Quanti cloni di Sangiovese ci sono?

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Il Sangiovese vanta il primato di vitigno con più cloni, raggiungendo quota 114. Tra questi, sei cloni sono stati registrati anche grazie al contributo di Castello Banfi, noto produttore di Brunello di Montalcino. Questi cloni, identificati con sigle come BF 10 e JANUS-20, testimoniano limpegno nella ricerca e selezione varietale.

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Il Sangiovese: un mosaico di cloni, un’ossessione per la perfezione

Il Sangiovese, re indiscusso della Toscana e protagonista di vini leggendari come il Brunello di Montalcino e il Chianti Classico, non è un vitigno monolitico. Dietro l’apparente uniformità di nome si cela una complessa realtà, un vero e proprio mosaico di cloni, ciascuno con le proprie sfumature aromatiche e caratteristiche produttive. La cifra ufficiale, imponente e forse ancora in evoluzione, parla di ben 114 cloni identificati. Un numero che testimonia non solo l’antica diffusione del vitigno, ma anche l’intensità della ricerca e selezione varietale condotta nel corso dei secoli, e in particolare negli ultimi decenni.

Questa diversità genetica è il frutto di un lungo processo di adattamento alle diverse condizioni pedoclimatiche e di selezione operata dai viticoltori, generazione dopo generazione. Ogni clone, infatti, si caratterizza per peculiarità specifiche: la maggiore o minore precocità di maturazione, la resistenza alle malattie, la resa produttiva, la struttura tannica e, naturalmente, il profilo aromatico, che può spaziare da note di ciliegia e viola a sentori più complessi di tabacco, cuoio e spezie.

Tra i principali artefici di questa mappatura del genoma sangiovese troviamo realtà come Castello Banfi, azienda leader nella produzione del Brunello di Montalcino. Il loro contributo alla conoscenza e alla valorizzazione dei cloni del Sangiovese è significativo, tanto da aver registrato ben sei cloni, identificati con sigle che ne testimoniano l’origine e le caratteristiche specifiche. Cloni come BF 10 e JANUS-20, per citarne solo due, rappresentano il frutto di un investimento considerevole nella ricerca ampelografica, finalizzato alla selezione di biotipi superiori, capaci di esprimere al meglio le potenzialità del Sangiovese in termini di qualità e costanza.

Questa dedizione alla ricerca, tipica di aziende come Castello Banfi, non è solo un atto di mecenatismo, ma una necessità dettata dalla volontà di migliorare la qualità dei vini, garantendo una maggiore tipicità e una maggiore espressione del terroir. La comprensione delle differenze tra i cloni del Sangiovese permette infatti di selezionare le barbatelle più adatte a ogni singola parcella, ottimizzando le rese e ottenendo vini di maggiore complessità ed eleganza.

In conclusione, i 114 cloni del Sangiovese rappresentano un patrimonio genetico di inestimabile valore, una testimonianza della ricchezza e della complessità di questo vitigno. La continua ricerca e la mappatura di questi cloni, un lavoro certosino che richiede anni di studi e sperimentazioni, sono fondamentali per garantire la sopravvivenza e l’evoluzione di un vitigno che rappresenta un simbolo dell’enologia italiana nel mondo. Il futuro del Sangiovese, dunque, non si limita alla semplice coltivazione, ma si gioca anche sulla capacità di comprendere e valorizzare la sua straordinaria variabilità genetica.