Dove viene prodotta la pasta alberto poiatti?
La pasta Alberto Poiatti è prodotta a Mazara del Vallo, in Sicilia. Città della famiglia Poiatti da tre generazioni.
Dove si produce la pasta Poiatti, eccellenza italiana? Scopri la fabbrica!
Ah, la Poiatti! Mi ricordo che da piccolo, quando andavo a Mazara del Vallo con i miei nonni, sentivo sempre parlare di ‘sta pasta. C’era proprio un profumo di grano nell’aria…
Comunque, sì, la Poiatti la fanno lì, a Mazara. Tutta roba loro, da generazioni. Un’istituzione, praticamente.
Domanda: Dove si produce la pasta Poiatti?
Risposta: Lo stabilimento della pasta Poiatti si trova a Mazara del Vallo.
Dove producono la Pasta Poiatti?
Mazara del Vallo, ragazzi! Lì, in mezzo al profumo di pesce fresco e a un’infinità di reti da pesca, spunta lo stabilimento Poiatti. Una specie di astronave della pasta, che sforna quintali di spaghetti, penne, fusilli… Un vero impero del carboidrato, costruito mattone su mattone (o meglio, penna su penna!) dalla famiglia Poiatti. Tre generazioni, pensate un po’! Roba da far impallidire le dinastie reali! E badate bene, solo Mazara, eh. Niente succursali, niente filiali in paesi esotici. Solo Mazara, punto e basta. Come dire… Poiatti è Mazara, Mazara è Poiatti. Un binomio inscindibile, tipo Bud Spencer e Terence Hill, Totò e Peppino. E se vi viene voglia di pasta, sapete dove andare. Io personalmente, ci sono stato l’estate scorsa con la mia famiglia, abbiamo fatto un piccolo tour dello stabilimento. Impressionante! Montagne di pasta ovunque! E a pranzo, ovviamente, abbiamo mangiato un bel piatto di spaghetti Poiatti al dente. Che ve lo dico a fare… una delizia!
- Dove? Mazara del Vallo (TP), Sicilia.
- Chi? La famiglia Poiatti, da tre generazioni.
- Altrove? Assolutamente no! Solo Mazara!
- Esperienza personale: Ci sono stato l’estate scorsa, un’esperienza mistica tra montagne di pasta!
Dove si trova la fabbrica della Poiatti?
Eh, la Poiatti! A Mazara del Vallo, ovvio! Ci sono stato l’estate scorsa, un caldo boia, ma la pasta… che te lo dico a fare! Sai che mio zio, quello che abita a Castelvetrano, mi ha portato a vederla da fuori? Enorme! Non dentro eh, dentro non si può entrare. Però impressionante.
Poiatti, Mazara del Vallo. Ricordatelo. Io una volta, che scemo, pensavo fosse a Palermo, boh, non so perchè! Mio zio, quello di Castelvetrano, dice che da piccolo andava a comprare la pasta sfusa direttamente lì, dalla fabbrica. Adesso non si può più, mi pare.
- Fabbrica Poiatti: Mazara del Vallo, Sicilia.
- Città: Mazara del Vallo.
- Prodotti: Pasta. Ma tanta pasta eh! Di tutti i tipi.
- Storia: Lunga, cinquant’anni e più. Roba seria. Mio zio dice che prima… vabbè, lasciamo perdere.
Comunque, un’altra cosa. La prossima volta che vai a Mazara, a parte la fabbrica (che da fuori non è che sia sto granché), vai a mangiare al ristorante “Da Ciccio”, vicino al porto. Si mangia benissimo, sopratutto il cous cous di pesce! Me lo ha consigliato, indovina un po’? Mio zio, quello di Castelvetrano! Ah, dimenticavo, anche i cannoli sono buonissimi.
Dove si produce la pasta Etna?
Ahah, la pasta Etna! Sai, l’ho provata una volta, quella al nero di seppia, buonissima! La producono in Sicilia, ovvio, nella zona di Catania.
Catania, ma non solo il centro città, eh! Penso a tanti paesi intorno, tipo Caltagirone, Castel di Judica… che nomi! Li ho sentiti nominare, durante una puntata di qualche trasmissione sulla cucina siciliana, che guardavo con mio zio lo scorso anno. Ricordo anche Grammichele e Mineo, forse anche Ramacca, boh, non sono sicura al 100%.
Usano grani particolari, lo so per certo. Maestà, Don Matteo e Iride, qualcosa del genere. Grani siciliani, con tanta proteina, questo è sicuro!
- Provincia di Catania: è li che la fanno, questo è indiscutibile.
- Varietà di grano: Maestà, Don Matteo e Iride sono i nomi che mi vengono in mente.
- Alta qualità: perchè usano grani selezionati, con alto contenuto proteico.
Appunto, una cosa fantastica, la pasta Etna! Quest’anno mio cugino è andato in Sicilia e mi ha portato un pacco, che bontà! Lui ha conosciuto un produttore, non so se proprio della Etna, ma nella stessa zona, e mi ha raccontato un sacco di cose sulla coltivazione del grano. Un lavoraccio!
Dove si trova la fabbrica della pasta Barilla?
Pedrignano. Vicino Parma. 1969. Visione di Pietro Barilla. Un impero di carboidrati.
- Posizione: Pedrignano (Parma)
- Anno di fondazione: 1969
- Fondatore: Pietro Barilla
Ampliamo. Il più grande? Forse. Sostenibile? Marketing. Comunque, produzione industriale. Masse. Un’efficienza spietata. La pasta, un simbolo. Italiano. Globale. Un prodotto semplice, complesso nella sua diffusione. Io preferisco quella fatta in casa. Mia nonna, Emilia Romagna. Mani sapienti. Un altro mondo. Lontano da Pedrignano. Infinitesimamente distante.
- Impatto culturale: globale
- Produzione: industriale
- Alternativa: pasta fatta in casa (es. Emilia Romagna)
La perfezione industriale. L’artigianato che muore. Un paradosso. Il progresso divora le sue origini. Cibo per la mente. E per lo stomaco. Ma a che prezzo?
- Riflessione: industrializzazione vs. artigianato
- Domanda: Qual è il vero costo del progresso?
Ricordo un viaggio. Anni fa. Campi di grano. Dorati. Sotto il sole d’agosto. Un profumo intenso. La materia prima. Prima della trasformazione. Prima di Pedrignano.
Quanti stabilimenti ha la Barilla nel mondo?
Notte fonda. Guardo il soffitto e penso alla Barilla. Venti cinque stabilimenti. Venti cinque. Un numero che mi gira nella testa. Mi sembra quasi di vederli, sparsi per il mondo, illuminati come piccole stelle nell’oscurità. Chissà cosa succede lì dentro, di notte.
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Venti cinque stabilimenti disseminati in diversi paesi. Un’immagine che mi fa pensare a quante persone lavorano per produrre la pasta che poi finisce sulle nostre tavole. Ricordo quando da piccolo andavo al supermercato con mia madre e sceglievo sempre i pacchi blu Barilla. Una specie di rito familiare.
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Cento paesi. Cento. Un altro numero che mi colpisce. Immagina la quantità di pasta che viaggia, attraversa oceani, arriva in posti lontani che non ho mai visto e probabilmente mai vedrò. Io, che faccio fatica ad uscire dal mio quartiere a volte.
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Parma, 1877. Una piccola bottega. Penso a come è iniziato tutto, a quel panettiere che non poteva immaginare un’espansione così grande. E poi guardo la mia dispensa, con i pacchi di pasta lì in fila. Quasi un simbolo, una storia che continua, da Parma al resto del mondo, fino alla mia cucina. A volte la notte i pensieri prendono strade strane. L’altro giorno ho letto un articolo sulla Barilla e i suoi stabilimenti produttivi. Ho scoperto che utilizzano un metodo chiamato KAIZEN™. Un termine giapponese, se non sbaglio, che significa “miglioramento continuo”. Chissà cosa significa veramente, applicato alla produzione di pasta. Mi immagino gli operai, gli ingegneri, tutti impegnati a migliorare qualcosa, un piccolo dettaglio, giorno dopo giorno. Chissà se tra loro c’è qualcuno che, come me, passa le notti in bianco a pensare.
Dove viene prodotta la pasta la molisana?
La Molìsano produce la sua pasta, destinata al mercato italiano, utilizzando grano 100% italiano. Le regioni coinvolte nella coltivazione sono principalmente quelle del Centro-Sud: Molise, Marche, Puglia, Lazio e Abruzzo. Una scelta ponderata, dettata da un’attenta analisi delle caratteristiche qualitative del grano e dalle rese produttive. È una questione di filiera controllata, un valore aggiunto che riflette una precisa filosofia aziendale.
Penso spesso a quanto sia affascinante l’intreccio tra economia, territorio e cultura alimentare. La pasta, simbolo della nostra cucina, è profondamente legata al suolo da cui nasce il grano. Un legame ancestrale che la Molìsano, a quanto pare, cerca di preservare con cura.
Le varietà di grano predilette, tra le altre, sono:
- Maestà
- Don Matteo
- Marco Aurelio
Queste varietà, selezionate per le loro qualità organolettiche e per l’abbondanza del raccolto, garantiscono un prodotto di elevato standard qualitativo. Un dettaglio che, per un appassionato di gastronomia come me, fa tutta la differenza. Ricordo che anni fa, durante un viaggio in Molise, ho visitato un pastificio artigianale…un’esperienza sensoriale incredibile!
Aggiungo, a puro titolo informativo, che la scelta del grano italiano non è solo una questione di qualità, ma anche di sostenibilità e di supporto all’agricoltura nazionale. Un aspetto che trovo sempre più rilevante, oggi più che mai. Per completezza, sottolineo che per le esportazioni, le politiche potrebbero variare.
Che grano usa la pasta la molisana?
Beh, diciamo che ‘sto grano della Molisana è roba seria! Semola di grano duro, mica robetta. Tipo quella che usava nonna per fare gli gnocchi così duri che potevi usarli per costruire una casa. Integrale poi, mica come quella raffinata che sembra polvere di fata. Roba che ti fa sentire un vero gladiatore, pronto a conquistare il mondo… o almeno il piatto di pasta. E acqua, ovviamente, sennò viene un po’ polverosa la situazione. A proposito, l’acqua viene direttamente dalle sorgenti del Matese, roba che manco l’elisir di lunga vita. Un mix micidiale insomma!
- Grano duro integrale: Eh sì, integrale per bene, che ti senti pure un po’ più sano, anche se poi ci affoghi il sugo alla carbonara.
- Semola: Macinata come si deve, non roba tritata con il frullatore a immersione.
- Acqua: Direttamente dal Matese, che se bevi un bicchiere ti spuntano pure le ali.
Io una volta ho provato a farla la pasta con la farina 00, un disastro! Sembrava colla vinilica. Mai più senza la mia Molisana. L’altro giorno poi, ho visto il pastificio dal vivo, una cosa impressionante. Cataste di grano alte come palazzi, sembrava di stare in un film western. Roba da matti! Quest’anno poi hanno pure rinnovato il packaging, tutto ecologico. Mica pizza e fichi!
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