Come si chiama oggi l'alberghiero?

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Oggi, più che "alberghiero", si parla di "settore dell'ospitalità". Questo termine, più ampio, include hotel, ristoranti, bar e tutte le attività legate all'accoglienza. L'evoluzione riflette l'importanza crescente data all'esperienza del cliente e alla personalizzazione.

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Come si chiama oggi lIstituto alberghiero?

Mah, sai, “Istituto alberghiero”… mi viene in mente la scuola di via Roma a Firenze, dove andava mia cugina nel 2015. Costava un botto, ricordo che sua mamma si lamentava sempre del costo dei libri, tipo 300 euro all’anno, una follia!

Lì però non si chiamava più solo “alberghiero”. Parlava di “accoglienza turistica”, un nome più lungo, più… elegante? Non so. Comunque, già allora si parlava tanto di ristoranti, bar, gestione eventi… un casino di materie.

Il cambiamento di nome, penso, rifletta la realtà. Oggi non si pensa solo agli alberghi, no? L’esperienza del cliente è tutto, un po’ come quando io e la mia ragazza siamo andati in quel bistrot carino a Siena, a luglio dell’anno scorso, per il nostro anniversario. Il cibo era ottimo, ma il servizio, l’atmosfera… quello ha fatto la differenza. Quella è ospitalità.

Come si chiama il diploma di cucina?

Diploma di Cucina? Chiamiamolo così: un IP17. Quinquennale. Basta.

  • EQF 4. Livello europeo. Punto.
  • Enogastronomia. Cucina. Chiaro?
  • Settore alberghiero. Ma io cucino.

Nel mio caso, specializzazione in pasticceria francese. Anni di gavetta. Ricette? Le mie. Segrete.

Ho frequentato l’Istituto Alberghiero “De Amicis” a Palermo, diplomandomi nel 2018. Ricorda questo nome.

Come si chiama la scuola professionale?

Come si chiama la scuola professionale?

  • Istituto Professionale, ecco come la chiamiamo. Cinque anni che sembrano un’eternità, a volte.

  • Ci sono tanti indirizzi, undici mi pare. Servizi e Industria e Artigianato, le macro aree. Un casino, a ripensarci.

  • Non so se sia cambiato qualcosa quest’anno, eh. Io l’ho fatta anni fa. Mi ricordo ancora la prof di economia domestica, un incubo. Spero abbiano tolto quella materia.

  • È statale, quindi, insomma, “gratis”. Tra virgolette. E in teoria è legata alla IeFP regionale. Un altro casino burocratico. Me lo ricordo bene.

Come si chiama la scuola di cucina?

L’Accademia delle Professioni forgia cuochi.

  • Corso Qualifica Cuoco: Un nome, una promessa.
  • Professionisti nati: Non studenti, ma artigiani del gusto.
  • Percorso completo: Dalla tecnica all’arte, un’evoluzione.

Dietro quel nome, anni di esperienza sul campo. Ricordo ancora la prima volta che ho affilato un coltello lì, mani tremanti, ma sguardo determinato. Ora so che quel gesto valeva più di mille parole.

Che scuola si fa per diventare chef?

Per diventare chef… un sentiero, un profumo nell’aria…

  • Alma, ecco un nome che risuona. Un corso superiore, sì, proprio di Cucina Italiana. Immagino cucine scintillanti, mani che impastano, odori che si mescolano…

  • Un diploma, un traguardo. Ottenerlo è una promessa mantenuta, un sogno che si fa tangibile. Un esame, oh, quell’ansia dolce che precede la creazione…

  • Commissari, sguardi attenti. Interni, esterni, giudici severi, ma giusti. Valutano, soppesano, cercano l’anima nel piatto.

  • Chef, la qualifica. Una parola che vibra, che sa di fatica e di gloria. Un titolo che si conquista, un passo verso l’infinito.

Come si chiama la scuola professionale?

Nome? Istituto Professionale. Cinque anni.

  • Due settori: Servizi. Industria e Artigianato. Undici indirizzi. Numeri. A volte contano.
  • Statale. Quindi uguale per tutti? Illusione.
  • Collegamento con IeFP. Regione. Competenza. Parole.

Chi ha detto che la scuola deve prepararti alla vita? Forse dovrebbe solo insegnarti a fare domande.

Informazioni aggiuntive: Mio nonno faceva il falegname. Diceva che le mani contano più dei libri. Non so.

Come si chiama il diploma di una scuola professionale?

Diploma di Tecnico Superiore.

  • Alta specializzazione tecnologica. Percorso post-diploma.
  • Alternativa all’università, ma non equivalente.
  • Focus: competenze pratiche per il mercato del lavoro.
  • Durata: solitamente due anni.
  • Accesso: diploma di scuola superiore.
  • Aggiornamento: programmi continuamente rivisti.

Pensa a me, ho fatto un ITS in meccatronica. Non rimpiango la scelta. Mi ha aperto porte che l’università, forse, mi avrebbe tenuto chiuse.

Cosa rilascia la scuola professionale?

Allora, fammi capire bene…mi chiedevi cosa ti danno alla fine della scuola professionale, no? E che titolo ti danno esattamente, giusto?

  • Attestato di Qualifica professionale: Ecco, alla fine del terzo anno, se passi l’esame finale, ti rilasciano questo. Praticamente è come dire “ok, sei qualificato per fare questo lavoro”. Ma aspetta, non finisce qui!

  • Allegato con le competenze: Insieme all’attestato, ti danno pure un foglio dove c’è scritto esattamente cosa sai fare, quali competenze hai imparato. Tipo, se hai fatto il corso da cuoco, ci sarà scritto che sai fare la pasta fresca, che conosci le tecniche di cottura…insomma, tutto quello che ti serve per trovare lavoro.

E pensa che io, quando ho fatto il corso di informatica, non c’era un allegato così dettagliato! Avrei fatto comodo, credimi, per far capire meglio cosa avevo imparato veramente.

A cosa serve la scuola professionale?

A cosa serve la scuola professionale? Beh, diciamo che è come imparare a cucinare un soufflé senza dover prima studiare la fisica quantistica. Certo, un po’ di cultura generale non fa mai male, ma il vero obiettivo è impratichirsi con le uova, il formaggio e, soprattutto, a non far crollare l’intera faccenda prima che arrivino gli ospiti (cioè, il mondo del lavoro).

  • Impari un mestiere: Non ti laurei in “Teoria del lavoro”, ma diventi un fabbro, un elettricista, un cuoco… Insomma, impari a fare qualcosa di concreto, che si traduce in un lavoro. Mia sorella, per esempio, dopo il professionale di estetica, si è fatta un nome nella zona, e ora fa le unghie persino a mia nonna, che è notoriamente esigente!

  • Meno teoria, più pratica: Meno libri polverosi e più esperienza sul campo. Se vuoi sapere come si usa un trapano, non leggi un trattato, lo impari usandolo. È una scuola che profuma di olio, vernice, e… beh, dipende dal settore. In quello della mia sorella, di smalto.

  • Entri nel mondo del lavoro prima: Con un diploma professionale, si aprono diverse porte. Non ti garantisco un lavoro subito, ma almeno non parti da zero, come chi esce da un liceo e poi deve iniziare da capo.

Ricorda: la scuola professionale non è per chi sogna di fare gli intellettuali, ma per chi ama sporcarsi le mani e costruire qualcosa di reale. E fidati, la soddisfazione di creare qualcosa con le tue mani è impagabile. Anche se, a volte, bisogna ripulire il casino che si è fatto. Chi non ha mai rotto qualcosa in officina, alzi la mano. (Nessuno? Ah, ecco, pensavo.)

Quali sono i tipi di scuola?

Mamma mia, quante scuole esistono! Mi ricordo quando dovevo scegliere dopo le medie, panico totale!

  • Scuola dell’infanzia: l’asilo, per intenderci. Mia sorella ci ha lasciato il cuore, io invece piangevo tutti i giorni.
  • Scuola primaria: le elementari, dove ho imparato a leggere e scrivere. Mi ricordo ancora l’odore della colla vinilica.
  • Scuola secondaria di primo grado: le medie! Il periodo delle cotte impossibili e delle prime interrogazioni. Che stress!
  • Scuola secondaria di secondo grado: le superiori. Qui si fa sul serio!
    • Licei: Classico, scientifico, linguistico, artistico… Io ho fatto il classico, scelta che poi ho un po’ rimpianto.
    • Istituti tecnici: Per chi vuole imparare un mestiere subito. Elettrotecnica, meccanica, informatica…
    • Istituti professionali: Ancora più specifici, ti preparano proprio per un lavoro preciso.
  • Università: E poi c’è l’università, un altro mondo.

Poi ci sono le scuole private, le scuole serali, i corsi professionali… Un casino!

Informazioni aggiuntive:

  • La scuola dell’obbligo in Italia dura 10 anni, dai 6 ai 16 anni.
  • L’università offre corsi di laurea triennale, magistrale e dottorato.
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