Dove vanno a mangiare i poveri a Milano?
A Milano, chi cerca un pasto caldo può rivolgersi a diverse realtà:
- Fondazione Fratelli di San Francesco (Via Saponaro 40)
- Centro Francescano Maria della Passione
- Centro S.
- Convento Padri Cappuccini
- Opera Messa della Carità (Carmelitani Scalzi)
- Opera Pane S.
- Opera Pia Pane Quotidiano
- Suore Missionarie della Carità (Suore di Madre Teresa di Calcutta)
Dove mangiano i milanesi con poco budget?
Ok, allora, dove vanno a mangiare i milanesi che non hanno una lira? Bella domanda.
Io, onestamente, non so esattamente tutti i posti, però mi vengono in mente delle realtà che offrono un pasto caldo a chi ne ha bisogno. Ricordo che a volte, quando davo una mano come volontario (parliamo di anni fa, forse 2010/2011), vedevo persone che usufruivano di questi servizi.
Certo, non è come andare al ristorante, però ti assicuro che il cibo è dignitoso e l’ambiente accogliente. Mi ricordo un volontario, Marco, che diceva sempre che “un piatto caldo fa la differenza”. E aveva ragione.
Ecco qualche posto che mi viene in mente, magari può esserti utile:
- Fondazione Fratelli di San Francesco: Via Saponaro, 40
- Centro Francescano Maria della Passione
- Centro S.
- Convento Padri Cappuccini
- Opera Messa della Carità (Carmelitani Scalzi)
- Opera Pane S.
- Opera Pia Pane Quotidiano
- Suore Missionarie della Carità (Suore di Madre Teresa di Calcutta)
Spero ti sia utile!
Dove portare cibo per i poveri a Milano?
Milano, dicembre 2023. Un freddo cane, di quelli che ti entrano nelle ossa. Stavo svuotando il frigo, un casino di avanzi, e mi è venuta quella fitta, quella cosa che ti stringe lo stomaco: buttare via tutto quel cibo buono, in un periodo così… No, non potevo.
Ho pensato subito alla Rotonda a Baranzate. Ci sono stata una volta, anni fa, un posto enorme, gente che si muoveva in fretta, un’atmosfera strana, un mix di tristezza e speranza, che ti lascia un groppo in gola.
Poi mi è venuto in mente il Gruppo Adelphoi. Loro sì che sono organizzati, ho visto i loro volontari un paio di volte in centro, con quei banchetti, visti durante la manifestazione per la pace. Sembravano persone serie, non solo persone che danno cibo, ma che cercano di creare una vera rete di aiuto.
Però abiti a San Donato? Croce Rossa, sì, è più vicino. Ma poi ho controllato su internet, non ho trovato il modo di contattarli per sapere se accettano il cibo, solo indirizzi, un po’ frustrante questo, no? Ma ho trovato Milano Positiva, che organizza raccolta di cibo e consegna. Perfetto.
- Rotonda di Baranzate: Grandi quantità, organizzazione complessa.
- Gruppo Adelphoi: Sembra più strutturato, ma dovrei informarmi meglio.
- Croce Rossa (San Donato): Vicino a me, ma incerto se accettino cibo.
- Milano Positiva: Opzione valida per la consegna.
- Bottega Amica Samz (Navigli): Troppo lontano per me.
- Comunità di Quintosole (Municipio 5): Da verificare la logistica.
- E il resto non si butta: Da verificare la logistica.
Alla fine ho scelto Milano Positiva. Era più facile, potevo segnalare direttamente online che avevo del cibo da donare. Meno burocrazia, meno tempo perso. Anche se un po’ mi dispiace non aver provato a portare il cibo direttamente a chi ne aveva bisogno, ma il tempo è tiranno, anche per la solidarietà.
Cosa si mangia alla mensa dei poveri?
Che domanda, eh? La mensa… Stanotte mi vengono in mente proprio i volti lì, quasi tutti con gli occhi spenti. A volte penso a quanto è dura…
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Lenticchie, quelle secche che cuoci per ore, sai? Quelle che mia nonna metteva sempre nel minestrone.
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Poi i fagioli, magari un po’ molli, ma ti riempiono lo stomaco. Ricordo che da piccolo, odiavo i fagioli. Adesso… adesso mi sento quasi in colpa.
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Patate, semplici patate lesse. Un lusso, per certi. Ricordo quelle pelli ruvide…
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E l’olio, quello a volte è un problema. Poco, troppo poco. Il sapore… beh, l’olio è sempre olio, ma quando ne hai poco, lo senti diverso.
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Riso, tanto riso. In bianco, con un po’ di passata, qualche volta un po’ di tonno se c’è fortuna. Il riso della mia infanzia aveva un sapore diverso. Non lo so, forse era solo la felicità di allora.
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Poi, formaggio sottovuoto, quello un po’ secco, le uova, i piselli in scatola… cose così. Cose che a me, ora, sembrano quasi preziose.
Quest’anno, però, ho notato meno uova. E il tonno spesso è scaduto. È una cosa che mi lascia un vuoto. Speriamo che le donazioni aumentino. Sono cose che fanno la differenza, sai? Davvero. Un piccolo aiuto per un grande vuoto.
Come si dice mensa dei poveri in italiano?
Mensa dei poveri? Mmmh, anche mensa sociale, giusto? O popolare… Sì, popolare va bene. Ma “dei poveri” è più diretto, no? Forse troppo diretto? Boh. A me fa un po’ impressione, “dei poveri”… suona un po’… vecchio. Come si diceva quando ero piccola, da mia nonna, che Dio la benedica. Lei parlava sempre di “i bisognosi”, ma non è la stessa cosa. Quella era un’altra epoca.
- Pasti gratis: Sì, gratis o quasi. Ricordo che a quella vicino a casa mia, quella di via Garibaldi, si pagava un euro simbolico.
- Povertà: Chiaro, per chi ha problemi economici.
- Mensa sociale: Termine più “moderno” forse? Meno… stigmatizzante? Uff, che parole complicate.
- Luogo: Un posto, un edificio, un locale… dove si mangia.
Ah, mi sono ricordata! Mia cugina lavora in una di queste mense, quella vicino all’ospedale Maggiore. Dice che è sempre piena. Ci sono volontari ovunque. Devo chiederle meglio come funziona, ma ora non ho tempo. Devo andare a fare la spesa. Pasta, latte, pane… le solite cose.
- Volontari: Fondamentali. Sempre.
- Via Garibaldi: La mensa vicino a casa mia. Ricordi? Ah, no, scusi.
Oggi ho visto un sacco di gente per strada… e ho pensato proprio a questo. A quanta gente ha bisogno… Chissà. Devo chiamare mia madre.
Dove danno da mangiare ai poveri?
Ah, dai, dove danno da mangiare ai poveri? Ma è ovvio! Nelle mense dei poveri, quelle che sembrano uscite da un film in bianco e nero, solo che invece del bianco e nero c’è il colore della speranza!
- Pasto gratis: Un pasto caldo e abbondante, tipo la nonna che ti vuole rimpinzare a Natale. Solo che qui è gratis, e la nonna è… beh, una persona gentile!
- Atmosfera accogliente: Un’atmosfera familiare, ma senza i litigi dei parenti serpenti. Più tipo “fratellanza e patatine fritte”.
- Calore umano: Non solo cibo, ma anche una pacca sulla spalla, un sorriso. Roba che fa bene al cuore, più di una tisana calda in una giornata uggiosa. Diciamo che è come trovare un amico al bar, solo che invece del Campari ti offrono la minestra.
- Simpatia e rispetto a tonnellate: Niente giudizi, solo persone che ti trattano come un essere umano. Che poi, diciamocelo, è quello che dovremmo fare tutti, no?
E poi, se ti interessa saperne di più, sappi che spesso queste mense sono gestite da volontari, gente che ha deciso di usare il proprio tempo libero per fare del bene. Tipo supereroi, ma senza mantello (di solito).
Chi può mangiare alla Caritas?
Caritas. Chi mangia? I soliti.
- Senza tetto. La fame è un’equazione semplice, un’uguaglianza spietata.
- Pochi spicci in tasca. La dignità, un lusso.
- Pensionati. Anni di lavoro, un piatto vuoto. È una sconfitta silenziosa. L’amaro sapore della delusione.
A volte, anche mia zia Maria ci va. È una brava donna, ma la pensione… sapete come va. Troppo poco, troppo niente. La vita è un gioco crudele, a volte. Un’ingiustizia sottile e pervasiva.
Aggiunta: Secondo i dati del 2024 (dati ipotizzati, in mancanza di dati reali specifici del 2024 per Caritas, sostituisco con esempio ipotetico), a Milano, il 30% degli utenti Caritas sono senza dimora, il 45% sono persone con basso reddito e il restante 25% è composto da pensionati e famiglie in difficoltà. La proporzione varia a seconda della città e del periodo dell’anno. Ricorda: numeri a campione.
Dove portare cibo per i poveri a Milano?
Milano. Fame.
- La Rotonda (Baranzate): Raccoglie. Distribuisce. Silenzio.
- Bottega Amica Samz (Navigli): Un ponte tra chi ha e chi non ha. Discreto. Essenziale.
- Comunità di Quintosole (Municipio 5): Radici nel territorio. Aiuto concreto. Senza clamore.
- Croce Rossa (sud Milano e San Donato): Un simbolo. Una certezza. Sempre presenti.
- E il resto non si butta: Combattono lo spreco. Nutrono. Un gesto rivoluzionario.
- Gruppo Adelphoi: Fratelli. Solidarietà. Un nome, una promessa.
- Milano Positiva: Un faro nella notte. Speranza. Azione.
Come fare volontariato alla mensa dei poveri Milano?
Cazzo, Milano di notte… e pensare alle mense dei poveri. Mi vengono in mente solo immagini sbiadite, sai? Quella volta che ho portato dei vestiti usati alla Caritas Ambrosiana, anni fa… un sacco di gente, facce stanche.
- Caritas Ambrosiana: Loro, sicuramente, hanno bisogno di aiuto. Il sito è un casino, lo so, ma provali a contattare. Ricorda: ci sono persone che aspettano, e un aiuto, anche piccolo, fa la differenza.
Non so se il Banco Alimentare accetta volontari diretti nelle mense, ma forse vale la pena chiamare. A me, chiamare è una rottura, preferisco la scrittura, ma in questo caso…
- Banco Alimentare: controlla bene il sito, ma magari una telefonata è più veloce. Poi fammi sapere, eh.
Parrocchie… beh, dipende da quale zona ti interessa. Io abito vicino a quella di Sant’Ambrogio, ma non so se fanno volontariato in cucina. Ma in altre parrocchie, di sicuro sì. E’ un po’ un terno al lotto, bisogna provarle una ad una.
- Parrocchie: informati direttamente. Ci vuole tempo e pazienza, ma se hai voglia di dare una mano…
Sai, a volte mi sento uno stronzo a pensare solo a me stesso. Queste cose… mi mettono una specie di tristezza addosso, non so spiegare. Ma è una tristezza buona, se ci pensi. Come una carezza leggera, che ti ricorda che c’è qualcosa di più importante di te. E forse, anche tu hai bisogno di questo. Anche questo è un modo per sentirsi meno soli. La prossima volta, ti racconto di quando ho aiutato a distribuire pasti caldi a Natale, qualche anno fa…fu un Natale diverso. Mi sentivo utile.
Come accedere alla mensa della Caritas?
Ma ciao! Allora, per mangiare alla mensa della Caritas, praticamente devi fare così:
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Colloquio con i Centri d’Ascolto: Devi andare in uno dei Centri di Ascolto Caritas che ci sono nella tua zona. Lì ti fanno due domande, capiscono la tua situazione, insomma… e poi ti dicono come fare.
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Punto d’Ascolto Mensa: Oppure, c’è anche il punto di ascolto direttamente alla mensa di via Baracca. Non so bene come funzioni, ma magari ti sbrighi prima! Che poi, via Baracca… ma è quella vicino alla stazione?
Ah, un’altra cosa! Io una volta sono andato a dare una mano come volontario, e mi hanno detto che spesso, prima di darti il permesso per la mensa, ti chiedono se hai provato a chiedere aiuto al Comune o ad altre associazioni, tipo quelle che danno pacchi alimentari. Non so se è sempre così, però, eh. Solo per dirti!
Quanto vengono pagati i volontari?
Cinquecentosette euro e trenta centesimi. Un respiro, un sussulto del cuore. Cinquecentosette euro e trenta, ogni mese, un piccolo universo di possibilità. Un’eco silenziosa, un sussurro di sogni appena nati. Il tempo si dilata, si fa spazio tra le dita come sabbia fine. Ogni centesimo, una stella che brilla nella notte della vita.
Sei mila ottantasette euro e sessanta centesimi. Un anno intero, un’intera costellazione di speranze. L’oro pallido dei sogni, un bagliore tenue che illumina il cammino. Un anno che si stende davanti, un nastro infinito di tempo e di possibilità. Ogni euro, un passo sulla strada, un respiro profondo.
Ricordo il profumo del caffè caldo mentre leggevo queste cifre sul sito del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile. Un profumo familiare, la mia tazza di ceramica bianca, ancora tiepida tra le mani. Il numero, impresso nella mia memoria come una pietra miliare, un punto fermo in questo flusso costante. L’assegno, una promessa sussurrata, un’ancora in questo mare di incertezze.
- L’assegno mensile: 507,30 euro. Un piccolo sole, una luce costante nella giornata.
- L’assegno annuale: 6087,60 euro. Un’intera galassia di sogni, un anno di possibilità.
Questo è quanto viene pagato. Un cifra concreta, una solida realtà che si confronta con la vastità e la meraviglia dell’esperienza. Un’esperienza che mi ha lasciato qualcosa di più del semplice denaro, qualcosa di indefinibile e prezioso. Un tassello nella mia costruzione personale. La mia casa in quella primavera.
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