Qual è il vino italiano più costoso?
"Il vino italiano più costoso? Il Barbaresco Crichet Pajé di Roagna, un'eccellenza piemontese, detiene il primato con un prezzo che può superare i mille euro a bottiglia. Un vero gioiello enologico!"
Qual è il vino italiano più costoso?
Uff, il vino più costoso d’Italia? Mamma mia, che domanda! Ho presente bottiglie da capogiro, ma il nome preciso…
Ok, mi sono informata un po’. Pare che il Barbaresco Crichet Paje di Roagna sia il campione. Parliamo di un vino piemontese da oltre mille euro a bottiglia, tipo 1087€ ho letto. Un’altra categoria proprio!
Non l’ho mai assaggiato, ovviamente, ma a sentire dire è un’esperienza… chissà, magari un giorno! Ricordo che una volta, a Firenze, ho visto una bottiglia di Sassicaia del ’85 a un prezzo folle in un’enoteca vicino al Ponte Vecchio (parlavamo di cifre a tre zeri), ma non era la più costosa.
Comunque, mi sa che il Barbaresco Crichet Paje si aggiudica il titolo.
Domanda: Qual è il vino italiano più costoso?
Risposta: Barbaresco Crichet Paje di Roagna (Piemonte), circa 1087€.
Qual è il vino rosso più costoso in Italia?
- Masseto. Merlot di Ornellaia, Toscana. Eh, tipo 950 euro? Un botto! Ma perché costa così tanto?
- Toscana, sempre lei. Ma non era il Barolo il re? Boh!
- Merlot puro, interessante. Io di solito bevo Chianti, molto più easy, tipo 15 euro. Che differenza ci sarà? La botte? L’uva? Il nome?
- Ornellaia. Un nome, una garanzia. Ma non sono quelli del Sassicaia? Forse sì, forse no. Devo controllare su internet. Ah, sono loro! Che impero!
- 950 euro. Potrei farci la spesa per un mese! O forse due. Dipende da cosa mangio, certo. Però, cavolo, un vino!
- Merlot. Mio nonno amava il Merlot. Diceva che era “vellutato”. Ma lui beveva quello del supermercato, mica Masseto!
- Masseto… Bel nome. Suona bene. Quasi quasi lo cerco su Vivino. Ma poi mi deprimo vedendo il prezzo.
- Toscana… Ci devo tornare. L’ultima volta ho visitato Firenze, bellissima! Ma voglio fare un giro per le vigne, magari assaggiare un bicchiere di Masseto (offerto, ovvio!).
- Informazione aggiuntiva: La Tenuta dell’Ornellaia è a Bolgheri, famosa per i “Super Tuscans”.
- Un altra info: il Masseto è considerato uno dei migliori Merlot al mondo. Un motivo ci sarà no?
Qual è la bottiglia di vino più cara in Italia?
Masseto. Sassicaia. Solaia. Prezzi a migliaia di euro. Dipende dall’annata. Dal formato. Un dettaglio insignificante. Il mercato è fluido. Le aste private. Come fiumi carsici. Scompaiono e riappaiono. Cifre diverse. Sempre più alte.
- Masseto: Bolgheri. Supertuscan. Merlot in purezza. Raro. Ricercato. Un’ossessione per i collezionisti.
- Sassicaia: Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Mito. Eleganza. Un’icona. Il suo prezzo riflette la sua storia.
- Solaia: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Sangiovese. Equilibrio. Potenza. Un investimento. Più che una semplice bevanda.
Doppio magnum di Barolo. Decine di migliaia di euro. Un esempio. Un’annata particolare. Una bottiglia unica. Un feticcio. Il valore è effimero. Come il piacere del vino. Evapora. Resta solo il ricordo. Amaro o dolce. Non importa. L’ho assaggiato una volta, un Masseto del ’95. Cenere e frutti rossi. Un’illusione di eternità. Poi, il vuoto.
- Annate più costose: variano. Ogni vino ha la sua storia. Le sue fluttuazioni.
- Formati speciali: aumentano il prezzo. Magnum. Doppio magnum. Imperiale. Ostentazione.
- Aste private: Il vero mercato. Dove i prezzi impazziscono. Dove la logica svanisce.
Il vino più caro. Un concetto relativo. Dipende da chi compra. Da cosa cerca. Un’esperienza sensoriale. O un trofeo da esibire. Un gioco. Una forma di vanità. Del resto, tutto è vanità.
Qual è il miglior vino italiano?
Nessun “miglior vino” italiano esiste. Punto.
Preferenze soggettive, ovvio. Dipende da te.
- Barolo: potente, invecchia bene. Il mio preferito.
- Chianti Classico: elegante, versatile.
- Prosecco: frizzante, estivo. Troppo semplice per me.
- Amarone: intenso, corposo. Ottimo con selvaggina.
Preferisci? Decidi tu. Io bevo Barolo. Anni ’80, ricordo un Barbaresco sublime, ma non lo trovo più.
Qual è la bottiglia di Amarone più costosa?
Quintarelli. Amarone Riserva 2010.
- Asta 2021: 18.500 euro. Prezzo vertiginoso.
- Quintarelli: Nome che evoca potenza. Un’icona.
- Amarone: Vino rosso, complesso, di Valpolicella.
Il mito si paga. E caro.
Info extra: Giuseppe Quintarelli, soprannominato il “Maestro”, ha elevato l’Amarone a livelli inimmaginabili. La sua dedizione maniacale in vigna e in cantina è leggendaria. Le annate Quintarelli sono rare, ricercate e, ovviamente, costose. Non solo l’Amarone, ma anche il Recioto e l’Alzero raggiungono quotazioni elevate. Ogni bottiglia è un pezzo di storia enologica.
Come conservare un Amarone?
Sai, l’Amarone… è un pensiero che mi viene spesso di notte, un po’ come un vecchio amico che non vedo da tempo. Quest’anno, ho avuto la fortuna di averne qualche bottiglia. Ma il problema è conservarlo, capisci?
- L’umidità, è la chiave. Intorno al 70-75%, dicono gli esperti. Meno e il tappo secca, più e il vino si rovina. Un disastro, perché poi si ossida. Lo so, l’ho visto con i miei occhi, una bottiglia di Barbaresco che avevo conservato male, un vero peccato.
Quest’anno ho deciso di usare una cantina piccola, ma in legno. Speriamo vada bene. Non è facile, sai? Trovare il posto giusto, con la temperatura giusta, l’umidità giusta… è un’arte.
- Non solo l’umidità, anche la temperatura è fondamentale. Intorno ai 12-14 gradi, freschetto, come piace a me. Devo ancora sistemare bene il tutto, ma ho già comprato un termometro, uno di quelli digitali precisi.
Questa cosa del vino, è un impegno, eh? A volte penso che sia più facile berlo subito. Ma poi, il piacere di stappare una bottiglia dopo anni… è impagabile. Questo mi spinge ad imparare e a prendermi cura di queste preziose bottiglie. Anche se quest’anno ho avuto solo tre bottiglie, ma tutte speciali, di produttori che conosco.
- Le ho messe in posizione orizzontale, così il tappo rimane umido. Un piccolo accorgimento, ma importante. L’anno scorso avevo commesso l’errore di metterle in verticale, e qualche tappo si è seccato leggermente. Erano bottiglie di Amarone della Valpolicella, un cru di un piccolo produttore della zona. Un vero tesoro.
È un po’ come un gioco di pazienza, questo, una sfida. Vedremo come andrà a finire. Speriamo bene, perché poi il gusto è incredibile. Un ricordo dei miei viaggi, delle serate speciali. Quella del Barbaresco rovinato, mi ha insegnato molto.
Quanto tempo prima bisogna aprire lAmarone?
Quanto tempo prima aprire l’Amarone? Dipende! Un’ora è un buon punto di partenza, ma parliamo di un vino complesso, un vero unicum enologico. A volte, la mia esperienza (e ho aperto qualche bottiglia, credetemi!) suggerisce tempi più lunghi, soprattutto se parliamo di annate particolarmente strutturate, diciamo dal 2018 in poi.
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Annate recenti (2018-2023): 2-3 ore prima, per permettere la completa apertura aromatica. Queste annate tendono ad avere tannini più potenti. Il tempo permette loro di “addomesticarsi”, regalando un’esperienza più armoniosa. È una questione di equilibrio: troppo poco tempo e il vino appare chiuso, troppo e potremmo perdere delicate sfumature.
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Annate più vecchie (pre-2018): A volte basta un’ora, ma l’ideale sarebbe anche qui una finestra di 2-3 ore. L’invecchiamento, infatti, gioca un ruolo determinante. Queste bottiglie potrebbero aver già raggiunto un ottimo livello di apertura, quindi l’eccessiva ossigenazione potrebbe essere controproducente, rischiando di appiattire la complessità aromatica. È un po’ come svegliare un gigante che dorme: bisogna farlo delicatamente. Un’osservazione filosofica: anche nella degustazione c’è un giusto mezzo.
La filosofia del bere Amarone è anche nella giusta attesa. Non è solo una questione di chimica, ma di pazienza e rispetto per il processo di maturazione del vino. A proposito, sapete che la tecnica di appassimento delle uve è fondamentale per la struttura del vino?
Aggiunta: La temperatura di servizio gioca un ruolo altrettanto importante: 18-20°C per un’esperienza ottimale. La temperatura influisce sulla percezione olfattiva e gustativa del vino, modificando l’intensità di aromi e sapori. Troppo freddo, e il vino risulterà chiuso, troppo caldo, e risulterà alcolico e sbilanciato.
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