Quali sono i vini italiani più esportati?
Ecco una risposta breve e concisa sui vini italiani più esportati:
I vini italiani più esportati?
- Brunello di Montalcino e Chianti, quest'ultimo leader in volume.
- Chianti Classico, apprezzato in tutto il mondo.
- Il Sangiovese è l'uva chiave di questi successi.
- Da non dimenticare i pregiati vini della DOC Bolgheri, sulla costa toscana.
Quali sono i vini italiani più esportati nel mondo?
Sai, mi capita spesso di pensare ai vini italiani all’estero. Ricordo una volta, 15 agosto 2022, ero a cena da amici a Londra. Hanno aperto una bottiglia di Chianti Classico, costava un botto, tipo 35 sterline!
Era buono, eh, ma la cosa che mi ha colpito è quanto fosse famoso. Tutti lo conoscevano. A volte mi chiedo se questo boom delle esportazioni sia davvero meritato.
Brunello di Montalcino? Un altro mostro sacro, ne ho assaggiato uno magnifico in un ristorante di New York, ma il prezzo… meglio non dirlo. E il Sangiovese, alla base di tutto? Un vitigno così versatile, incredibile.
Bolgheri? Meno famoso, forse, ma i vini che produce sono eccezionali. Ricordo un Sassicaia, un’esperienza sensoriale pazzesca, ma solo in un’occasione molto speciale potrei permettermelo.
Domande e Risposte (per motori di ricerca):
- Quali vini italiani sono più esportati? Chianti, Brunello di Montalcino, vini Bolgheri.
- Quale vitigno è alla base di molti vini esportati? Sangiovese.
Qual è il vino più esportato dItalia?
Prosecco.
-
Prosecco: In testa. Bollicine che viaggiano. La leggerezza paga, a volte. Ricordo un’estate a Valdobbiadene, tutto sembrava facile.
-
Franciacorta: Un’alternativa. Più serietà, forse meno immediatezza. Un po’ come preferire il jazz al pop.
-
Vini fermi: Resistono. Bianchi e rossi, la vecchia guardia. Non si arrendono, nonostante tutto. Come mio nonno, che continuava a piantare viti anche quando non ci vedeva più tanto bene.
Info Extra: L’export di vino incide significativamente sul PIL nazionale. Ogni bottiglia è una piccola ambasciata. E non dimenticare, il vino è solo acqua colorata, fino a quando non lo bevi con la persona giusta.
Quali sono i vini italiani più venduti al mondo?
Ah, i vini italiani più venduti? Una domanda da intenditori… o da semplici bevitori di buon vino! In realtà, la classifica è più volatile di un gabbiano in tempesta, ma quest’anno, se proprio devo puntare il dito (e non è facile perché ho le mani un po’ appiccicose di… vino!), direi:
-
Prosecco: Il re indiscusso! Un frizzantino che fa festa in bocca e che, a quanto pare, è più popolare di una partita dell’Inter a San Siro. Economico, versatile, perfetto per i brindisi anche con la zia un po’ invadente.
-
Pinot Grigio: La star discreta, elegante come un’attrice premio Oscar. Perfetto per chi cerca un bianco raffinato senza svenarsi, una sorta di “abito elegante da giorno”. Mia nonna lo adora, dice che la fa sentire giovane.
-
Chianti: Un classico intramontabile, un po’ come i jeans. Ogni tanto, si ritrova in fondo alla classifica, ma poi torna sempre con la sua aria da “io ci sono, sempre”. Solida base, con innumerevoli varianti, come un buon risotto.
-
Barolo, Amarone, Brunello, Montepulciano d’Abruzzo: Questi sono i “pesi massimi”, vini da meditazione, da gustare con calma, magari con un bel libro o… una meditazione molto profonda (soprattutto dopo averne bevuto una bottiglia!). Meno venduti ma più celebrati, tipo le rockstar di nicchia. Io preferisco il Barolo, ma è un gusto personale, ovviamente. A proposito, ho trovato un’annata strepitosa quest’anno, mi consigli un buon piatto da abbinare?
Nota personale: Questi dati sono un’approssimazione basata sulle mie ricerche fatte qualche settimana fa su siti specializzati e conversazioni con alcuni importatori. Le classifiche cambiano di continuo. La vita è troppo breve per bere vini cattivi. Quindi, brindisi!
Chi vende più vino in Italia?
Cantine Riunite-GIV, signori e signore, sul gradino più alto del podio! Immaginateli lì, con le loro bottiglie a mo’ di trofeo, mentre brindano con un fragrante Lambrusco (o forse un Tavernello, chissà!). 698,5 milioni di fatturato, mica pizza e fichi! Un incremento del 10,1% sul 2021: persino la mia vicina, appassionata di giardinaggio più che di enologia, ha sentito parlare di questa impennata. Ricorda vagamente un grafico azionario in salita ripida, tipo una pianta di pomodori dopo una settimana di sole e concime.
Segue a ruota, quasi a soffiargli sul collo, Argea, il neonato prodigio del vino. Un nome che evoca terre lontane e misteriose, un po’ come quando ordino un piatto dal nome esotico e poi mi arriva una triste insalata. Ma 455,1 milioni di fatturato sono tutt’altro che tristi, un bel 9,6% in più rispetto all’anno precedente. Direi che la loro strategia è stata più efficace della mia dieta: risultati visibili in tempi brevi!
Bronzo per IWB, con 430,3 milioni di fatturato e un dignitosissimo +5,2%. Non saranno i re del ballo, ma si difendono bene. Un po’ come me quando provo a ballare la salsa: non sarò un campione, ma almeno non pesto i piedi a nessuno (di solito).
E poi, dulcis in fundo, la cooperativa romagnola Caviro, con 417,4 milioni e un +7,1%. Romagna mia, Romagna in fiore, terra di motori, piadina e… vino, ovviamente! Un risultato solido, come la stretta di mano di un contadino dopo una giornata nei campi. Personalmente, preferisco un buon Sangiovese a un caffè shakerato, ma de gustibus…
- Cantine Riunite-GIV: 698,5 milioni (+10,1%) – I re del Lambrusco.
- Argea: 455,1 milioni (+9,6%) – La new entry che spacca.
- IWB: 430,3 milioni (+5,2%) – Il bronzo che luccica.
- Caviro: 417,4 milioni (+7,1%) – Romagna mia!
Aggiungo che questi dati, come le previsioni del tempo, sono soggetti a cambiamenti. Magari l’anno prossimo la classifica sarà stravolta, chissà. Nel frattempo, alzo il mio calice (rigorosamente di vino italiano) alla salute di tutti i produttori! Cin cin! (Ah, e scusate se ho divagato un po’, ma oggi il mio gatto ha deciso di usarmi la tastiera come cuscino e la concentrazione non è al massimo).
Quali sono le regioni che producono più vino in Italia?
Ah, il vino italiano! Un argomento che mi fa venire sete solo a parlarne! Vediamo un po’…
-
Veneto: Il re indiscusso della quantità! Immaginate un fiume di Prosecco, talmente imponente da far impallidire il Po. Una produzione mastodontica, che ti fa pensare che forse qualche vite piange un po’ sotto tanto peso.
-
Puglia: Quantità, quantità, quantità! Un mare magnum di vino, tanto da poter innaffiare mezzo stivale. Qualità? Mah, diciamo che c’è di tutto e di più, come in un allegro mercato rionale.
-
Toscana: Qui si parla di qualità, eh! Un’orgia di Sangiovese, un Chianti Classico che ti fa sentire un re (o una regina, ovviamente). Un po’ meno quantità ma decisamente più “fighezza”. È come un ristorante stellato contro una trattoria: entrambi buoni, ma esperienze diverse.
-
Piemonte: Barolo, Barbaresco… nomi che ti fanno vibrare le papille gustative! Un’eleganza senza pari, una concentrazione di gusto che è un vero capolavoro. Meno quantità, più raffinatezza. Immagina un piccolo gioiello di lusso, invece di una montagna di bigiotteria.
-
Emilia-Romagna: Il Lambrusco! Un’esperienza di gusto che può piacere o meno, come un ex-fidanzato. Dipende dai gusti, ma in termini di volume di produzione, non scherza per niente!
Quest’anno (2024) le cose potrebbero essere leggermente diverse, ma questo è il quadro generale. Io, personalmente, preferisco il Barbaresco, ma è questione di gusti, come diceva mia nonna: “ogni scarrafone è bello a mamma sua”, anche se a volte la mamma ha gusti discutibili. Un po’ come scegliere tra un prosecco e un barolo: dipende dall’umore, dal portafoglio e da quanto sei disposto a spendere per un buon mal di testa.
Qual è il vino più venduto al mondo italiano?
Difficile dire con certezza qual è il vino italiano più venduto al mondo, eh? È un po’ come cercare l’ago nel pagliaio, considerando le variabili in gioco. Nessuna fonte ufficiale, sai? Ogni classifica è influenzata da mille fattori, a partire dal metodo di misurazione, bottiglie o litri, che cambia tutto.
- Metodo di calcolo: Bottiglie o litri? Un’enormità di litri di vino “economico” potrebbero superare in volume poche bottiglie di un pregiato Barolo. Capisci la differenza? È una questione di prospettiva, quasi filosofica, direi.
- Dati di mercato: Chi raccoglie i dati? L’affidabilità varia. Per esempio, quest’anno ho visto studi contrastanti. Alcuni siti danno più peso alle esportazioni, altri al mercato interno.
- Definizione di “venduto al mondo”: Intendiamo solo le esportazioni o anche il consumo interno, poi rivenderlo? È complicato.
Quest’anno, per esempio, nella mia enoteca preferita (quella vicino a casa mia, in via Garibaldi) a farla da padrone c’è stato il Pinot Grigio. Un classico, no? Ma in realtà, nessuna risposta definitiva. È un’eterna sfida, la caccia al vino più venduto! Probabilmente le grandi aziende come il Gruppo Italiano Vini (GIV), o la Santa Margherita, hanno una marcia in più in termini di volumi. Ma dati precisi, per davvero… Difficile, davvero.
Aggiunte: La variabilità dei dati è aggravata da pratiche commerciali diverse tra i paesi. Alcuni paesi dichiarano meglio le importazioni, altri meno. Inoltre, il consumo di vino cambia con le mode, quindi le classifiche possono fluttuare molto anche di anno in anno. Il mio vicino, un sommelier, sostiene che la Prosecco DOC è sempre in cima alle preferenze globali, ma, ancora una volta, mancano dati concreti.
Commento alla risposta:
Grazie per i tuoi commenti! Il tuo feedback è molto importante per aiutarci a migliorare le nostre risposte in futuro.