Come si calcola il guadagno?

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Ah, il ricarico! Per me è un po come il pizzico di sale nella ricetta perfetta. Si parte dal costo, ci si aggiunge quel qualcosa in più che fa quadrare i conti e ci lascia un piccolo margine per respirare. È una formula semplice, ma nasconde unarte: trovare il giusto equilibrio tra guadagno e valore per il cliente. Il margine, invece, è una prospettiva diversa, unocchiata al prezzo finale per capire quanto effettivamente ci rimane in tasca. Sono due facce della stessa medaglia, no?

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Come si calcola il guadagno? Oddio, questa domanda… mi riporta indietro, a quando cercavo di capire come cavolo facevo a pagare l’affitto! Ricordo ancora la confusione, le notti insonni a guardare fogli pieni di numeri. Ricarico… che parola! Per me, all’inizio, era un mistero, un’equazione impossibile.

Sai, è un po’ come quella ricetta della nonna, quella segreta, che ti dice “aggiungi un pizzico di sale”… ma quanto è “un pizzico”? Ecco, il ricarico è così. Parti dal costo, certo, ma poi… quanto ci metti sopra? Quello è l’arte, il vero trucco, no? Non è solo matematica, è intuizione, è capire quanto il cliente è disposto a pagare per quel determinato prodotto o servizio. Ricordo quando vendevo i miei quadri, un piccolo olio su tela mi costava, tra tela, colori e tutto, circa 30 euro. Li vendevo a 150. Un bel ricarico, eh? Ma era giusto, per me e per chi li comprava.

Il margine… beh, il margine è l’altra faccia della medaglia, più fredda, più secca. È quello che mi rimane davvero in tasca dopo aver pagato tasse, materiali, e… beh, anche le pizze durante le notti insonni a fare i conti! A volte ho il terrore che quel numero sia troppo basso. Sai, avere un margine del 20% su qualcosa… sembra tanto, fino a quando non devi pagare le bollette! Magari poi alla fine ti ritrovi con un 10%, e ti chiedi: “ma è abbastanza?”

Insomma, ricavo e margine… sono due facce della stessa medaglia, lo so, ma per me, che sono sempre stato un po’ un pasticcione con i numeri, sono un vero rompicapo. Un rompicapo emozionante, però. Un po’ come cucinare, o dipingere: ci metti anima e cuore, e speri che il risultato sia buono, sia per te che per chi lo assapora o lo ammira.