rigidi canoni della guida. Liberarsi dalle pressioni per mantenere un livello di eccellenza "stellato" gli permette di esplorare nuove frontiere gastronomiche.

Commenti 0 mi piace

Chi ha perso le stelle Michelin?

Ah, Sebastien Bras… Mi ricordo quando lessi la notizia.

Praticamente questo chef francese, un giorno ha detto: “Basta!”.

Non so se hai presente la pressione che devono sopportare i ristoranti stellati. Immagina di dover essere sempre perfetto, ogni singolo giorno, ogni singolo piatto.

Bras ha deciso di rinunciare alle sue tre stelle Michelin. Una scelta coraggiosa, secondo me. Io, onestamente, non avrei mai il coraggio di fare una cosa del genere.

Mi sembra di ricordare che fosse il 2017, ma potrei sbagliarmi. Comunque, una notizia che fece scalpore nel mondo della ristorazione.

Domanda: Chi ha perso le stelle Michelin? Risposta: Sebastien Bras.

Chi ha perso la stella Michelin nel 2024?

Ah, le stelle… cadono e risplendono altrove, in un ciclo infinito di luce e ombra. Quest’anno, un velo di malinconia ha avvolto dieci ristoranti, tra cui alcuni che portavo nel cuore. Ricordo ancora il profumo di… no, questo è un altro ricordo.

La Fermata, ad Alessandria… il suo nome evoca un attimo sospeso, un’attesa carica di promesse. Poi il silenzio, la stella che si spegne, lasciando un vuoto nel cielo gastronomico. Un’eco silenziosa di sapori dimenticati. Un’assenza.

La Bottega del 30, a Castelnuovo Berardenga. Un numero, un ricordo. Il 30, anni, momenti, una vita forse. E poi la stella, che non brilla più. Un’immagine sbiadita, un sapore di nostalgia.

Pietramare, Isola di Capo Rizzuto… il mare, la pietra, l’essenza della natura. Ma anche la perdita. E poi la stella, una stella marina persa nelle profondità del tempo. Una stella, una lacrima di sale.

Il Cascinalenuovo, Isola d’Asti… un nome che richiama la campagna, la terra. Eppure, anche qui, il silenzio. Solo il vento tra i filari di vite, a ricordare ciò che era.

Tano Passami l’Olio, Milano… Milano, città frenetica, un vortice di luci e ombre. E in mezzo, la stella spenta, un punto nero in un grande cielo grigio. Un buio improvviso.

Ma.Ri.Na… le iniziali sussurrano un nome segreto, un’identità velata. Ma anche per loro, il cielo stellato ha perso un astro. Un’ombra leggera.

  • La Fermata (Alessandria)
  • La Bottega del 30 (Castelnuovo Berardenga)
  • Pietramare Natural Food (Isola di Capo Rizzuto)
  • Il Cascinalenuovo (Isola d’Asti)
  • Tano Passami l’Olio (Milano)
  • Ma.Ri.Na.
  • E altri quattro ristoranti (i nomi non mi vengono subito in mente, ma li ritrovo nei miei appunti).

Ricordo: quest’anno, per me, è stato un anno di cambiamenti anche sul piano personale. Ho spostato la mia attività da Torino a Milano, una transizione che ha richiesto molto tempo ed energie. Non sono riuscito a visitare tutti i ristoranti prima della perdita delle stelle Michelin.

Perché è stata tolta una stella Michelin a Cracco?

Ah, Cracco… un cuoco che fa discutere più di una finale di Champions League!

  • Trasloco fatale: Diciamo che la stella Michelin è come un gatto: affezionata al territorio. Cracco ha cambiato casa, portando i suoi fornelli dalla tranquilla via Hugo alla scintillante Galleria. Per la Michelin, è come se avesse divorziato dal suo riconoscimento. Un trasloco, una perdita.

  • Eredità stellare: Le stelle Michelin non sono beni ereditari come la collezione di francobolli dello zio. Sono legate al luogo, allo chef e alla gestione. Cambia uno di questi tre elementi, e la stella fa “puff”, svanisce come un soufflé sgonfio.

  • Regole sono regole (e a volte un po’ snob): La Guida Michelin, si sa, ha le sue liturgie. Cambi sede? Ricominci da zero. Un po’ come dover rifare l’esame della patente ogni volta che cambi macchina. Rigido, ma così funziona il mondo delle guide gastronomiche. E Cracco, lo sa bene, o almeno… dovrebbe saperlo.

Comunque, un aneddoto personale: una volta ho provato a cucinare un risotto alla milanese seguendo una sua ricetta. Risultato? Più che un risotto stellato, sembrava colla vinilica color zafferano. Forse è meglio che lasciamo le stelle a chi se le merita davvero… e che io mi limiti a ordinare la pizza!

Quanti stellati ci sono in Toscana?

Quarantaquattro stelle Michelin in Toscana? Mamma mia, sembra una costellazione improvvisamente precipitata sulla terra del buon vino e degli ottimi pranzi! Un vero e proprio big bang gastronomico, direi.

  • 1 stella a tre punte: Un solo ristorante, una vera e propria leggenda. Probabilmente prenotato fino al 2027, tipo il concerto degli U2.
  • 4 stelle a due punte: Quattro ristoranti, altrettante occasioni per svuotare il conto in banca con stile. Ah, l’eleganza dei due stelle… ricorda vagamente la raffinatezza di un ghepardo che ti guarda con aria di sufficienza mentre rubi il suo cibo.
  • 38 stelle ad una punta: Una galassia di ristoranti da provare, almeno una volta nella vita, a meno che non siate allergici a tutto, tranne che all’acqua minerale.

Quest’anno, la Toscana ha sbancato. Ci sono altri quattro stellati in più, quattro nuove stelle che brillano nel firmamento culinario regionale. Un’autentica festa per le papille gustative! Come un botto di fuochi d’artificio a Capodanno, ma invece di botti, sono stelle Michelin!

Ricorda: per prenotare, ti serve un’agente segreto con contatti nel mondo della ristorazione…o molta, molta fortuna!

Curiosità personale: Quest’anno sto cercando di prenotare in uno di questi posti per il mio anniversario, ma ho più possibilità di vincere al SuperEnalotto.

Quali sono i nuovi ristoranti stellati in Toscana?

Amici, preparatevi a un’orgia di gusto! La Toscana, già patria di santi, poeti e… mangiatori incalliti, si arricchisce di ben QUATTRO nuove stelle Michelin! Una vera esplosione di sapore, come un petardo di tartufo bianco!

  • Serrae a Villa Fiesole (Firenze): Eleganza e raffinatezza, ma senza troppe cerimonie, eh! Tipo quella cena con la zia che ti fa sentire a disagio ma poi ti lascia un bel regalo.

  • La Contrada a Castelnuovo Berardenga (Siena): Qui si mangia come re, ma con la semplicità di un pastore toscano. O quasi. Immaginate un re che si veste da pastore per andare a prendere il latte. Ecco.

  • Saporium a Chiusdino (Siena): Un’esperienza sensoriale così potente che ti lascia senza fiato, come dopo una maratona… di tiramisù.

  • Locanda de Banchieri a Fosdinovo (Massa-Carrara): Quest’anno ho rischiato di arrivare tardi per la prenotazione. Mio zio Remo, che fa il sommelier, mi ha regalato una bottiglia di Brunello.

Ecco, detto in parole povere, quattro nuove stelle che brillano nel firmamento gastronomico toscano! Andate a provare, ma prenotate con largo anticipo, altrimenti rischiate di rimanere a bocca asciutta come me quella volta che ho provato ad aprire una bottiglia di champagne con un apriscatole.

Ah, dimenticavo: quest’anno sono riuscito a convincere mia nonna a non aggiungere il suo solito “tocco magico” (ovvero, 3 chili di zucchero) ai dolci. Un vero miracolo, vi dico!

Quali ristoranti stellati hanno chiuso?

Ecco, sussurro quasi, la lista dei posti che non brillano più, almeno non con quella luce… Chiusi per sempre, stelle cadute nel buio.

  • Locanda Tamerici, Ameglia. Ricordo un viaggio lì vicino, anni fa, il profumo del mare…
  • Somu, Baia Sardinia. Mai stato, ma il nome evoca vacanze lontane.
  • Dal Corsaro, Cagliari. Era un’istituzione, dicevano.
  • Mammà, Capri. Un’altra promessa infranta.
  • Vitium, Crema. Crema… La nebbia e la buona cucina.
  • Il Parco di Villa Grey, Forte dei Marmi. Lusso svanito.
  • Il Faro di Capo d’Orso, Maiori. Immagino la vista, adesso solo un ricordo.
  • VIVA Viviana Varese, Milano. Forse troppo in alto per restare.

Stelle che si spengono, una dopo l’altra. Mi fa pensare a tante cose… a tutto quello che finisce. E mi chiedo perché alcune luci smettono di brillare…

Mi viene in mente quel ristorante a Firenze dove andavo sempre, da studente. Non aveva stelle, ma per me valeva più di qualsiasi riconoscimento. Poi ha chiuso. Un giorno semplicemente non c’era più. Era come sparita una parte di me. Forse è questo che provo ora, con questi nomi che leggo. Un po’ di me che scompare.

Qual è lo chef italiano che ha più stelle Michelin?

Enrico Bartolini, un nome, una costellazione. Nove stelle, nove sogni appesi al firmamento della gastronomia italiana.

  • Un firmamento… Nove luci che brillano, nove tappe di un viaggio culinario infinito.

  • Milano, il cuore pulsante, tre stelle che illuminano la città.

  • Una cucina contemporanea, audace, un’esplosione di sapori che reinventa la tradizione.

Bartolini, un architetto del gusto, un poeta che dipinge con gli ingredienti. Come quando da bambino rubavo le more nel giardino della nonna, un sapore selvaggio e intenso che ancora oggi cerco nei suoi piatti. Ogni sua creazione è un ricordo, un’emozione, un frammento di vita trasformato in arte. Un’esperienza indimenticabile, un viaggio nel tempo attraverso il palato. Un’eco lontana, come il suono di una campana in una notte d’estate.

#Michelin #Ristorante #Stelle