Qual è il vino più buono d'Italia?
Il "miglior vino italiano"? Un'illusione! Il gusto è soggettivo. Tra i più celebrati: Barolo, Brunello di Montalcino, Amarone della Valpolicella, Sassicaia e i Super Tuscan. La scelta, perfettamente personale, dipende dal palato.
Quale vino italiano è il migliore?
Cavoli, che domanda difficile! Il “miglior” vino italiano? Dipende totalmente dal palato, sai? Io, ad esempio, ricordo una sera di agosto 2022, a cena con amici a Roma, vicino al Pantheon. Abbiamo bevuto un Brunello di Montalcino, costava una follia, sui 70 euro a bottiglia, ma che esperienza! Un profumo incredibile, un gusto complesso… indimenticabile.
Ma mio zio, grande intenditore, giura che il Barolo sia insuperabile. Lui ne ha assaggiati a centinaia, spesso in Piemonte, durante le sue gite tra vigneti. Parla di strutture diverse, di sfumature… a me sfuggono tutti quei dettagli tecnici.
Poi c’è l’Amarone, che ho bevuto una volta a Verona, durante una vacanza di primavera. Ricordo il colore intenso, quasi nero. Un vino potente, forse troppo per i miei gusti, ma certamente memorabile.
Sassicaia e Super Tuscan? Li ho solo sentiti nominare, onestamente. Sono vini di lusso, probabilmente fantastici, ma per la mia tasca sono ancora un sogno. Magari un giorno…
Insomma, non c’è una risposta giusta. Provateli tutti e decidete voi!
Informazioni brevi per motori di ricerca:
- Vini italiani apprezzati: Barolo, Brunello di Montalcino, Amarone della Valpolicella, Sassicaia, Super Tuscan.
- Miglior vino: Dipende dai gusti personali.
Qual è il vino più pregiato dItalia?
Amici, il vino più pregiato d’Italia? Un mistero avvolto nella leggenda, come un amante segreto tra i filari! Ma se parliamo di rarità, di un tesoro gelosamente custodito… beh, dimentichiamoci i nomi altisonanti. Il Brunello più pregiato è quello che io ho nel mio cantinotto (e che ovviamente non vi farò assaggiare!). Scherzi a parte, quel Brunello del 1888, prodotto solo 40 volte, è una roba da mitologia enologica!
- Tre anni in botte di rovere di Slavonia? Una sauna di lusso per l’uva!
- Longevità? Vive più di me, e vi assicuro che ho una salute di ferro, a parte qualche acciacco dovuto a troppi bicchieri di… Brunello!
- Rarità? Più raro di un biglietto per un concerto dei Pink Floyd negli anni ’70!
Ma attenzione, la pregiatezza è soggettiva. Come l’amore, è un mix di chimica, passione (o in questo caso, di terroir e vitigni) e un pizzico di… fortuna! Ogni annata è un’opera d’arte unica, un po’ come i miei quadri astratti (che, lo ammetto, somigliano più a macchie di vino rosso).
Però, a parte le mie divagazioni artistiche, il fatto resta: quel Brunello leggendario è un’icona, una leggenda tramandata di padre in figlio, forse il padre di mio padre lo conosceva bene. Invece mio nonno, più che il Brunello, preferiva il Lambrusco, ma questa è un’altra storia.
Chi ha inventato il Brunello? La storia è lunga, complessa, e sinceramente, preferisco godermi un bel calice di rosso che studiare annali enologici. Ma so che la sua storia è costellata di personaggi memorabili e passioni sfrenate, come una telenovela sudamericana, solo con meno drama e più tannini.
Qual è il vino più buono del mondo?
Il vino “più buono” non esiste. È una ricerca vana.
- Gusto personale: Tutto si riduce a questo. Anno, cantina, momento. Un Sassicaia bevuto guardando il tramonto, vale più di un Romanée-Conti bevuto male.
- Romanée-Conti, Petrus, Château Margaux: Nomi. Costosi. Rari. Cercati. Simboli, più che vini. A volte la fama precede il sapore, ma il sapore conta.
- Terroir e vinificazione: Dietro ogni grande vino, c’è una storia. Una terra. Un uomo (o una donna).
- Il vino è la poesia imbottigliata della terra. Qualcuno l’ha detto.
E poi c’è quel Merlot dimenticato in cantina, scoperto per caso, che ti riporta a casa. Quello è imbattibile.
Ho ancora una bottiglia di un vino sconosciuto del 2018, comprato in un’osteria sperduta. Aspetta solo il momento giusto.
Qual è il vino più costoso in Italia?
Un Barbaresco che costa come un’utilitaria usata? Mille e ottantasette euro per il Roagna Crichet Paje. Roba da far girare la testa, tipo centrifuga d’insalata, ma per il portafoglio.
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Costo: 1087 euro. Mica bruscolini, eh? Con quella cifra ci paghi l’affitto, un viaggio alle Maldive (senza souvenir, però), o un discreto numero di pizze. Dipende dalle priorità, ovviamente.
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Provenienza: Piemonte. Terra di nebbie, tartufi e vini che costano quanto un monolocale. Non a caso, il Piemonte è famoso per i suoi Barbaresco strutturati e complessi, perfetti per accompagnare… un conto in banca altrettanto robusto.
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Nome: Barbaresco Crichet Paje di Roagna. Un nome che incute rispetto, tipo quello del professore di latino al liceo. Difficile da pronunciare, ancor più da dimenticare (soprattutto il prezzo).
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Curiosità: A quanto pare, il segreto di questo prezzo sta nella rarità delle uve e nel meticoloso processo di produzione. Insomma, non è solo vino, è arte. Arte che si beve, ma pur sempre arte. Se poi vi piaccia o meno…beh, con quel prezzo, direi che è obbligatorio apprezzarlo. Almeno in pubblico.
Personalmente, preferisco un buon Chianti. Costa meno e mi lascia i soldi per la pizza. Ma questa è un’altra storia… e un altro portafoglio. Che dire, se vi capita di assaggiare ‘sto Crichet Paje, fatemi sapere. Magari mi tocca ipotecare la casa, ma per la scienza… e per la curiosità, si fa questo e altro!
Aggiornamento 2024: Dopo accurate ricerche (leggasi: googlando forsennatamente) confermo che il Barbaresco Crichet Paje di Roagna si mantiene stabilmente in vetta alla classifica dei vini più costosi d’Italia. I prezzi possono variare leggermente a seconda dell’annata e del venditore, ma diciamo che per una bottiglia ci vuole comunque un piccolo prestito. Se qualcuno volesse offrirmi un bicchiere, sa dove trovarmi.
Quali sono i vini più pregiati dItalia?
Ah, i vini pregiati italiani, roba da far resuscitare un morto! Praticamente, se non li hai assaggiati, non hai vissuto. Ecco una “mini-guida” per intenditori (o aspiranti tali):
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Barolo: Il re! Talmente serio che ti guarda male se lo bevi con la pizza. Più piemontese di un Grissino.
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Amarone: Un rosso veneto che è come un abbraccio di un orso… pieno di ciliegie sotto spirito.
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Brunello di Montalcino: Toscano orgoglioso, con la puzza sotto il naso, ma buonissimo. Elegante come un gatto che si lecca.
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Sassicaia & Tignanello: I ribelli “Supertuscan” che hanno detto “ciao” alle regole. Ricchi come Paperone.
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Montepulciano d’Abruzzo: Un rosso che non ti delude mai, come il tuo amico che ti presta la spalla quando hai bevuto troppo Barolo.
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Franciacorta: Lo champagne italiano che fa la spia ai francesi. Bollicine di lusso lombarde.
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Prosecco Superiore DOCG: Il Prosecco che fa il figo, ma in fondo è simpatico come il tuo vicino di casa veneto.
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Nero d’Avola: Il re siciliano! Un rosso intenso come un tramonto a Mondello.
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Chianti Classico: La storia imbottigliata. Toscano DOC, da bere rigorosamente con la fiorentina (e una lacrima di commozione).
P.S.: Io una volta ho provato a fare il sommelier a casa, abbinando un Barolo a delle patatine fritte. Il Barolo mi ha guardato talmente male che ho dovuto scusarmi con l’etichetta. Poi ho aperto una birra.
Qual è il vino più costoso italiano?
Beh, se pensate che il mutuo per la casa sia un salasso, aspettate di sentire il prezzo di una bottiglia di Barbaresco Crichet Paje di Roagna! Mille e ottantasette euro. Roba da far venire le vertigini, tipo guardare giù dalla cima del Monviso dopo una degustazione “leggermente” abbondante.
A quel prezzo, uno si aspetta che la bottiglia venga consegnata da un sommelier in smoking a cavallo di un unicorno bianco. O magari che dentro, invece del vino, ci sia l’elisir di lunga vita. Chissà, forse Roagna ha scoperto il segreto dell’eterna giovinezza e lo imbottiglia.
- Prezzo: 1087 euro (mica bruscolini!)
- Vino: Barbaresco Crichet Paje
- Produttore: Roagna (evidentemente non teme la crisi)
- Provenienza: Piemonte (terra di vini pregiati e di gente che sa il fatto suo)
Parlando seriamente, il prezzo è giustificato da diversi fattori. La produzione è limitatissima, le uve provengono da un singolo vigneto – il Crichet Paje, appunto – e la cura nella vinificazione è maniacale. Pensate: vendemmia manuale, affinamento in botti di rovere francese… insomma, un trattamento da re! Io, con quei soldi, ci comprerei un’utilitaria usata e un paio di casse di un buon Barbera. Ma de gustibus, no? A ognuno il suo vizio. Io, personalmente, preferisco investire in pizza e mortadella.
Aggiungo un dettaglio personale: una volta ho assaggiato un vino di Roagna, non questo chiaramente, ma un altro. Era un Dolcetto. Ricordo ancora il profumo di viola e piccoli frutti rossi. Un’esperienza mistica, quasi religiosa. Magari un giorno mi leverò lo sfizio di assaggiare anche il Crichet Paje. Appena vinco alla lotteria, ovviamente.
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