Cosa si mangia a Napoli per Santo Stefano?

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A Napoli, il pranzo di Santo Stefano spesso inizia con un antipasto simile a quello pasquale: un tagliere ricco di fellata, ovvero affettati misti, formaggi, olive e conserve di verdure. Questa tradizione privilegia il recupero degli ingredienti, riproponendo sapori già apprezzati durante le feste natalizie.

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Oltre il Panettone: I Sapori di Santo Stefano a Napoli

Napoli, città dai mille volti, non si ferma nemmeno il giorno di Santo Stefano. Mentre il resto d’Italia si abbandona a sonni riparatori o a tranquille passeggiate, nelle case partenopee si respira un’atmosfera vivace, animata dai profumi intensi e avvolgenti di un pranzo che, più che una semplice consumazione, rappresenta una vera e propria celebrazione del gusto e della convivialità. E se il Natale è dominato dal trionfo del panettone e degli struffoli, Santo Stefano apre le porte ad una cucina più intima, legata alla tradizione e al recupero sapiente delle risorse.

Dimenticate le tavolate imbandite con piatti elaborati e sperimentali: il pranzo di Santo Stefano napoletano predilige la semplicità, la genuinità e il sapore autentico degli ingredienti. La maestria culinaria si esprime nella capacità di trasformare i resti delle festività in un’esperienza gastronomica di alto livello, evitando sprechi e valorizzando al massimo ogni singolo elemento.

Il cuore del pranzo, spesso anticipato da una ricca colazione a base di caffè e sfogliatella, risiede in un antipasto che potrebbe essere definito il “remake” del suo corrispettivo pasquale. Un vero e proprio trionfo di sapori e consistenze: un tagliere colmo di fellata, ovvero un’abbondante selezione di salumi misti, tra cui non possono mancare la soppressata, il capocollo e il prosciutto, accompagnati da una varietà di formaggi locali, dalla provola affumicata al pecorino stagionato. Il tutto è arricchito da un coro di sapori decisi: olive nere e verdi, fragranti pomodorini secchi, gustose conserve di peperoni o melanzane, che si sposano perfettamente con il pane rustico, appena sfornato, che funge da perfetto veicolo per assorbire ogni goccia di sapore.

Questa scelta non è casuale. La fellata di Santo Stefano rappresenta un momento di riflessione culinaria, una rivisitazione creativa di ingredienti già presenti sulla tavola natalizia, un’occasione per gustare nuovamente sapori apprezzati nei giorni precedenti, evitando però la ripetitività. È una dimostrazione di come la cucina napoletana, pur nella sua semplicità, sia capace di esprimere una straordinaria ricchezza e creatività, trasformando il “riciclaggio” in un’arte raffinata.

Il pranzo prosegue poi con primi piatti tradizionali, spesso a base di pasta e legumi, o con un arrosto leggero, preparato con i resti dell’agnello o del cappone natalizi. Il dolce, infine, può variare: dal semplice babà inzuppato nel rum, ad una torta semplice di frutta secca, un dolce umile ma dal sapore intenso, che conclude in bellezza una giornata all’insegna della semplicità e dell’autentico sapore napoletano. Un sapore che, oltre a nutrire il corpo, nutre l’anima, regalando un ricordo indelebile di una tradizione che si tramanda di generazione in generazione.

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