Quanto guadagna un bar da un caffè?

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Lesiguo margine di profitto di un bar su ogni caffè venduto, inferiore ai 10 centesimi nel 2021 secondo Confcommercio, è oggi ulteriormente diminuito. Una recente analisi con Gabriele Cortopassi conferma questa tendenza negativa.

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Il Caffè al Bar: Un Rito Italiano a Rischio Margini

Il caffè al bar è un’istituzione italiana, un rito quotidiano consumato in fretta al mattino, gustato con calma nel pomeriggio o condiviso come scusa per una chiacchierata tra amici. Ma dietro la tazzina fumante e l’apparente semplicità, si nasconde una realtà economica complessa, caratterizzata da margini di profitto sempre più risicati per i gestori.

La questione di quanto guadagni effettivamente un bar per ogni caffè venduto è più spinosa di quanto si possa immaginare. Sebbene il prezzo finale per il consumatore possa variare sensibilmente a seconda della location, della qualità del caffè e dei servizi offerti, la percentuale che rimane effettivamente nelle tasche del barista si è assottigliata drammaticamente negli ultimi anni.

Secondo stime di Confcommercio risalenti al 2021, il margine di profitto medio per un caffè si aggirava intorno ai 10 centesimi. Una cifra già modesta, che una recente analisi condotta da Gabriele Cortopassi conferma essere ulteriormente in declino. L’inflazione galoppante, l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, unitamente alla concorrenza sempre più agguerrita, stanno mettendo a dura prova la redditività di questa attività.

Ma cosa incide realmente su questo margine così esiguo? Innanzitutto, il costo del caffè stesso, che oscilla in base alla qualità della miscela e al fornitore. A questo si aggiungono le spese per l’energia elettrica necessaria al funzionamento delle macchine da caffè professionali, l’acqua, la pulizia e la manutenzione delle attrezzature. Non vanno poi dimenticate le spese per il personale, l’affitto del locale (spesso salatissimo, soprattutto nelle zone centrali delle città) e le tasse.

In questo scenario, i baristi si trovano a dover fare i conti con una difficile equazione: da un lato, la necessità di mantenere un prezzo accessibile per non scoraggiare i consumatori; dall’altro, l’urgenza di aumentare i margini di profitto per garantire la sostenibilità della propria attività.

Molti bar stanno quindi cercando di diversificare l’offerta, proponendo prodotti di pasticceria artigianale, snack salati, bevande alternative al caffè e, sempre più spesso, puntando sulla qualità. Un caffè proveniente da torrefazioni locali, magari con un focus sulla sostenibilità e la tracciabilità della filiera, può giustificare un prezzo leggermente più alto e fidelizzare una clientela più attenta ed esigente.

Altre strategie includono la promozione di abbonamenti o fidelity card, l’organizzazione di eventi a tema (degustazioni, serate musicali) e l’utilizzo dei social media per creare una community attorno al proprio locale.

Il caffè al bar, insomma, è molto più di una semplice bevanda. È un simbolo della cultura italiana, un luogo di incontro e socializzazione. Affinché questo rito possa continuare a sopravvivere, è necessario che i baristi trovino il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione, tra prezzo accessibile e margini di profitto sostenibili. Solo così potranno continuare a offrire un caffè di qualità, mantenendo viva l’anima dei nostri quartieri e delle nostre città.