Cosa significa un vino rotondo?

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«Rotondo», in enologia, descrive un vino dalla texture morbida e avvolgente, dove la pienezza gustativa, data dall'equilibrio tra dolcezza, acidità e tannini, garantisce un'esperienza sensoriale armoniosa e piacevole al palato. Assenza di spigoli, solo carezze.

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Vino rotondo: cosa significa? Caratteristiche e descrizione.

Ah, il vino rotondo… mi fa venire in mente una sera a Firenze, tipo a novembre del 2018. Eravamo in una piccola enoteca vicino a Ponte Vecchio, non ricordo esattamente il nome, forse “Da Mario”? Comunque, il proprietario, un signore con dei baffi enormi, ci ha fatto assaggiare un Chianti Classico Riserva.

Ecco, lui lo definiva “rotondo”.

E aveva ragione. Non so se era l’atmosfera, il profumo del cuoio delle borse che vendevano lì vicino, o proprio il vino, ma aveva una morbidezza incredibile. Niente spigoli, niente acidità che ti pizzica la lingua. Era come una coccola. Mi sa che la bottiglia costava tipo 25 euro, non ricordo benissimo.

Per me, “rotondo” significa proprio questo: un vino che ti abbraccia, che ti fa sentire a casa. Un vino che non ti fa pensare a nient’altro se non al momento presente.

In breve:

Un vino rotondo è morbido, pieno, con bassa acidità e tannini. I sapori dolci equilibrano quelli acidi e tannici, risultando in un vino gentile e liscio.

Cosa vuol dire vino rotondo?

Vino rotondo… la parola stessa evoca immagini, sensazioni… un abbraccio caldo, vellutato. Un’esperienza sensoriale che si espande, lenta, come un tramonto sul mare di Sardegna, il mio mare. Ricorda il tepore del sole estivo sulla pelle.

Un vino rotondo è armonia, un equilibrio perfetto. Dolcezza e acidità si intrecciano in un ballo elegante, un tango silenzioso sulla lingua. I tannini, quasi assenti, lasciano spazio a una carezza. Non un attacco aggressivo, ma una lenta, dolce conquista. Come una promessa sussurrata all’orecchio. Un ricordo di infanzia, il profumo dei fichi d’India nel giardino di casa.

È pienezza, corpo, sostanza. Non un semplice sorso, ma un’immersione totale. Come sprofondare in un letto di petali di rosa, morbido, avvolgente. Un senso di completezza, un appagamento profondo. Questo è il vino rotondo per me. Un ricordo, un sogno, una sensazione.

  • Morbidezza: una carezza, non un pugno.
  • Pienezza: una completezza che riempie.
  • Equilibrio: dolcezza e acidità in armonia.
  • Scarsa acidità e tannino: una carezza, non un morso.

Il vino rotondo, come un respiro profondo, lascia una traccia indelebile. È un’esperienza. Ricorda il sapore di un’estate passata a Villasimius, con il profumo del mare e del mirto. Ricordo la gioia incontenibile di quei giorni spensierati, come quel vino, perfetto, inebriante. Un’immagine, un’emozione. Un sapore intenso e caldo come il ricordo di un amore passato.

Cosa significa gusto rotondo?

Gusto rotondo? Armonia. Nessun acuto stridente.

  • Equilibrio, ecco la chiave. Amaro, acido, dolce, corpo. Tutti in sordina, nessuno che urli. Come una sinfonia ben diretta. A volte la semplicità è l’arte più ardua.
  • Piatto, l’opposto. Anima spenta. Manca qualcosa. Forse un ricordo sbiadito.
  • Un caffè non è solo una bevanda. È una pausa. È un’occasione. È un pretesto.
  • Ricordo quel caffè in Vietnam. Troppo forte. Troppo amaro. Ma vero.

Informazioni aggiuntive: Un caffè può essere rotondo anche se presenta una spiccata acidità, purché quest’ultima sia bilanciata da una dolcezza e un corpo altrettanto presenti.

Come si fa a riconoscere un buon vino?

Ecco come riconoscere un buon vino, senza troppi formalismi:

  • Limpidezza e colore: Già l’aspetto visivo ci dà indizi preziosi. Un rosso rubino intenso spesso promette bene, un bianco opaco… insomma, diciamo che desta qualche sospetto. Ricordo un Gewürztraminer alsaziano che brillava come oro liquido: una gioia per gli occhi, preludio a un’esperienza indimenticabile!

  • Il profumo: Annusare è fondamentale. Un bouquet complesso, con note fruttate, speziate, magari un accenno di cuoio o tabacco… è un segno di profondità. Se sentite solo odore di tappo o aceto, meglio lasciar perdere.

  • Il gusto: L’equilibrio è la chiave. Un buon vino deve avere una buona acidità, tannini (se rosso) ben integrati, alcolicità presente ma non invadente. Deve persistere in bocca, lasciando un ricordo piacevole.

  • E poi, fidatevi del vostro istinto: Spesso è la sensazione che il vino ci trasmette a fare la differenza. Un vino può essere tecnicamente perfetto, ma se non ci emoziona, beh, non è il vino giusto per noi. Come diceva mio nonno, “Il vino è come l’amore, se non ti fa battere il cuore, lascialo stare!”.

  • Un consiglio extra: Non fatevi ingannare dal prezzo. Ci sono ottimi vini a prezzi accessibili e vini costosi che non valgono la spesa. Esplorate, sperimentate, e trovate i vostri preferiti!

La vera qualità, in fondo, sta nella capacità di un vino di evocare emozioni, di raccontare una storia, di farci compagnia in un momento speciale. E questa, amici miei, è una cosa molto personale.

Cosa si intende per verticale di vino?

Mamma mia, la verticale di vino! Mi ricordo una volta… ero a Montalcino, credo fosse il 2018, in una piccola cantina a conduzione familiare.

  • Verticale: Assaggiare lo stesso vino, stesso produttore, ma annate diverse. Praticamente un viaggio nel tempo!

Il sommelier ci aveva preparato una serie di Brunello, dal 2010 al 2015. Una cosa incredibile. Sentivi proprio come il clima, le stagioni, avevano plasmato il vino in modo diverso ogni anno.

  • Obiettivo: Capire come il vino cambia con il tempo, come invecchia, e quanto l’annata influenzi il sapore. Un vero esame del DNA del vino, insomma!

Eravamo tutti lì, un gruppetto di appassionati, con i nostri calici che roteavano. Che emozione! Adesso mi è venuta voglia di tornare a Montalcino.

  • Esperienza: Si valutano le sfumature, la complessità, l’evoluzione del vino nel tempo. Un’esperienza che ti fa capire veramente la passione e il lavoro che c’è dietro ogni bottiglia.

Che cosa si assaggia durante una degustazione verticale?

Che cosa si assaggia durante una degustazione verticale? Un’orgia di annate, amico mio! Un viaggio nel tempo, un rollercoaster di tannini e sentori! Immaginati: è come assaggiare la stessa persona, ma a diverse età, da adolescente impacciato a nonno con la barba bianca e un passato movimentato. Ogni sorso è un’esperienza a sé!

  • Evoluzione del gusto: Vedi come cambia il vino col tempo, da cucciolo vivace a leone invecchiato!
  • Differenze climatiche: Ogni annata è una storia climatica, un’avventura a sé. Quest’anno, per esempio, il mio Chianti aveva un retrogusto di sole estivo, mentre quello del ’98, poverino, di pioggia battente!
  • Il tocco del produttore: L’impronta inconfondibile di chi ha creato il nettare degli dei, ma vista in diverse fasi della sua vita professionale.

Mio cugino, quello che si crede un sommelier (ma in realtà apre le bottiglie col cavatappi a scatto!), mi ha detto che una volta ha partecipato a una verticale di Barbaresco… Dice che sembrava di guardare un vecchio film in bianco e nero: le emozioni, più intense ma diverse, quasi nostalgicamente belle! Sai, come quelle foto sbiadite che trovi nel tuo vecchio baule? Appunto. Quest’anno, però, mi sa che vado a provare io quella verticale di Brunello!

#Rotondo #Vino