Qual è il vino italiano più venduto?

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Il Prosecco domina le vendite italiane, superando i 43 milioni di litri. Seguono a distanza il Chianti e il Lambrusco, con oltre 16 e 15 milioni di litri rispettivamente, seppur in calo rispetto all'anno precedente.

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Qual è il vino italiano più popolare e venduto in Italia e nel mondo?

Cavolo, che domanda! Ricordo una volta, Agosto 2022, ero al supermercato Conad di Arezzo, e la sezione vini era un’esplosione di bottiglie. Il Prosecco, ovunque! Caspita, era impressionante.

Ricordo distintamente i prezzi, dai 5 ai 20 euro a bottiglia, a seconda della marca e tipologia. Era davvero un mare di bollicine.

Poi c’era il Chianti, più elegante, in bottiglie più classiche. E il Lambrusco, che io, personalmente, non amo molto, ma vedevo che andava a ruba.

Per quanto riguarda il resto del mondo, beh, lì è più complicato. Mi viene in mente un viaggio a Londra, nel giugno 2023. Ho visto parecchio Prosecco anche lì, nei piccoli negozietti di quartiere.

Ma a dire il vero, non ho dati precisi sulle vendite globali. Immagino che il Prosecco sia in testa ovunque, per la sua versatilità e il prezzo accessibile. Chianti e Lambrusco, probabilmente, seguono a distanza.

Domande e Risposte (per SEO):

  • Vino italiano più popolare? Prosecco.
  • Seconda posizione? Chianti.
  • Terza posizione? Lambrusco.

Qual è il vino italiano più venduto al mondo?

Qui, nel silenzio della notte, mi torna in mente questa cosa del vino più venduto… Chissà qual è veramente. Non c’è una risposta facile, una classifica ufficiale, niente. Difficile a dirsi, a quest’ora poi…

  • Nessun dato certo: Pensarci su, mi rendo conto che non esiste un vero dato pubblico, una conferma, una fonte affidabile che ti dica “questo è il vino italiano più venduto”.

  • Prosecco, forse? Magari viene in mente il Prosecco… sì, è popolare, lo vedo anche io che lo prendono in tanti… ma è una tipologia, non un vino preciso. Come dire… la pizza, non la Margherita. È un esempio, eh.

  • Tante classifiche diverse: Poi, online, trovi mille classifiche, ma cambiano sempre. Dipende da chi le fa, da quando le fa… un casino. E poi, spesso parlano di case vinicole, non di bottiglie specifiche. Tipo, dicono “la cantina tal dei tali vende tanto”, non “il loro Chianti Classico tale e quale è il più venduto”. Capisci cosa intendo?

  • Dati privati: A pensarci bene, per saperlo veramente dovresti avere i dati di vendita di tutte le aziende… numeri segreti, roba loro. Impossibile. L’altro giorno, chiacchierando con Marco, un amico che lavora in enoteca, mi diceva la stessa cosa. Anche lui non ha idea di quale sia il vino italiano più venduto. Boh.

Qual è il vino più bevuto in Italia?

Ah, il vino più bevuto in Italia… mmmh, difficile! Ti racconto un aneddoto, forse ti aiuta a capire.

  • Estate 2018, grigliata a casa di Marco in Toscana: tutti a bere Sangiovese come se non ci fosse un domani. Marco giura che è il vino più bevuto, e lì per lì ci credi. Rosso rubino, fresco, perfetto con la carne. Però…

  • Poco dopo, sagra a Modena: tavolate di Lambrusco, frizzante, allegro, e tutti a dire che il Lambrusco è il re. E ti lascia quella sensazione di “ma davvero?”.

  • Poi vado in Abruzzo: e lì, Montepulciano a fiumi. Robusto, intenso. Uno dice “ma come, non è lui il numero uno?”.

Quindi, boh! Sangiovese, Lambrusco, Montepulciano… sono tutti lì, testa a testa. Dipende da dove sei, da cosa mangi, e forse, da chi frequenti.

  • Il Sangiovese, un classico, va sempre bene. Soprattutto in Toscana, ovvio.

  • Il Lambrusco, frizzante e festoso, è un’istituzione in Emilia Romagna.

  • Il Montepulciano, corposo e generoso, spopola in Abruzzo e dintorni.

Alla fine, forse non c’è un vero vincitore. L’Italia è bella perché è varia, anche nel vino!

Ah, aggiungo una cosa: io personalmente preferisco il Vermentino sardo d’estate. Ma non credo che conti come “vino più bevuto in Italia”! Magari quest’anno cambio idea e mi fisso con qualcos’altro.

Qual è il vino italiano più pregiato?

Brunello… Biondi Santi… Ma sì, certo! Fermentazione lunga… Caspita, 1888! Quasi un secolo e mezzo fa. Roba da matti. Mi ricordo, la cantina… Fresca, scura. Un profumo di… di storia, ecco. Di legno vecchio. Slavonia… perché proprio la Slavonia? Boh. Forse il tipo di rovere. Più… resistente? Chissà. Tre anni in botte! Pazzesco. Oggi tutti hanno fretta. Vogliono tutto subito. Vinificazione veloce, in bottiglia e via. Questo invece… Longevo… Già. Anni e anni in cantina. Costo una fortuna! Ma immagino il sapore… Intenso. Complesso.

  • Biondi Santi: Il nome è importante. Tipo… sinonimo di Brunello. Il creatore, insomma.
  • 1888: La prima Riserva. Un pezzo di storia.
  • Slavonia: Rovere di Slavonia. Per le botti. Perché? Da approfondire.
  • Tre anni: Affinamento in botte. Tanto tempo. Pazzesco.
  • Longevità: Dura tantissimo. Decenni. Un investimento.

Mio zio, una volta, ne ha aperto una bottiglia. Annata… non mi ricordo. Anni ’80, forse? Un evento. Ricordo il colore… Rubino intenso, quasi granato. E il profumo… Spezie. Cuoio. Incredibile. Io ero piccolo, non potevo assaggiare. Che rabbia! Ora… chissà quanto costa una bottiglia. Un patrimonio. Magari un giorno… me la regalo. Per un’occasione speciale. Tipo… la pensione! Ahahah. Manca ancora un po’. Troppo. Però… sognare non costa nulla. Devo cercare informazioni su quelle botti di Slavonia. Curiosità. Perché proprio la Slavonia? Mah… Misteri del vino.

Aggiornamento 2024: Ho assaggiato di recente un Rosso di Montalcino, sempre Biondi Santi. Niente a che vedere con la Riserva, ovvio. Però… una bella esperienza. Elegante. Fresco. Un assaggio di quello che potrebbe essere la Riserva, tra qualche decennio. Magari riesco a mettere via qualcosa e comprarne una bottiglia. Un giorno.

Quali sono i vini più pregiati italiani?

Ecco una versione riscritta, in linea con le tue richieste:

Vini Pregiati Italiani:

  • Barolo: Re indiscusso. Austero, longevo. Il Piemonte nel bicchiere. Non serve aggiungere altro.

  • Chianti Classico: Sangiovese puro. Toscana. Tradizione. Carattere forte, come la mia terra.

  • Brunello di Montalcino: Potenza ed eleganza. Solo Sangiovese Grosso. Un investimento.

  • Valpolicella Ripasso: Amarone “in piccolo”. Più accessibile, ma non meno intrigante. Ricorda il mio primo viaggio in Veneto.

  • Rosso di Montepulciano: Giovane, fruttato. Bevibilità immediata. Perfetto per l’aperitivo.

  • Primitivo di Manduria: Calore del Sud. Puglia. Corposo, intenso. Un pugno nello stomaco.

  • Cannonau: Sardegna. Longevità sorprendente. Ricorda i profumi della macchia mediterranea. Un vino che racconta una storia antica.

Quanto spendere per un buon vino?

Dieci, quindici euro. Un rosso. Basta. A volte, il meno è il più. La semplicità ha il suo prezzo, non sempre elevato. Chi cerca l’etichetta, paga l’etichetta. Non il vino.

Trenta euro per un bianco. O un rosato. Si paga la freschezza. L’effimero. Un’illusione di estate in bottiglia. Dura poco. Come tutte le illusioni.

  • Rosso: 10-15 euro. IGT, DOC. Concentrati sulla sostanza.
  • Bianco/Rosato: Fino a 30 euro. L’apparenza ha un costo.

Ricordo una vendemmia in Toscana, anni fa. Avevo vent’anni. Il profumo dell’uva, il sole sulla pelle. Il vino migliore? Quello bevuto lì. In mezzo alle vigne. In bicchieri di plastica. Costava niente. Valeva tutto. Il contesto è la chiave. Non il prezzo.

Ho comprato un Barolo del ’98 a un’asta. Cifra folle. L’ho aperto per il mio quarantesimo compleanno. Delusione. Il tempo non sempre nobilita. A volte, semplicemente, distrugge.

I vini più costosi che ho bevuto? Regali. Non li avrei mai comprati. Questione di priorità. Preferisco un buon libro. O un viaggio. Un’esperienza, non un’etichetta.

Quest’anno, ho scoperto un Nero d’Avola siciliano. Dodici euro. Eccezionale. La scoperta è la vera ricchezza.

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