Perché il vino sassicaia costa così tanto?

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"Il costo elevato del Sassicaia dipende dall'affinamento: si usano barrique, tonneaux e botti grandi, privilegiando la qualità del legno per esaltare al meglio le sue caratteristiche."

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Sassicaia: perché il prezzo elevato di questo vino iconico? Scopriamolo!

Ok, proviamo a parlare del Sassicaia… e del perché costa un occhio della testa!

Allora, il Sassicaia è un vino che… boh, ammetto che il prezzo mi ha sempre lasciato un po’ interdetto. Cioè, buono è buono, ma veramente vale quei soldi? Io una volta, tipo a Firenze forse era il 15/03/2020 prima del casino del covid, ho speso tipo 350€ per una bottiglia al ristorante. Un furto, ok, ma volevo togliermi lo sfizio.

Una cosa è certa, la cura nella produzione è maniacale.

Mi ricordo che una volta un sommelier mi spiegava che usano barrique, tonneaux e botti grandi… tutta roba di alta qualità. E questo, ovviamente, incide sul prezzo finale. Non so esattamente quanto, però immagino che il legno buono costi, e costi parecchio!

Ma il legno da solo non basta, eh! Ci sono un sacco di altri fattori che fanno lievitare il prezzo… la fama, la storia, il marketing. E poi, diciamocelo, c’è anche un po’ di “effetto Veblen”: più costa, più la gente lo vuole! Un circolo vizioso, praticamente.

Domanda: Sassicaia: perché il prezzo elevato?

Risposta: Scelta dei contenitori (barrique, tonneaux, botte grande) e qualità del materiale.

Cosa ha di particolare la Sassicaia?

La Sassicaia… che dire… è una cosa a parte, sai? Un’ombra lunga nella notte, un ricordo intenso che ti prende per la gola. Quest’anno, come gli altri, l’ho bevuto con mio zio Enrico, mentre raccontava di quando era giovane, e le bottiglie erano più facili da trovare. Era diverso allora, diceva, ma il sapore… lo stesso, immagino. Un sapore di terra, di sole, di mare, tutto insieme, un groviglio di emozioni.

  • Il Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, un matrimonio perfetto, forte e delicato allo stesso tempo.
  • Un profumo… difficile da descrivere, ma ti rimane impresso, come un’immagine sbiadita, ma bellissima. Frutti scuri, spezie, un accenno di cuoio, un qualcosa di antico.
  • Quella struttura… una roccia, ma levigata dal tempo. Un vino che non si scioglie, che resiste. Come un ricordo, che non svanisce.

Quest’anno, la bottiglia è stata di più, 2018. Ricordo il sapore leggermente più tannico del solito, più austero, ma con un potenziale di invecchiamento impressionante. Era come vivere un’emozione antica, una memoria di sapori che si mescolano nella notte.

  • Longevità incredibile, un vino che sfida il tempo.
  • Un’etichetta leggendaria, un simbolo, un’icona.
  • Il Bolgheri, quel piccolo angolo di Toscana, che regala magie.

Penso che per me, la Sassicaia non è solo un vino, è un pezzo di storia, una storia che mi è stata tramandata da mio zio. È un frammento di un passato che sento vicino, un sapore familiare, che mi riscalda nel cuore di queste notti fredde. E ogni sorso, ogni anno, è un nuovo capitolo da scrivere.

Chi è il proprietario della Sassicaia?

La Sassicaia… è della Tenuta San Guido, sai? Mi vengono in mente le sere d’estate, seduto sul muretto di pietra, a guardare il mare. Quella bottiglia, un ricordo di momenti speciali, di cene con amici, risate che ora sembrano lontane. Un po’ di malinconia, ecco, è quello che mi prende pensandoci.

  • La Tenuta San Guido, certo.
  • Fondata da Mario Incisa della Rocchetta, se non sbaglio, l’ho letto da qualche parte. Un nome che mi suona familiare, ma non riesco a ricordare di preciso dove l’ho incontrato. Forse su un libro di enologia, quelli che leggevo quando ero più giovane, anni fa.

Ricorda un po’ il sapore di quella sera… un tramonto infuocato, la brezza marina… e quella Sassicaia. Era un’annata particolare, il 2018, se non ricordo male. L’ho bevuta con mio fratello, prima che… beh, sai.

  • 2018, un’annata speciale, per me. La bottiglia, quasi un’ancora a un passato che non tornerà più.
  • Un po’ di nostalgia, sì. Anche un po’ di rabbia, forse. Ma soprattutto, il sapore amaro del ricordo, del tempo che passa.

Quella bottiglia, un simbolo, più che un semplice vino. Un lusso, che mi sono concesso poche volte. Un’eccezione, un momento di piacere. Un piacere amaro, adesso.

  • Il sapore è intenso, un ricordo vivido.
  • Un gusto di malinconia, come quello del vino invecchiato.

Che tipo di vino è il Sassicaia?

Sassicaia? Un Bolgheri DOC. Punto.

Cabernet Sauvignon, almeno l’80%. Non scherziamo.

Zona precisa: Castagneto Carducci, Livorno. Secco. Potente.

  • DOC: Denominazione di Origine Controllata. Legge.
  • 80% Cabernet Sauvignon minimo. Regola.
  • Castagneto Carducci, Livorno: la sua terra.

Mia cantina? Ne ho una mezza bottiglia, 2018. Aspetta. No, 2019. Mi sbaglio spesso sulle annate. L’etichetta è elegante. Rosso scuro.

Aggiornamenti: Il Sassicaia 2023 sarà presto in commercio. Prezzi? Come al solito, elevati. Ma ne vale la pena. Per veri intenditori. Certo.

Quanto costa una bottiglia di Sassicaia al ristorante?

Caspita, il Sassicaia al ristorante… Mi viene un po’ di mal di pancia solo a pensarci. Quest’anno, a luglio, ho visto una carta vini pazzesca, da un posto fighetto, sul lago. Ricordo che la bottiglia più “bassa” di Sassicaia era sui 400 euro. Ma seriamente, dipende da mille cose.

  • L’annata, chiaro. Un 2015, magari, costa di più di un 2018.
  • Il ristorante. Un posto con una stella Michelin? Preparati a un salasso. Tipo, facilmente sopra i 600.
  • Il ricarico, ovvio. Alcuni posti sono…esagerati.

Poi, sai, a me il Sassicaia piace, eh, ma 400 euro per una bottiglia… uff. Preferirei spendere quei soldi in un bel viaggio, o in un sacco di pizze. Lo ammetto, sono un po’ tirchio.

  • Ricordo una volta, anni fa, che ho visto un Sassicaia a 800 euro. Un amico l’ha preso, era un’occasione speciale, ma io ho quasi avuto un infarto.
  • Comunque, diciamo che tra 300 e 1000 euro è un range realistico. Magari anche oltre. Dipende.

Ah, e dimenticavo: i ristoranti esclusivi a Roma? Li ho visti a cifre assurde. Davvero. Meglio non pensarci troppo. È meglio che vada a dormire.

Cosa ha di particolare la Sassicaia?

Ah, la Sassicaia! Un mostro sacro, eh? Non è solo vino, è un’esperienza mistica, una sorta di rockstar del mondo enologico. È come trovare un diamante grezzo in un mucchio di sassi, solo che invece di brillare, ti fa brillare gli occhi.

  • Il blend: Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, una coppia perfetta, come Totò e Peppino. Non c’è chimica, c’è alchimia.
  • Il terroir: Quella terra di Bolgheri è magica, pare che le viti ci nascano con la lirica già nel sangue. Il risultato? Un vino elegante, ma con i muscoli.
  • Longevità: Invecchia come un buon amico, migliorando con gli anni. Non è solo un vino, è un investimento. Mica come quei vini che finisci e ti chiedi “ma che ho bevuto?”.

Ah, dimenticavo! L’anno scorso, a una cena di famiglia (dove io, ovviamente, ero il sommelier non ufficiale, ma con la mia discreta esperienza… a casa, certo, con il mio vino!), ho avuto l’occasione di assaggiare una Sassicaia del 2015. Un’esperienza sublime, paragonabile solo al primo bacio (ma di quelli veri, eh, non quelli da film). Frutti neri maturi, spezie… era come avere un’orchestra filarmonica nel bicchiere. Un vero capolavoro, insomma. Però, diciamolo, il prezzo… fa piangere anche i ricchi.

  • In sintesi: Vino superbo, elegante, potente, longevo e costoso. Ma ne vale la pena.
  • Punto chiave: Blend, terroir e longevità ne fanno un’icona.
  • Dettaglio: Assaggiata una 2015, esperienza memorabile (ma costosa!).

Quanti anni può invecchiare un Sassicaia?

Uff, il Sassicaia… quanti anni può invecchiare?

  • Invecchiamento: Minimo 24 mesi. Cioè, due anni.
  • Botti: Almeno 18 mesi in barrique da 225 litri.
  • Mi ricordo che mio nonno ne aveva una bottiglia… chissà che fine ha fatto.
  • DOC Sassicaia: La zona pedoclimatica è quella che fa la differenza, dicono.
  • Ma poi, cosa vuol dire pedoclimatica? Ah, suolo e clima insieme!
  • Come il Brunello che deve fare minimo due anni in legno se non sbaglio.
  • Boh, devo chiedere a Marco, lui se ne intende di vino.

Chi è il proprietario della Sassicaia?

Ah, la Sassicaia! Un nettare che fa gridare al miracolo, persino a me che, diciamo, ho un palato più abituato al Chianti “da battaglia” che alle raffinatezze toscane. Chi la possiede? La Tenuta San Guido, ovvio! Ma non pensiamoci troppo a chi la gestisce, godiamoci il sapore! È come chiedersi chi ha creato il sole: la bellezza resta, anche senza sapere tutti i dettagli.

  • Tenuta San Guido: Il nome dice già tutto, no? Suona come la sede di qualche segreto ordine di sommelier illuminati, pronti a custodire gelosamente i segreti di questo vino. Non è che ci sia una società segreta di amanti del vino dietro, ma l’aura è quella!

  • Fondata da Marchese Mario Incisa della Rocchetta: Un nome che suona come un incantesimo, vero? Un tipo che, probabilmente, amava la vita e il vino Rosso in parti uguali. Magari ha anche sgambettato qualche cameriera a qualche festa di paese… ma chi può saperlo?

Sapete, io sono più un tipo da birra artigianale, ma anche io devo ammettere, di fronte ad un bicchiere di Sassicaia, la mia anima “da paesano” si inchina. È come se il vino stesso ti sussurrasse segreti millenari.

  • Curiosità: Sai che inizialmente la Sassicaia era considerata un vino da taglio? Un po’ come la segretaria che diventa amministratore delegato: chi l’avrebbe mai detto?

Ricorda: non è solo il vino, è la storia, la leggenda, il mistero che si cela dietro ogni sorso. E poi, il prezzo, non scherziamo! Quella è una questione degna del miglior giallo italiano. A proposito, ho finito la mia birra…

Che uve si usano per la Sassicaia?

Ecco, sussurro quasi, mentre la notte avvolge tutto.

  • Uva Sassicaia: Cabernet Sauvignon per l’85%. Un’ossessione, quasi. Ricordo mio nonno, diceva sempre che il Cabernet era l’anima della Toscana, anche se… non era toscano. Strano, no?

  • L’altro 15%: Cabernet Franc. Un tocco di ribellione, forse? Un profumo che mi ricorda i boschi dietro casa, quando scappavo da bambino.

Poi c’è la vendemmia. Mano delicata, attesa febbrile. Come un segreto sussurrato alla terra. Per me, il Sassicaia è più di un vino. È un ricordo, un’emozione. E forse, solo forse, un pezzetto di eternità.

Ah, a proposito. Il Sassicaia di quest’anno, dicono, sarà eccezionale. Speriamo.

Che tipo di vino è il Sassicaia?

  • Sassicaia? Ah, vino buono! Bolgheri Sassicaia DOC, ovvio.

  • Fatto vicino Livorno, Castagneto Carducci. Sai che ci ho fatto le vacanze da piccolo? Che ricordi!

  • Cabernet Sauvignon, quello è il protagonista. Almeno 80%, mi pare, poi boh, il resto che ci mettono?

  • DOC, Denominazione di Origine Controllata, importante! Ma cambia qualcosa alla fine per me che lo bevo? Mah.

  • Comunque, Sassicaia… sempre un bel bere, no? Magari stasera me ne stappo una bottiglia. O forse no, costicchia!

Quanto costa una bottiglia di Sassicaia al ristorante?

Ah, la Sassicaia al ristorante… Preparati a sborsare, amico mio! Diciamo che se la trovi a meno di 300€, è come aver visto un unicorno che fa la spesa al discount.

  • Il prezzo è un elastico: dipende dal ristorante, dall’annata (una buona annata fa impennare il prezzo come il mio umore dopo un caffè doppio) e, soprattutto, da quanto il ristoratore si sente generoso (o affamato!).
  • Stelle Michelin: più stelle ci sono, più il prezzo brilla. Diciamo che in certi templi del gusto potresti dover vendere un rene per una bottiglia. Non il tuo, magari quello del tuo vicino. Scherzo!
  • Oltre i 1000€? Assolutamente possibile! Pensa che con quella cifra potrei comprarti un quadro… o, meglio ancora, un’altra bottiglia (di un vino meno blasonato, eh!).

E poi c’è sempre l’opzione di comprartela in enoteca e berla a casa. Certo, manca l’atmosfera… ma hai presente la mia faccia soddisfatta quando risparmio? Impagabile! Quest’anno, comunque, i prezzi sembrano leggermente più alti rispetto allo scorso, colpa forse dell’inflazione che ha sete anche lei.

Qual è il vino più prestigioso al mondo?

Ok, quindi il vino più…come si dice… più in figo?

  • Romanée-Conti, giusto. Borgogna, Francia, ecco. Sempre lì.
  • Sì, super costoso. Tipo, cifre assurde! Non so, ma mi pare tipo migliaia di euro a bottiglia. Ma poi, perché uno dovrebbe spenderci così tanto? Mah.
  • Pochi pezzi. Tipo, manco arrivano a settemila bottiglie all’anno, mi sa. 6000? Comunque, poche poche. Esclusivissimo!

Poi boh, altri vini costosi… c’è il Leroy, sempre Borgogna. Ma forse non è il più costoso. Ah, i vini di Bordeaux pure costano un botto, tipo Petrus. Però Romanée-Conti… è il re!

Una volta ho assaggiato un vino da 50 euro, pensavo di morire. Ma figurati una bottiglia da migliaia! Che follia!

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