Cosa indica il termine Riserva nel vino?
Ah, la parola Riserva... mi fa venire in mente cantine silenziose, profumi intensi e quellattesa carica di emozioni prima di stappare una bottiglia. Non è solo una questione di numeri, di tempi di invecchiamento maggiori. È unesperienza, unevoluzione del sapore, una promessa di complessità e profondità che un vino normale non può raggiungere. Superiore, invece, è più una questione tecnica, di alcol. Due concetti distinti, ma entrambi sinonimo di qualità superiore, per intenditori che sanno apprezzare il tempo e la maestria del produttore.
Ah, “Riserva”… solo a pronunciarlo mi si accende qualcosa dentro. Mi immagino subito le bottiglie impolverate, la luce fioca che filtra tra le botti… E poi, quel profumo, ragazzi! Un profumo che ti racconta storie, che ti anticipa l’esperienza. Non so voi, ma a me fa venire l’acquolina in bocca solo a pensarci.
È più di un semplice “vino invecchiato più a lungo”, eh? Cioè, ok, i numeri contano, i disciplinari di produzione, tutto quanto… Ma la Riserva è… è un’anima diversa. È un vino che ha avuto il tempo di maturare, di evolversi, di tirare fuori il meglio di sé. Vi è mai capitato di assaggiare un vino giovane, buono, eh, per carità, ma un po’ sbarazzino? Ecco, la Riserva è il suo fratello maggiore, quello che ha fatto un po’ di mondo, che ha visto cose, che ha da raccontarti qualcosa di più profondo.
Mi ricordo una volta, in Toscana, in una piccola cantina a conduzione familiare… il proprietario, un signore con le mani grandi e la faccia segnata dal sole, mi ha fatto assaggiare la sua Riserva. Un Chianti Classico. E non so, forse era il posto, forse la compagnia, forse il momento… ma quel vino mi ha parlato. Mi ha raccontato la storia della sua terra, della sua famiglia, della sua passione. E ho capito che la Riserva è proprio questo: un racconto, un’emozione, un pezzo di cuore del produttore.
“Superiore”, invece, è un discorso diverso, più legato alla gradazione alcolica, se non sbaglio. Non che sia meno importante, eh! Anzi, spesso è un indicatore di qualità. Però, per me, non ha lo stesso fascino della Riserva. Forse perché la gradazione alcolica non mi fa sognare come il pensiero di un vino che ha passato anni ad affinare il suo carattere.
Insomma, sono due concetti diversi, ma entrambi sinonimo di quel qualcosa in più che cerchiamo in un vino. Quel “wow” che ti fa chiudere gli occhi e dire: “Ne valeva la pena”. E parlo per chi, come me, magari non è un sommelier professionista, ma semplicemente un appassionato che si emoziona davanti a un buon bicchiere. Perché alla fine, diciamocelo, il vino è soprattutto questo: emozione. No?
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