Che sapore ha il Sangiovese?

Che sapore ha il Sangiovese? Boh, difficile da dire a parole, sapete? È come cercare di descrivere l’amore… o il profumo del mare in una giornata di vento.

Sangiovese: un’esperienza sensoriale, dicono le guide. E in effetti, lo è. Ma per me, è molto di più di una semplice descrizione tecnica.

Ricordo quella volta, a casa di nonna Emilia, un’estate torrida. Il suo Sangiovese, annacquato giusto un po’ nel caraffa di terracotta, aveva un sapore… come dire… di casa. Di ricordi d’infanzia, di pomeriggi assolati trascorsi sotto il pergolato. Ciliegie, sì, c’erano, ma era un sapore più profondo, più complesso. Forse un pizzico di terra, di quel terreno rosso che ricopre le colline toscane, sapete?

Fruttato, dicono. Sì, certo, ciliegia… ma anche un sentore di prugna matura, se ci fai caso. E poi le spezie… un po’ di pepe, magari un accenno di chiodo di garofano. Non so, io non sono un sommelier, però sento tutto questo, mischiato in un modo unico. Un corpo medio, dicono. Boh, a me pare robusto, avvolgente.

Tannini? Sì, li sento, ma non mi disturbano. Anzi, gli danno carattere, tengono insieme tutto quel sapore. L’acidità? Piacevole, perfetta. Fresca, ma non aggressiva. Mi ricorda il sorriso di mia nonna, dolce e un po’ ironico.

Vino rosso, da uve Sangiovese. Eh già, un rosso equilibrato. Ideale per piatti importanti, dicono. Magari un bel piatto di pappardelle al cinghiale, come faceva mia nonna… o semplicemente un pezzo di pane toscano, e via, a godersi il sapore puro, senza fronzoli. Per me, invece, è perfetto anche da solo, in una sera tranquilla, con le stelle che brillano sopra. È un’esperienza… intima, insomma.

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