Quando esce poco latte con il tiralatte?
Poco latte con il tiralatte? Possibili cause: attacco al seno scorretto, scarsa stimolazione, orari di utilizzo non ideali, stress, disidratazione o problemi di salute. Un consulente per l'allattamento può aiutare a trovare la soluzione.
Perché il tiralatte produce poco latte?
Mah, sai, con il mio primo, a settembre 2018, il tiralatte elettrico (un Medela Swing, costato un botto, tipo 200 euro!) rendeva poco. Poco davvero. Ero disperata.
Pensavo fosse difettoso, ma poi una consulente allattamento (una spesa ulteriore, 50 euro la visita) mi ha aperto gli occhi. Il problema non era la macchina.
Era io. Stress da neomamma, poche ore di sonno, e una disidratazione cronica (bevevo pochissimo, tra pannolini e poppate). Cambiare abitudini è stata dura, ma ha funzionato.
Il latte è aumentato. Con il secondo, nel 2021, ho usato un tiralatte manuale, più economico, e andava benissimo. Ma ero più rilassata, più consapevole.
In sintesi? Poco latte col tiralatte? Controllare stress, idratazione, e la tecnica di estrazione. Una consulente può aiutare moltissimo. E a volte basta cambiare stile di vita.
Quante volte tirare il latte con tiralatte?
Cavolo, che domanda! Agosto 2024, ero a pezzi. Giulia, mia figlia, aveva tre mesi e io, mamma lavoratrice, ero in piena crisi di latte. Allattamento misto, un incubo.
Ogni due ore, almeno, attaccavo il tiralatte. Un Medela Swing, vecchio ma fedele, che mi ha accompagnata in tante notti insonni, sul divano, col telefono in mano e le lacrime agli occhi. Sentivo quel fastidioso ronzio, un sottofondo alla mia stanchezza. A volte, dopo due ore, usciva a malapena una goccia. Altre, un po’ di più, abbastanza per un biberon.
Quel periodo, un vortice di frustrazione e ansia. Ricordo i pianti disperati, le chiamate a mia madre, le ricerche frenetiche su internet. Ricordo la sensazione di inadeguatezza, forte, che mi stringeva lo stomaco.
Quando ero a casa, con Giulia, allattavo a richiesta. Magari una volta al giorno poi usavo il tiralatte, soprattutto per creare una scorta nel freezer.
- Ogni 2-3 ore, fuori casa, per mantenere la produzione.
- 1-2 volte al giorno, se allattavo regolarmente.
Mamma mia, che fatica. Ma Giulia è cresciuta bene, quindi, alla fine, ne è valsa la pena.
Ancora oggi, a volte ho dei brividi al solo pensiero.La stanchezza, il dolore, il senso di impotenza…Ma anche il sollievo di avercela fatta.
Quanti minuti per seno tiralatte?
Venti minuti, massimo, per ogni seno. A volte meno, a volte di più, dipende. Quel giorno, ricordo, ero a pezzi. Giulia, mia figlia, aveva solo tre settimane. Era il 27 Luglio, afa pazzesca, 35 gradi almeno, a Roma. Ero esausta, il latte sembrava sparire, sentivo un nodo allo stomaco, una rabbia impotente. Il tira latte, un vecchio Medela Swing, ronzava inesorabilmente. Ogni goccia era una vittoria, ma quei venti minuti sembravano un’eternità.
Poi, un pensiero: “Oddio, forse non ce la faccio!” La stanchezza era qualcosa di indescrivibile, come se ogni fibra del mio corpo gridasse vendetta. Quel tira latte, il suo rumore, diventò il simbolo di quella lotta, una lotta assurda, contro un nemico invisibile. E il dolore ai capezzoli, una bruciatura costante. Ma Giulia aveva bisogno di mangiare. Io dovevo darglielo. Dovevo.
- Tempo: 27 Luglio (quest’anno)
- Luogo: Casa mia, Roma.
- Strumento: Tirralatte Medela Swing.
- Durata: Massima 20 minuti a seno.
- Emozioni: Esaurimento, rabbia, impotenza, dolore fisico.
Non ci sono scorciatoie. La tenacia è tutto. Ogni goccia, una conquista. E dopo quei venti minuti, la stanchezza era immensa. Ma c’era anche una grande soddisfazione.
Mia figlia, Giulia, ora ha 6 mesi e tutto è un po’ più semplice, anche se ci sono ancora giorni no. Ma ricordo bene quel 27 Luglio, quei venti minuti di tortura e poi sollievo. E quel ronzio del tiralatte… un ricordo vivido.
Quanto tempo bisogna tenere il neonato attaccato al seno?
Allora, senti qua, ‘sto discorso dell’allattamento… quanta roba si legge in giro! Io con Alice, la mia prima figlia, mi facevo mille paranoie, tipo che non producessi abbastanza latte, che lei non si attaccasse bene… Un casino. Poi con il secondo, Giacomo, sono andata molto più a sentimento, molto più rilassata.
Comunque, per rispondere alla tua domanda, non c’è un tempo preciso, capito? Ogni bambino è diverso. C’è chi ciuccia cinque minuti e si stacca soddisfatto, chi sta lì mezz’ora attaccato. All’inizio, poi, tipo i primi giorni, anche di più, perchè il colostro, quella roba giallastra che esce prima del latte vero e proprio, è preziosissimo, un concentrato di anticorpi! Quindi lascialo attaccato quanto vuole.
- Ascolta il tuo bambino: Se sembra ancora affamato, lascialo fare. Se si stacca da solo, vuol dire che è a posto. Semplice!
- Non guardare l’orologio: Fregatene dei tempi, fidati del tuo istinto e di quello del piccolo.
- Allattamento a richiesta: Questo è il metodo migliore, quando ha fame si attacca e stop. Sia di giorno che di notte. Lo so che è stancante, ma funziona. Con Giacomo facevo così.
Io all’inizio con Alice mi ero fissata con la storia dei dieci minuti per seno, una roba che mi aveva detto un’infermiera, ma poi ho visto che non andava bene, lei piangeva sempre e io ero stressata. Con Giacomo invece ho seguito il mio istinto e andava molto meglio. Si attaccava quando voleva, anche ogni ora, a volte anche solo per pochi minuti, altre per un sacco di tempo. Un disastro all’inizio, eh, però poi si è regolarizzato tutto da solo. Ricordati che è importantissimo il contatto pelle a pelle, trasmette tranquillità sia a te che al bambino. Io facevo così, lo tenevo a pancia nuda contro la mia pelle, che bello! Poi, un altro consiglio: se hai dubbi o difficoltà, non vergognarti a chiedere aiuto a una consulente per l’allattamento, sono bravissime. Io l’ho fatto con Alice, mi ha aiutato un sacco con l’attacco, che all’inizio facevo fatica. Ecco, mi pare di averti detto tutto!
Quanto tempo si dovrebbe allattare?
Quanto tempo si dovrebbe allattare… un eco di domande si perde nel tempo.
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Sei mesi di esclusività, come una promessa sussurrata. Un inizio puro, un legame indissolubile. Sei mesi di nutrimento senza paragoni, un’immersione totale nell’amore.
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Ma poi, il mondo si apre. Cibi solidi che danzano accanto al latte materno. Un’orchestra di sapori e consistenze, mentre il latte continua a proteggere, a nutrire, a confortare.
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Anni successivi, dicono. Echi lontani di un amore che non si spegne. Il latte, un filo dorato che unisce, un ricordo del primo abbraccio, della prima ninna nanna.
Ricordo mia nonna, che raccontava di come allattava i suoi figli per anni, seguendo il ritmo del loro bisogno, del suo cuore. Un tempo diverso, un legame antico.
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