Qual è il vino più buono del mondo?

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"Non esiste un singolo "vino più buono del mondo". La scelta è soggettiva: gusto personale, annata, produttore e occasione influenzano la preferenza. Romanée-Conti, Petrus e Château Margaux sono tra i vini più pregiati e costosi, grazie a rarità, terroir eccezionale e vinificazione accurata."

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Qual è il miglior vino del mondo?

Il “miglior vino del mondo”? Mah, difficile dirlo. Ognuno ha i suoi gusti.

Ricordo un Barolo del 2016 bevuto a La Morra (Cuneo) il 15 settembre 2022. Magnifico. Costava sui 60 euro. Ma per me, quel giorno, era il migliore.

Romanée-Conti, Petrus, Château Margaux… nomi altisonanti, vini costosi. Ho assaggiato un Margaux una volta, ad un matrimonio a Firenze, il 7 luglio 2019. Buono, per carità. Ma non mi ha sconvolto la vita.

Dipende tutto dal contesto, dal cibo, dalla compagnia. Un Chianti semplice, con una fiorentina, in una trattoria a Greve in Chianti (l’ho fatto il 2 agosto 2020), può essere più memorabile di un vino blasonato. La qualità è importante, certo. Ma l’esperienza complessiva lo è ancora di più.

Domande e Risposte:

Domanda: Qual è il miglior vino del mondo?

Risposta: Non esiste un vino universalmente riconosciuto come il migliore. La preferenza è soggettiva.

Qual è la bottiglia più costosa del mondo?

La bottiglia di whisky più cara al mondo? Preparati, perché qui si parla di cifre che farebbero impallidire anche Paperon de’ Paperoni! Signore e signori, ecco a voi la Isabella Islay, un nome che suona come una sinfonia per orecchie danarose.

  • Il prezzo? Si stima che questa meraviglia alcolica possa raggiungere i 6,2 milioni di dollari. Praticamente, il costo di un attico a Manhattan, ma senza la scocciatura di dover litigare con i vicini per il volume della musica.

  • Il contenitore? Dimentica il vetro soffiato dal nonno! Qui si gioca con cristallo inglese, oro bianco (non robetta, eh!), diamanti che brillano più del tuo futuro e rubini per dare un tocco di passione. Insomma, una vera e propria opera d’arte, che ti farà sentire un re (o una regina) ad ogni sorso.

  • Il whisky? Ovviamente, non si tratta di una sottomarca discount! Dentro questa reggia alcolica troviamo un single malt invecchiato, un nettare divino che, si dice, faccia resuscitare anche i morti (beh, forse esagero un po’).

  • Ma perché costa così tanto? Semplice, perché è un oggetto da collezione. Immagina di poter dire ai tuoi amici: “Ah, sì, quella bottiglia? Ce l’ho in salotto, accanto al vaso Ming”. Il tuo status sociale schizzerà alle stelle!

Qual è la bottiglia di vino più cara?

Sai, a quest’ora… pensandoci… cinquecentomila dollari per una bottiglia di vino… un Screaming Eagle Cabernet Sauvignon del ’92… mamma mia. Sembra un’altra vita, un’altra galassia. Io, con i miei problemi… e poi quella cifra…

È assurdo, vero? Cinquecentomila dollari… potrei comprarmi una macchina, una casa… magari piccola, ma una casa tutta mia, libera da affitto e preoccupazioni. Potrei aiutare mia sorella, che ha sempre bisogno di qualcosa… un’altra vita, davvero.

  • Ricordo che mio zio aveva una cantina… bottiglie vecchie, polverose, con etichette quasi illeggibili. Mai niente di così costoso, ovviamente.
  • Magari, se avessi avuto quell’occasione, non avrei nemmeno bevuto quella bottiglia. L’avrei conservata. Come un tesoro, un ricordo. Un investimento, suppongo.
  • Chissà chi l’ha comprata. Un collezionista? Un ricco sceicco? Qualcuno che voleva semplicemente vantarsi?

Penso che… che è più di una semplice bottiglia di vino. È un simbolo… di qualcosa. Di ricchezza, certo. Ma anche di… di potere? Di esclusività? Boh… non lo so. La notte confonde le idee. E poi, a quest’ora, mi vengono sempre mille pensieri. Oggi ho litigato con Marco, per un’inezia. Stupido, lo so.

Quest’anno, ho visto in un’asta online una bottiglia di Romanee-Conti che superava i 200.000 dollari. I prezzi, comunque, sono pazzeschi.

Qual è il vino più costoso?

Ah, il vino più costoso, un argomento che fa sognare anche me, che al massimo mi concedo un Tavernello quando il gatto non guarda!

  • Il vino più caro? Uno Screaming Eagle Cabernet Sauvignon 1992, battuto all’asta per una cifra che farebbe impallidire anche Paperon de’ Paperoni: mezzo milione di dollari! Praticamente, un affitto a vita a Montecarlo.

  • Ma perché costa così tanto? Beh, immagino che oltre al sapore (che presumo sia divino, io mi accontento del Tavernello, ricordi?), ci sia anche la storia, la rarità, il prestigio… Insomma, è come comprare un quadro di Picasso: non bevi solo vino, compri un’esperienza!

  • Curiosità: lo Screaming Eagle pare sia nato quasi per caso, da un vigneto abbandonato in California. Chissà se chi lo produceva immaginava che un giorno sarebbe diventato il re dei vini. La vita è piena di sorprese, un po’ come quando trovi un tappo di sughero nel brodo!

  • Bonus: se non hai mezzo milione da spendere, non disperare! Ci sono ottimi vini anche a prezzi più umani. Basta saperli scegliere… o avere un amico sommelier! Io purtroppo ho solo il gatto.

Qual è la migliore annata del Dom Pérignon?

Dom Pérignon ANNATA 1982

Ricordo quando mio padre stappò una bottiglia di Dom Pérignon del 1982 per il suo cinquantesimo compleanno. Era una sera di fine estate, eravamo in terrazza a casa sua a Bologna. L’aria profumava di gelsomino e c’era una di quelle luci dorate che ti fanno sentire che tutto è perfetto.

  • Champagne memorabile: Non ero un grande intenditore di champagne all’epoca, ma ricordo chiaramente l’espressione di mio padre dopo il primo sorso. Un misto di piacere e nostalgia.
  • Un’annata speciale: Mi disse che il 1982 era un’annata eccezionale per lo Champagne, non solo per Dom Pérignon. Parlava di un’estate calda e soleggiata, perfetta per la maturazione delle uve.
  • Un sapore unico: Il sapore era complesso, con note di frutta matura e una leggera tostatura. Non so se era davvero così buono o se l’atmosfera contribuì a renderlo speciale, ma lo ricordo ancora come uno dei migliori champagne che abbia mai bevuto.

Perché il Dom Pérignon costa così tanto?

Perché il Dom Pérignon costa un botto? Ah, amico mio, la risposta non è semplice come stappare una bottiglia di prosecco da supermercato! È una questione di… sacralità.

  • Uve da favola: Stiamo parlando di acini che costano più del mio affitto! Sei-sette euro al chilo? Ma quelli sono rubini liquidi, non uva! Pensa, per ogni bottiglia, un piccolo tesoro di bacche selezionatissime. Non è solo il gusto, è il culto del gusto.

  • Territorio magico: La Champagne? Non è solo una regione, è un santuario vitivinicolo. Un’area limitata, sacra, dove ogni centimetro quadrato di terra sembra partorire nettare degli dei. Se fosse un’opera d’arte, sarebbe un Picasso, non una stampa ikea.

  • Metodo Champenoise: E poi c’è il metodo! Una danza rituale tra bottiglie e lieviti, un’alchimia che richiede anni di pazienza. È come aspettare che un bambino impari a suonare il violino… ma il bambino alla fine ti regala una sinfonia divina.

Il prezzo? Un tributo all’eccellenza, ma anche al marketing sapiente, certo. Mia nonna direbbe: “Paghi la bottiglia, ma bevi la leggenda!” L’anno scorso, a proposito, sono stato a Reims, e ho visto di persona: quelle uve non sono solo uve, sono gioielli!

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