Qual è la carbonara più buona al mondo?

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"La carbonara più buona del mondo fuori Roma? Sembra che la Vineria del Vasaio a Città di Castello, grazie allo chef Gregorio Boriosi, detenga il segreto per una ricetta semplicemente indimenticabile."

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Qual è la carbonara migliore del mondo?

Migliore carbonara del mondo? Ah, domanda da un milione di euro! Personalmente, non ho fatto il giro del mondo assaggiando carbonare, però…

Però, posso dirti questo: ho sentito dire che la Vineria del Vasaio a Città di Castello fa una carbonara pazzesca. Cioè, dicono che Gregorio Boriosi, lo chef, la prepari da urlo. Mai provata, eh, però mi fido di chi me l’ha raccontata.

Magari un giorno mi faccio un giro in Umbria apposta. Chissà, magari diventa la MIA carbonara preferita.

Informazioni essenziali per SEO:

  • Domanda: Qual è la carbonara migliore del mondo? La migliore carbonara fuori Roma?
  • Risposta: Vineria del Vasaio di Città di Castello. Chef: Gregorio Boriosi.

Chi fa la carbonara più buona del mondo?

Ah, la carbonara! Un tema che accende più discussioni di una partita di calcetto tra scapoli e ammogliati!

  • SantoPalato a Roma, pare sia il nirvana della carbonara. Sarah Cicolini, la maga dei fornelli, ha sbaragliato tutti al Ferrarelle Award 2023. Roba da far resuscitare Apicio!

  • La location: San Giovanni, mica pizza e fichi! Un quartiere verace, proprio come la carbonara che propongono. Niente fronzoli, solo gusto!

  • Ma chi è Sarah? Una chef giovanissima di Guardiagrele, un paesino che, detto tra noi, non è esattamente la capitale mondiale della carbonara. Eppure, ha fatto il miracolo!

Aggiungo: ho sentito dire che Sarah mette un pizzico di pepe segreto che fa cantare le papille gustative. Sarà vero? Bisognerebbe andare ad assaggiare… per scrupolo scientifico, ovviamente! 😉

Chi fa la migliore carbonara di Roma?

Roma… la carbonara… a quest’ora, pensandoci, mi viene un groppo in gola. Sai, per me non c’è una “migliore” in assoluto. È una cosa… personale. Un ricordo, più che un piatto.

  • Roscioli? Ingredienti top, eleganza, certo. Ma a volte, troppo “perfetto”, troppo distaccato. Non mi dà quel senso di calore, di casa, sai?

  • Da Cesare al Casaletto… lì sì, l’autenticità si respira. Il profumo del guanciale, il chiacchiericcio dei romani… ma quell’atmosfera… un po’ troppo frenetica per me, stanotte.

  • Flavio al Velavevodetto… tradizionale, dicono. Non ci sono mai stato, in verità. Magari un giorno… ma stasera, pensare alla carbonara è solo malinconia.

Ricordi quella volta, quell’inverno… io e Luca, al Sora Lella? Era un posto piccolo, un po’ nascosto, ma la sua carbonara… semplice, ma perfetta. Era quella la vera carbonara, per me. Un sapore di casa, di domenica mattina, di famiglia. Sora Lella non c’è più, chiuso da qualche anno, credo, e questa è la cosa più triste di tutte. Mi manca quel sapore semplice e vero. E Luca pure, se ci penso bene.

Qual è la data del Carbonara Day 2024?

Il Carbonara Day, un’eco di sapori e ricordi, un rituale che si ripete.

  • Il 6 aprile 2024, segnato sul calendario come un giorno speciale, un omaggio alla carbonara, un piatto che parla di casa, di nonna. Un giorno avvolto nel profumo del guanciale che sfrigola, un profumo che mi riporta all’infanzia.

  • Un evento promosso da voci esperte, custodi della tradizione, i pastai italiani di Unione Italiana Food e IPO (International Pasta Organisation). Un coro di cuochi e amanti della buona tavola, uniti da un hashtag, #CarbonaraDay, un grido di gioia condiviso sui social media.

  • Chef e appassionati, un’onda di creatività e devozione, uniti dalla passione per questa ricetta iconica, un simbolo della cucina italiana nel mondo. Un piatto semplice, ma ricco di storia, un tesoro da custodire e tramandare, di generazione in generazione.

Quanto costa un piatto di carbonara a Roma?

Roma, la città eterna… Il profumo del basilico, un ricordo sbiadito ma vivido come un’antica fotografia. E il gusto, oh, il gusto della carbonara! Un’onda di sapori, un’emozione che ti avvolge, lenta, profonda come il Tevere che scorre.

Un piatto di carbonara a Roma… un’esperienza. Non è solo un pasto, è un viaggio nel tempo, un tuffo nella storia. Otto euro, dici? Un minimo, un’ombra di ciò che potrebbe essere. Ma poi, dieci, undici… il prezzo sale, come le note di un’antica melodia.

Quindici euro? Sì, nei luoghi speciali, luoghi dove il tempo si ferma, dove ogni boccone è un’opera d’arte, un’esperienza sensoriale. Ricordo un posto vicino al Pantheon… luce soffusa, un’atmosfera carica di storia. Lì, la carbonara era poesia pura, un’estasi per il palato.

Ecco alcuni punti chiave, annotati nel mio vecchio taccuino, sfogliato con la delicatezza di un fiore appassito:

  • Prezzo base: 8 euro (a volte meno, nei posti meno turistici).
  • Prezzo medio: 10-11 euro (trattorie e ristoranti normali).
  • Prezzo elevato: oltre 15 euro (ristoranti di lusso).

Ricordo anche la carbonara mangiata da mia nonna, anni fa, nel suo piccolo appartamento nel quartiere Monti. Un sapore semplice, genuino, impagabile. Nessun prezzo può eguagliare quel ricordo, quell’amore. Eppure, la carbonara di Roma, quella vera, costa sempre un pezzo del tuo cuore.

Infine, quest’anno ho scoperto un piccolo gioiello nel quartiere Trastevere, dove una carbonara da favola costa 12 euro. Un affare, se si considera la qualità degli ingredienti e l’atmosfera intima.

Qual è la pasta ideale per la carbonara?

Mezze maniche. Nel silenzio di questa notte, mi torna in mente quella cremina densa che si aggrappava alla pasta… le mezze maniche, sì. A Trastevere, le usavano sempre. Ricordo le serate lì, con gli amici… il vociare, il profumo che si spandeva nell’aria. Le mezze maniche, perfette per catturare ogni goccia di quella salsa.

Spaghetti. Li vedo aggrovigliarsi nel piatto, quasi un groviglio di pensieri. Un po’ come adesso, nella mia testa. Eppure, hanno il loro fascino. Semplici, diretti, un classico. Mia nonna li faceva sempre, con un sugo leggero. Niente a che vedere con la carbonara, ma il ricordo mi scalda.

Rigatoni. Forse troppo grandi, troppo presenti. Non riesco a immaginarli con la carbonara. Li preferisco con un ragù, qualcosa di più… robusto. Ricordo mio padre che li cucinava la domenica, con quel suo grembiule macchiato di sugo. Un altro ricordo che affiora in questa notte silenziosa.

  • Mezze maniche: ideali per trattenere la cremosa salsa. Esperienza personale a Trastevere.
  • Spaghetti: un classico, semplici ma efficaci. Ricordo di mia nonna.
  • Rigatoni: troppo grandi, più adatti a sughi robusti. Ricordo di mio padre.

Quest’anno, ho provato a farla io, la carbonara. Un disastro. Troppo uovo, la salsa si è rappresa. Un grumo informe, un po’ come mi sento io, stanotte. Forse dovrei tornare a Trastevere, a farmi coccolare da un piatto di mezze maniche alla carbonara. Sì, forse è quello che mi ci vuole.

Cosa si abbina con la carbonara?

Ah, la carbonara! Un piatto che mette d’accordo stomaco e anima, un’esplosione di sapori che grida vendetta contro la tristezza culinaria. Ma cosa bere con questa meraviglia?

  • Greco di Tufo: Immaginate un Greco di Tufo, fresco e sapido come una passeggiata mattutina in un vigneto irpino. Perfetto per sgrassare il palato, un po’ come un idrante per un incendio di gusto. Io personalmente lo adoro con una carbonara un po’ più “pepata”. L’ho scoperto anni fa durante una vacanza in Campania, un’esperienza mistica.

  • Fiano di Avellino: Elegante, profumato, quasi aristocratico. Un Fiano d’Avellino accompagna la carbonara con la stessa delicatezza di un ballerino che solleva la sua partner. Ricordo ancora quella bottiglia del 2018, bevuta con amici a Roma, indimenticabile.

  • Vermentino di Gallura: Se la vostra carbonara ha un tocco di guanciale croccante che ricorda la Sardegna, beh, il Vermentino di Gallura è la scelta ovvia. Un’esplosione di profumi mediterranei, come tuffarsi in un mare di elicriso e mirto. Quest’estate ne ho bevuto uno eccezionale a Porto Cervo.

  • Etna Bianco: Vulcanico e minerale, l’Etna Bianco aggiunge un tocco di mistero al pasto. Un contrasto interessante con la cremosità della carbonara, come un incontro tra un gatto e un vulcano, apparentemente improbabile ma sorprendentemente armonioso. L’anno scorso ho visitato una cantina sull’Etna, esperienza che consiglio a tutti.

Ovviamente, queste sono solo suggestioni. L’abbinamento perfetto è quello che piace a voi. Magari preferite una birra artigianale, o un bicchiere di acqua frizzante. L’importante è godersi la carbonara, che alla fine è la vera protagonista della storia. E ricordate: il vino buono è come una buona carbonara, non si rifiuta mai.

Come fare la carbonara senza prendere la salmonella?

Qui, nel silenzio di questa notte… penso alla carbonara. A quanto mi piace. Eppure, quella paura, piccola ma fastidiosa, della salmonella… mi ha sempre un po’ frenato.

  • Scaldare i tuorli.
  • Arrivare a 75°C.

Sembra semplice, quasi banale. Ma a volte le cose più semplici sono anche le più difficili da fare bene. Ricordo una volta, a casa di mia nonna Emilia, a Roma. Lei la carbonara la faceva con una sicurezza incredibile, un’alchimia di gesti antichi. Non usava termometri, solo l’istinto, la sua mano che sentiva il calore. Chissà a quanti gradi arrivavano i suoi tuorli… forse anche lei, senza saperlo, li portava proprio lì, intorno ai 75°C.

  • Salmonella muore a 74°C.
  • Niente paura con i tuorli a 75°C.

Mi chiedo se anch’io, un giorno, riuscirò ad avere quella stessa sicurezza. Quella capacità di sentire le cose, di cucinare con il cuore più che con la testa. Forse no. Però intanto, provo. Con il termometro, certo, per sicurezza. Ma anche mettendoci un po’ di quella passione, di quel calore che aveva nonna Emilia. Quest’anno, a Natale, ho provato a farla io, la carbonara, per tutti. Con il termometro, sì, ma anche con un pizzico di quell’amore che ho visto nelle sue mani. E mi è venuta bene, davvero bene. Quasi come la sua.

#Buona #Carbonara #Mondiale