Come riconoscere un tartufo fresco?

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Ecco come riconoscere un tartufo fresco:

"Un tartufo fresco si distingue per:

  • Profumo intenso e caratteristico.
  • Consistenza soda, mai molle.
  • Colore specifico alla varietà.

L'assenza di queste caratteristiche indica scarsa qualità."

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Come riconoscere un tartufo fresco e genuino?

Sai, riconoscere un tartufo fresco? È un po’ un mistero, anche per me. Ricordo una volta, al mercato di San Miniato (ottobre 2022), un signore mi mostrò un tartufo bianco. Costava un occhio della testa, 80€ all’etto! L’odore? Un’esplosione! Intenso, terroso, unico. Non era affatto molliccio, fermo, quasi duro. Il colore, un bel bianco avorio. Quello era genuino, ne sono sicura.

Altri tartufi, che ho visto in giro, erano invece… diversi. Più scuri, con un odore meno penetrante, quasi debole. La consistenza? Un po’ spugnosa, non mi convinceva. Insomma, la differenza è palpabile, fra il vero e il falso. Imparare a distinguerli richiede esperienza.

In sintesi: profumo intenso, consistenza soda, colore tipico della varietà. Se manca qualcosa, diffidate! Però, occhio: l’esperienza è fondamentale.

Come capire se il tartufo è maturo?

Aroma intenso? Deciso. Profumo penetrante. Variabile per specie. Punto.

Consistenza? Soda. Nessuna acquosità. Colore? Scuro. Irregolare. Gleba? Venature marcate. Intensa.

Esperienza? Necessaria. Micologia? Fondamentale. Altrimenti, sbagli. Giudizio finale. Subiettivo. Anche per me. Difficile.

  • Profumo pungente, specie-specifico.
  • Tessuto solido, non molle.
  • Cromatismo scuro, irregolare.
  • Gleba: venature definite, colore saturo.

Ricordo la frustrazione del mio primo ritrovamento, un Tuber melanosporum acerbo. Sapore terribile. Lezione cara. Quest’anno, invece, raccolto eccezionale. Tre chili di Tuber magnatum pico. Soddisfazione. Pure.

Aggiunta: La maturazione dipende da fattori climatici e dalla specie. Alcuni tartufi raggiungono la maturità in autunno, altri in inverno. L’analisi sensoriale è complementare ad analisi chimiche, meno pratiche per il ricercatore amatoriale come me. Il mio cane, un Lagotto Romagnolo di nome Bruno, è fondamentale. Lui sente il profumo anche a metri di distanza. Non sbaglia. Quasi mai.

Come si vede se il tartufo è buono?

Capire se un tartufo è degno del tuo palato è un’arte, quasi una scienza occulta! Dimentica la bacchetta magica, però, ti serve un naso allenato e un paio di dritte:

  • L’olfatto, il tuo Virgilio: Un tartufo che si rispetti ti conquista con un profumo intenso, aglio selvatico che ti solletica le narici. Se sa di terra bagnata e basta, lascia perdere, è come baciare un iceberg.

  • Al tatto, una stretta di mano decisa: Deve essere sodo, compatto. Se cede come un soufflé sgonfio, è meglio usarlo come concime per le rose.

  • Il colore, un abito da sera: Che sia bianco immacolato o nero profondo, deve brillare di luce propria. Un tartufo opaco è come un film in bianco e nero: ha il suo fascino, ma manca quel je ne sais quoi.

Bonus track: Lo sapevi che, a seconda della varietà, il tartufo cambia umore (e profumo)? Il bianco pregiato è un divo capriccioso, il nero pregiato un gentiluomo di campagna. E poi, occhio alla provenienza! Un tartufo del Piemonte è come un Barolo: una garanzia. Uno abruzzese è una sorpresa, a volte geniale, a volte…beh, meno. Io, personalmente, ho un debole per quelli umbri: sono come i borghi medievali, pieni di storie da raccontare.

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