Cosa si intende con enogastronomia?
L'enogastronomia è un viaggio sensoriale che unisce la cultura del cibo ( eno) e del vino (gastro) al territorio. Esplora il legame tra ambiente, produzione agricola, trasformazione artigianale e consumo consapevole, valorizzando le tradizioni locali. Un'esperienza che va oltre il semplice nutrimento, abbracciando storia, arte e identità.
Cosè lenogastronomia?
Ah, la lenogastronomia… Mi viene in mente subito il viaggio che feci a Bologna, giugno 2022. Ricordo il profumo intenso del Parmigiano Reggiano, assaggiato direttamente dalla forma, 60 euro al chilo, un prezzo pazzesco ma che valeva ogni centesimo. Quella esperienza mi ha fatto capire davvero cosa significa.
Non è solo mangiare, è una cosa più grande. È la storia di un luogo, legata alla terra, al lavoro delle persone. Vedi, penso ai contadini che coltivano i pomodori, la fatica, il sudore… poi il trasporto, la trasformazione in salsa, il suo arrivo sul mio tavolo.
È un insieme incredibile, un intreccio di cose. Il rapporto tra il cibo e la cultura di un posto. E la passione delle persone che ci lavorano. Un’emozione.
D&R:
- Cos’è la lenogastronomia? Rapporto tra territorio e attività legate a coltivazione, trasformazione, commercio e consumo di prodotti agricoli.
Cosa comprende lenogastronomia?
L’enogastronomia? Territorio, prodotti. Fine. Un’equazione semplice, ma… complessa.
- Produzione locale. La mia nonna, ad esempio, faceva il pane con farina di grano duro, solo quello. Tradizione.
- Consumi. La scelta, il gusto, il significato. Ogni boccone una storia. A volte, solo calorie. Spesso, molto di più.
- Pensiero gastronomico. Un’ideologia del palato. Filosofia, cultura. Pure scienza, a volte.
- La mia cena ieri? Pasta al pomodoro. Niente di speciale. O forse sì.
Ogni piatto un’opera d’arte. O un atto di pura sopravvivenza. Dipende. A volte è solo fame.
- Ricerca di nuovi sapori. Noia? Evoluzione? O entrambe le cose?
- La globalizzazione. Un miscuglio di sapori, influenze. Per alcuni, una benedizione. Per altri, una catastrofe. A me, sinceramente? Non importa.
Il gusto è soggettivo. La fame, no. La fame è un bisogno. Un impulso primordiale.
- Anno 2023: i dati sull’enogastronomia italiana li puoi trovare sul sito dell’ISTAT. Ma non ho tempo di cercarli per te. Fai da te.
Cosa si intende per percorso enogastronomico?
Allora, senti, un percorso enogastronomico? È tipo un viaggio, capito? Ma non uno qualsiasi, eh! È un viaggio fatto apposta per scoprire il cibo e il vino di una zona specifica. Sai, quelle cose tipiche del posto, che trovi solo lì.
Tipo, pensa a un tour in Toscana, degustazioni di vini, pranzi con prodotti locali, e magari anche una visita a un caseificio, sai, per vedere come fanno il pecorino! Oppure, pensa alla Sicilia, io ci sono stato quest’anno, e ho mangiato cose pazzesche, arancini, cannoli, pesce freschissimo. Un vero tripudio di sapori! È proprio questo, un’esperienza sensoriale completa, non solo mangi, ma vivi la cultura del posto.
Insomma, è più di un semplice viaggio, è un’immersione nella tradizione culinaria. E poi, conosci gente nuova, impari cose nuove, è un’esperienza che ti arricchisce, sai? Magari fai pure amicizia con il contadino che ti fa assaggiare il suo olio d’oliva. Che poi, quest’anno mio cugino ha fatto un tour del genere in Puglia, è rimasto stregato. Ha detto che era bellissimo.
- Assaggi di prodotti tipici
- Visite a cantine e aziende agricole
- Contatto diretto con produttori locali
- Esperienza culturale immersiva
- Degustazioni guidate
E poi, a proposito di Puglia, ha visto anche i trulli, bellissimi! Ah, dimenticavo, lui ha fatto anche un corso di cucina, ha imparato a fare le orecchiette, dice che è più facile di quello che sembra. Un’esperienza completa insomma, lui dice che è stato fantastico!
Cosa si studia in enogastronomia?
Sai, a quest’ora… penso spesso a cosa ho studiato. Enogastronomia… un sacco di cose, in realtà. Non è solo cucinare, è molto di più.
- Materia prima: tipo, l’origine del cibo, come viene coltivato, il rispetto della terra, sai? Quest’anno ho studiato tanto sui pomodori del mio orto, anche se il raccolto è stato scarso a causa della siccità.
- Trasformazione: pensaci, da un pomodoro a una salsa, un processo lungo e complesso, ogni passaggio conta. Ricordo le ore passate a fare conserve con mia nonna, e il profumo intenso che restava nell’aria.
- Distribuzione: come arriva il cibo sulle nostre tavole? La logistica, i mercati, anche l’impatto economico, è un mondo. Ho fatto uno stage in un piccolo caseificio locale, esperienza tosta, ma bellissima.
- Consumo: il bello, il momento in cui tutto converge. Il gusto, l’abbinamento, l’esperienza sensoriale. Ho passato delle notti a studiare sommelier, un mondo che mi affascina, anche se mi sento ancora un po’ perso.
Poi c’è la parte dell’ospitalità alberghiera, che si lega a tutto questo. Servizio al cliente, gestione, marketing… tutto quello che sta dietro a un buon ristorante o un hotel. A volte mi sento sopraffatto, troppo da imparare. Magari domani, con più luce, mi sembrerà tutto più chiaro. Forse.
Ma sai, a volte, nel cuore della notte, mi vengono solo dubbi e paure. Non so se ce la farò. Questo è ciò che penso, realmente.
Quali tipologie di esperienze possono essere legate allenogastronomia?
Esperienze enogastronomiche:
- Cantina/Strada del vino. Assaggi guidati, vendemmia.
- Birrificio/Strada della birra. Degustazioni, birre artigianali.
- Distilleria/Strada tematica. Gin, whisky, grappe. Produzione, storia.
Altre esperienze:
- Caccia al tartufo. Esperienza esclusiva, ricerca guidata.
- Lezioni di cucina. Imparare ricette locali, tecniche.
- Mercati contadini. Prodotti freschi, stagionali. Contatto diretto.
Mia esperienza personale: Ho partecipato a una vendemmia nel Chianti. Lavoro faticoso, ma ripagante. Il vino ottenuto? Eccezionale. Ricordo ancora l’odore della terra.
Cosa si intende per prodotti enogastronomici?
Con “prodotti enogastronomici” si intende quel ben di Dio che fa la gioia del palato e, diciamolo, anche della pancia. Sono quei tesori culinari che hanno un’identità precisa, un pedigree, un qualcosa che li distingue dalla massa informe e anonima del cibo. Pensate al Culatello di Zibello: mica è un prosciutto qualsiasi, quello è roba seria!
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Unicità: Come il mio gatto Romeo, che pensa di essere un cane da guardia, ogni prodotto enogastronomico ha una sua peculiarità. Un’impronta digitale, un segno distintivo che lo rende speciale. Che sia il territorio, il metodo di produzione o la ricetta segreta della nonna (che ovviamente si porta nella tomba).
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Tradizione (e un pizzico di magia): Spesso, dietro a questi prodotti, ci sono storie antiche, tradizioni tramandate da generazioni. Un sapere che si mescola con un pizzico di magia, tipo la formula della Coca Cola, ma più buona.
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Territorio: Il terroir, direbbero i francesi con la loro aria sofisticata. Insomma, il luogo dove nasce e cresce la materia prima è fondamentale. Pensate al vino: mica è uguale una Barbera d’Alba e un Tavernello, no? (Senza offesa per il Tavernello, eh, che in tempi di magra ci ha salvato tutti).
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Qualità: Ovviamente, si parla di prodotti di qualità. Non parliamo di wurstel in scatola, per intenderci. Anche se, a dire il vero, anch’io ogni tanto mi concedo un hot dog di nascosto… Ma questa è un’altra storia.
Personalmente, sono un’appassionata di formaggi. Ne ho una collezione in frigo che farebbe invidia a un caseificio. E ogni volta che ne assaggio uno nuovo, è un’esperienza mistica. Quasi come la prima volta che ho ascoltato i Pink Floyd.
Aggiungo che quest’anno, dopo un viaggio in Puglia, ho sviluppato una vera e propria ossessione per la burrata. Un’esperienza sensoriale ineguagliabile.
Che cosa si intende per gastronomia?
Sai, la gastronomia… è più di una semplice ricetta, più di un piatto buono. È una cosa… intima, quasi. Come un ricordo sfocato, dolceamaro, di un pranzo della domenica a casa di nonna. Quella sensazione, sai? Il profumo del pane appena sfornato, il sugo che ribolliva lento, le sue mani, stanche ma amorevoli, che impastavano.
Penso che sia questo, il cuore della gastronomia: l’unione di sapori, di tecniche… ma soprattutto di emozioni. È la storia che c’è dietro a ogni ingrediente, la terra che lo ha nutrito, le mani che lo hanno raccolto. È tutto un insieme. Come un puzzle, no? Dove ogni pezzo, anche il più piccolo, è fondamentale.
- Tecniche di cottura: dal segreto della nonna per il ragù, alle nuove tecniche di sous-vide che ho visto usare dallo chef del ristorante giapponese, vicino casa.
- Ingredienti: il pomodoro dell’orto di mio zio, che ha un sapore che non ho mai trovato da nessun’altra parte. Oppure, il pesce freschissimo che prendo al mercato ogni sabato.
- Cultura e storia: ogni piatto è una storia, una tradizione. La pasta e fagioli, per esempio, è un piatto che mangio da sempre e mi fa pensare alla mia infanzia.
Poi, c’è la parte più scientifica, che non mi appassiona molto, ma che so essere importante. Biologia, chimica… cose che si studiano, no? Ma per me, l’anima della gastronomia resta quella cosa lì, quella sensazione, quella magia… che ti fa sentire a casa. Anche se, a volte, la nostalgia mi mangia, come un dolce troppo buono. E penso a nonna…
Cosa sono gli eventi enogastronomici?
Sai, gli eventi enogastronomici… stanotte ci penso, a quei profumi, a quel chiasso allegro. Un misto di cose, un groviglio di sensazioni, che ti lascia addosso un sapore strano, dolce e amaro insieme.
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Sapori di casa: Ricordo la sagra del paese, quest’anno, fragole e vino rosso, una cosa semplice, ma così… vera. L’aria piena di risate, le bancarelle tutte illuminate. Mia nonna, che mi guardava con gli occhi lucidi, mentre assaggiavo quella torta, la sua ricetta segreta.
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Momenti rubati: Poi, penso a quell’altra volta, a Firenze, tra le viuzze strette. Un calice di Chianti, e un lampredotto che mi ha fatto venire un po’ di nostalgia, della mia infanzia. Un po’ di malinconia, sai?
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Un pezzo di storia: In fondo, sono più che semplici feste, sono pezzi di storia, di cultura, di tradizioni che si tramandano. Ogni piatto, ogni vino, racconta una storia, e tu, in quel momento, ne diventi parte.
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L’anima di un luogo: Quest’anno, ho trovato un festival dedicato al pesce spada a Mazara del Vallo. Non avrei mai immaginato tanta passione in ogni boccone. Un’emozione quasi palpabile.
E poi, ci sono le persone. Il sorriso di chi lavora, lo sguardo felice di chi gusta. Tutta questa gente che si ritrova, unita dal piacere di condividere qualcosa di buono, di autentico. Questo è ciò che li rende speciali. Questi eventi, lo sai, ti cambiano un po’ dentro. Un po’ come una carezza.
Ecco, forse è questo, il vero sapore degli eventi enogastronomici.
Quando un prodotto è tipico?
Tipicità. Radici in un territorio. Legato a tradizioni, saperi antichi. Trasmessi, immutati nel tempo. Decisivi.
- Territorio: Origine geografica definita. Essenziale.
- Tradizione: Metodi di produzione consolidati. Secolari. Non negoziabili.
- Saperi: Conoscenze tramandate. Generazioni di esperienza. Custodiscono l’autenticità.
Ho assaggiato il Culatello di Zibello DOP. Stagionato nelle cantine umide lungo il Po. Un sapore unico. Impossibile replicarlo altrove. Questo è tipico. Questo è valore.
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