Come calmare un neonato agitato?

Oh, un neonato agitato… Dio mio, chi non l’ha vissuto? Mi ricordo ancora le notti in bianco con Leo piccolo, un pianto disperato che ti straziava l’anima. Cosa fare? Panico totale, diciamocelo!

Per me, c’era una cosa che funzionava quasi sempre, un asso nella manica: il contatto pelle a pelle. Lo spogliavo, mi spogliavo, e via, pancia contro pancia. Sentivi quel piccolo corpicino tremare, quel respiro affannoso… e piano piano, quasi magicamente, si calmava. Sarà il calore, sarà sentire il mio battito, non so. Ma funzionava. Anzi, mi chiedo, sarà che si sentivano di nuovo al sicuro come quando erano nel pancione? Probabile.

Poi, certo, la prima cosa, ovvio, era controllare se aveva fame. Magari era solo quello! Un po’ di latte caldo, un ruttino liberatorio… e puff, via le lacrime! Come per incanto. Non so voi, ma io mi sentivo una supereroina quando riuscivo a calmarlo così.

Però non era sempre fame, eh. A volte era solo… bisogno di essere cullato. Di sentire una voce, un ritmo, qualcosa di familiare. Cantavo ninne nanne stonate, gli parlavo piano piano, gli dicevo “Shhh, shhh… tranquillo, piccolo mio, sono qui”. Sembra una sciocchezza, no? Ma era come se capisse, come se sentisse che non era solo al mondo. E si calmava.

Che esperienza potente, mamma mia! Un legame così intimo, così profondo… si crea lì, in quel momento. E ti cambia per sempre. Non so, forse è per questo che i neonati mi fanno così tanta tenerezza. Mi ricordano quei momenti, quella fatica, ma anche quella gioia immensa. E quella connessione… quella è per sempre. Forse è questo che volevano dire quando dicevano “il legame madre-figlio”.

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