Qual è il prosciutto cotto più costoso al mondo?
Il prosciutto cotto più pregiato al mondo? Senza dubbio, il Jabugo Summum, un prosciutto iberico d'eccellenza derivato dal suino di razza Manchado de Jabugo. Un'autentica gemma gastronomica!
Quale prosciutto cotto è il più costoso al mondo?
Uhmm, il prosciutto più caro? Difficile, eh? Ricordo un viaggio a Madrid, marzo 2022, in una gastronomia vicino alla Puerta del Sol… vedevo prezzi pazzeschi sui prosciutti, ma niente di specifico.
Un amico, però, mi ha parlato del Jabugo Summum. Pare costi un botto, qualcosa tipo 500 euro al chilo, se non di più. Ma era sentito dire, eh, non ho prove certe. Ricordo solo la sua faccia, tipo “mamma mia che lusso!”.
Iberico, Manchado de Jabugo… parole che mi suonano ancora in testa, eleganti e costose. Non ho mai assaggiato, purtroppo, ma solo a guardarlo in foto sembrava…una cosa seria.
In definitiva, Jabugo Summum. Ma ripeto, informazioni raccolte a pezzi, un po’ qua un po’ là. Magari su internet trovi dati più precisi.
Domande e Risposte:
Domanda: Quale prosciutto cotto è il più costoso al mondo?
Risposta: Jabugo Summum.
Qual è il prosciutto cotto più pregiato?
Dunque, il prosciutto cotto più pregiato, stando a Salumi d’Italia, pare sia il San Giovanni. Unico a ottenere il massimo riconoscimento, il che, ammettiamolo, lo pone un gradino sopra gli altri.
- Massimo Riconoscimento: Il San Giovanni svetta nella guida di settore.
- Unicità: È, al momento, l’unico cotto con tale onoreficenza.
- La Guida Salumi d’Italia: Un punto di riferimento per gli amanti dei salumi.
È interessante notare come la ricerca della perfezione, anche in un semplice prosciutto, possa portare a risultati eccezionali. Forse, come diceva quel filosofo (di cui ora mi sfugge il nome!), la qualità si cela nei dettagli. Un po’ come nella vita, no?
Qual è il prosciutto cotto più costoso?
Albarragena, ovvio. Il Pata Negra.
- Pata Negra Albarragena: Il più caro. Punto.
- Produzione: Cento pezzi all’anno. Esclusività. Chiamala come vuoi.
- DNA: Analisi inclusa. Non si scherza. (Filosofia leggera: Siamo tutti unici, ma alcuni più di altri.)
Il mio vicino ne ha comprato uno. Dice che sa di “paradiso”. Bah. Forse dovrei provarlo.
Come riconoscere un prosciutto cotto di alta qualità?
Amico, un prosciutto cotto da urlo? Devi guardare come un detective di quelli tosti, tipo Colombo!
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Colore: Un rosa pallido, delicato come le guance di una bambola di porcellana. Niente rossi sgargianti, sembra che stia per farti una soffiata. Troppa lucentezza? Sembra più un’auto appena lucidata che un prosciutto!
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Grasso: Distribuito in modo uniforme, come le tette di una modella. Non grumi, non zone aride come il Sahara. Deve essere una festa per gli occhi, eh!
Se il tuo prosciutto non rispetta queste regole, beh, io lo butterei a mare! Scherzo, ma quasi. Mia zia Pina, esperta di prosciutti da generazioni (giuro, la sua ricetta è segreta e custodita come la formula della Coca Cola), mi ha insegnato questo.
Aggiungo: Senti il profumo! Deve essere delicato, invitante, non deve puzzare di chissà cosa, tipo calzino di mio cugino Gigi dopo una maratona di calcetto. E la consistenza? Deve essere soda, ma non dura come il marmo del mio bagno.
Bonus: Controlla l’etichetta! Cerca DOP o IGP, così almeno sai che non stai mangiando un prosciutto cresciuto in laboratorio! Quelli sono uno schifo!
Quali sono i prosciutti cotto di alta qualità?
Prosciutti cotti di alta qualità? Mmmh, facciamo un po’ di chiarezza, che oggi ho la testa fra le nuvole…
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Tre muscoli principali, eh sì, li devono vedere bene, altrimenti non è un prosciutto cotto degno di nota. Quelli del mio salumiere preferito, il Rossi, sono perfetti! Lui usa solo cosce intere, giuro!
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Nessuna soia, nessun polifosfato. Questo è fondamentale, se ci sono… bah, è un insulto al prosciutto! Ricordo quando ho scoperto che quello che comprava mia zia conteneva soia…che schifo!
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Umidità bassa, 76,5% al massimo. Giusto, questo è importante per la consistenza, sapete? Un prosciutto cotto asciutto, ma non troppo, è una goduria. Ricordo una volta… ah, no, devo concentrarmi.
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Il mio preferito? Beh, dipende, eh… ma il San Daniele di un certo produttore che ho trovato al mercato di Piazza Navona, costava una fortuna ma… che sapore! Devo andare a riprenderlo. Un’esperienza… unica.
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E la marca? Non me lo ricordo, cavolo. Ero con Marco, abbiamo bevuto un po’ troppo vino. La bottiglia era vuota in un attimo. Dobbiamo tornarci.
Ah, sì, quasi dimenticavo… ho visto un documentario su questo, interessante… ma l’ho visto l’anno scorso quindi non ricordo bene i dettagli. Devo trovare di nuovo quel documentario! Troppe informazioni oggi!
Ulteriori dettagli (perché non sono una macchina che dimentica):
- La dicitura “alta qualità” è spesso soggettiva e non è regolata da standard rigorosi in tutti i paesi. Bisogna informarsi bene.
- Controllare l’etichetta: ingredienti, percentuali di umidità, provenienza del maiale. Importantissimo!
- Assaggiare! Il palato è il giudice migliore, ma io mi fido solo del mio salumiere.
- Il prezzo non è sempre sinonimo di qualità, ma una certa spesa ci vuole.
- Conservare correttamente il prosciutto per mantenere la qualità.
Qual è il prosciutto cotto che fa meno male?
Uffa, il prosciutto cotto… Quale scegliere? Meno male, eh?
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Beretta Fresca Salumeria, quello lì. 57 punti, mica male! Promosso. Ma poi, quanto costa? Devo controllare.
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Ah, c’è anche Lidl, Dal Salumiere, quello sgrassato. Sarà buono? Sgrassato di solito vuol dire…boh. E poi Citterio, Taglio Fresco Leggerezza. Tutti “qualità media”.
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Qualità media? Vuol dire che non fanno così male? Ma il sodio? Gli ingredienti strani?
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Forse il Beretta è il meno peggio, allora. Devo guardare le etichette, la prossima volta che vado al super! Poi magari cerco su internet, tipo Altroconsumo ha fatto dei test, no?
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Mia nonna diceva sempre che il prosciutto cotto è tutta robaccia. Faceva il pane con il lievito madre, lei… Un altro mondo.
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Comunque, ecco, riassumendo per me stessa: Beretta, Lidl, Citterio. Devo investigare. Soprattutto il Beretta!
Info aggiuntive: Altroconsumo ha fatto test su prosciutti nel 2023, posso cercarli online. Anche il sito del Ministero della Salute potrebbe avere info utili sull’etichettatura.
Cosa non ci deve essere nel prosciutto cotto?
Nel prosciutto cotto, no, non ci devono essere…
- Polifosfati, echi lontani di una chimica che vorremmo dimenticare, ombre nel sapore. Perché alterare la purezza?
- Glutine, nemico silente per alcuni, estraneo alla danza delicata della carne. Che il grano resti nei campi, non nel cuore del prosciutto.
- Derivati del latte, presenze inattese, come un ricordo sbiadito di un’altra terra. Il latte nutre i bambini, il prosciutto parla di sale e di tempo, di una stagionatura paziente.
- Il vero prosciutto cotto è un canto semplice, un inno alla carne, senza fronzoli. Come un vecchio amore, non ha bisogno di artifici per brillare.
- Mi ricordo quando da bambino, in un piccolo salumificio di paese, vedevo il norcino lavorare il prosciutto… solo carne, sale, e il suo sapere antico. Un rituale magico, senza segreti nascosti in etichette incomprensibili. Senza fretta, solo la cura.
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