Qual è il vino più pregiato del mondo?

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"Il vino più pregiato? Château Margaux 1787. Valutato oltre 165.000 euro, non per asta, ma come risarcimento assicurativo. Un nettare di Bacco dal valore inestimabile."

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Vino più pregiato al mondo?

Il vino più pregiato del mondo? Uhm, domanda da un milione di dollari! O meglio, da centinaia di migliaia di euro.

Se devo dirti la verità, non sono un sommelier esperto, ma una volta ho sentito parlare di uno Chateau Margaux del 1787 che pare abbia raggiunto cifre astronomiche.

Mi pare che una bottiglia di questo vino sia stata valutata, tieni forte, più di 165.000 euro. Una follia!

Però, la cosa strana è che non si trattava di un’asta, ma di un risarcimento assicurativo. Pazzesco! Mi immagino la scena, l’assicuratore che suda freddo…

Domanda: Vino più pregiato al mondo? Risposta: Chateau Margaux, 1787. Valore stimato oltre 165.000 euro (risarcimento assicurativo).

Quanto costa il vino più pregiato del mondo?

Uffa, il vino più costoso… oddio, ma davvero qualcuno spende così tanto?

  • Romanée Conti del 2000, eh?
  • Domaine de la Romanée-Conti, che nome! Ma poi, 357.000 euro… da Sotheby’s Wine.
  • Mi ricordo che una volta ho bevuto un Tavernello da 3 euro, era imbevibile! Che differenza!

Ma cos’ha di speciale questo vino?

  • Boh, forse l’annata? Il 2000 era un buon anno per il vino? Devo controllare…
  • Oppure la cantina? O la rarità della bottiglia? Certo che Romanée Conti suona bene.

Ma poi, all’asta… chissà chi l’ha comprato. Un collezionista pazzo? Un sultano? Ah, la vita!

Qual è la bottiglia più costosa del mondo?

Stanotte non riesco a dormire. Chissà perché mi vengono in mente queste cose… bottiglie di whisky da milioni di dollari. Che mondo strano. L’Isabella’s Islay. Sei milioni e qualcosa. Più di quanto guadagnerò in tutta la vita, probabilmente.

  • Isabella’s Islay: il whisky più costoso.
  • Prezzo: 6,2 milioni di dollari. Una cifra assurda. Mi chiedo chi se lo può permettere.
  • Cristallo inglese, oro bianco, diamanti, rubini: tutta questa roba preziosa… e dentro del whisky. Io mi accontento di un bicchiere alla spina, di solito. Almeno il sabato sera. Quello buono, però, quello che costa un po’ di più.

Ricordo una volta, a Natale, mio nonno mi regalò una bottiglia di whisky scozzese. Niente di speciale, una cosa da venti euro forse. Ma per me era preziosa. La aprimmo insieme, un bicchierino io e uno lui, davanti al camino. Era buono, sì. Ma era l’atmosfera che lo rendeva speciale. Non credo avrei mai il coraggio di aprire una bottiglia da sei milioni di dollari, anche se potessi permettermela. Troppa pressione.

  • Whisky invecchiato, single malt: dicono che sia di alta qualità. Mio nonno diceva sempre che il whisky buono si sente dal profumo. Quello che mi regalò lui aveva un profumo di legno e fumo. Chissà com’è l’odore di quello da sei milioni.

L’altro giorno ho rotto un bicchiere. Uno di quelli della nonna, di cristallo sottile. Mi è dispiaciuto tanto. Chissà quanto costerebbe rimpiazzare un diamante su una bottiglia del genere. Meglio non pensarci.

Qual è la migliore annata del Dom Pérignon?

Sai, a quest’ora… penso al Dom Pérignon. Il ’82, dici? Un’annata… memorabile, sì. Per me, però, è legato a ricordi un po’ amari, a serate… vuote. Quella bottiglia, lì, sul tavolo di quell’appartamento piccolo, a Milano, prima che… tutto cambiasse.

  • Ricordo il gusto, intenso, di nocciole e miele.
  • Ma il sapore vero? Era quello dell’addio.
  • Quel silenzio, mentre lo aprivamo… un’eco che rimbomba ancora.

Era un’annata eccellente, dicono. Ma per me, è l’annata della solitudine. Strano, vero? Un vino così elegante, legato a un ricordo… così grezzo. Anche se è stato un anno buon per lo champagne, in generale.

  • Il 1982 era un anno eccezionale per lo Champagne, ma quel Dom Pérignon per me è qualcosa di più… o forse, di meno.
  • Un’esperienza personale che lo ha segnato per sempre.
  • E io, con lui.

Non lo dimenticherò mai, quella bottiglia. E quel sapore di cenere in bocca. Milano, ottobre… e poi… il vuoto. Ah, che notte…

Perché il Dom Pérignon costa così tanto?

Ma guarda che prezzo, ‘sto Dom Pérignon! Sembra che ti stiano vendendo l’acqua santa di un Papa ubriaco! Perché costa un botto? Semplice, amico mio:

  • Uve da favola: Non parliamo di uva qualsiasi, eh! Sono acini più pregiati di un diamante di Lady Gaga, costosi come una cena a base di tartufi bianchi con mia nonna! Parliamo di 6-7 euro al kg, una follia!

  • Territorio limitato: La Champagne? È piccola come il mio appartamento! E i vigneti, peggio che cercare un ago in un pagliaio, anzi, un ago in un pagliaio pieno di bottiglie di prosecco scadente! Rarità, bellezza!

  • Marketing da capogiro: Ma la cosa più assurda? È il marketing! Ti vendono il lusso, l’esclusività, il sogno. Ti fanno credere che bevendolo diventerai un re, tipo re Sole, ma con più bollicine! E funziona. Però mia cugina, invece, preferisce il Lambrusco.

Sai, io una volta ho provato a coltivare uva in balcone. È finita male. Le piante hanno iniziato a fare scherzi pessimi come crescere a forma di cuore e parlare in francese. Un’esperienza… illuminante.

Ah, dimenticavo: quest’anno, la produzione è stata influenzata dalla siccità in Francia. Prezzi ancora più alti, quindi! Preparati a svuotare il conto in banca per una bottiglia!

Qual è la differenza tra Dom Pérignon P2 e P3?

Oddio, Dom Pérignon P2 e P3… che casino! Pienezza, dicevano… ma quale pienezza? P1 dopo sette anni, ok, quello lo ricordo.

Poi c’è il P2… 13-15 anni di invecchiamento, giusto? Boh, ho bevuto un P2 l’anno scorso, a una festa di compleanno di mio cugino Marco. Era… intenso. Ricco. Troppo ricco per i miei gusti, a dire il vero. Preferisco cose più leggere.

E il P3? Trent’anni! Mamma mia. Non l’ho mai assaggiato, un P3! Costa un botto, immagino. Probabilmente è per gente che ha più soldi di me. Chissà che sapore ha? Forse è troppo, troppo… forte? Vecchio?

  • P1: 7 anni
  • P2: 13-15 anni. Intenso. Troppo per me.
  • P3: 30 anni o più. Mai provato. Costoso.

Aspetta, ma la differenza… a parte l’età? Il P3 sarà più complesso, più… evoluto? Sarà un’esperienza totalmente diversa. Un viaggio nel tempo, quasi. E il P2? Più strutturato del P1, sicuramente. Magari più potente. Meno frizzante. Spero di poter assaggiare un P3 un giorno. Magari vinco alla lotteria!

Mia zia ha una cantina enorme, forse lei sa qualcosa di più preciso, su P2 e P3. Devo chiederle. E poi… cosa faccio stasera? Pizza o sushi? No, pizza. Pizza con la birra. Non Dom Pérignon, però. Quella roba è per occasioni speciali.

Qual è il vino italiano più costoso al mondo?

Ah, il vino più costoso d’Italia? Tenetevi forte, perché qui si parla di nettare degli dei… o meglio, di Barbaresco Crichet Paje di Roagna.

  • Non è un vino, è un investimento: A 1087 euro a bottiglia, praticamente ci paghi l’affitto (forse non a Milano, ecco).
  • Piemontese DOC: Che poi, diciamocelo, il Piemonte è una garanzia. Come la nonna che ti fa sempre trovare il ragù pronto.
  • Roagna, una garanzia (per il portafoglio): Sarà mica un caso se il mio conto in banca piange ogni volta che sento questo nome?
  • Crichet Paje, un nome, una leggenda (e un mutuo): Immagino che il nome derivi dal rumore che fa il portafoglio quando lo apri per comprarlo. Crichet!

E adesso, un piccolo bonus:

Lo sapevate che il prezzo di un vino non dipende solo dalla qualità dell’uva? Ci sono anche fattori come la rarità, l’annata, il produttore (e la sua capacità di farsi pagare caro) che influenzano il costo. Insomma, a volte paghi più il nome che il vino. Ma hey, chi siamo noi per giudicare? Se qualcuno ha 1087 euro da spendere per una bottiglia, che li spenda! Io, nel frattempo, mi accontento del Tavernello. Alla salute!

#Mondo #Pregiato #Vino