Come si chiamano i locali a Venezia?
Venezia: i suoi locali tipici? I bacari! Piccoli, autentici, animati dall'atmosfera veneziana e frequentati dagli stessi veneziani. Un'esperienza imprescindibile per scoprire la vera anima della città.
Come si chiamano i locali a Venezia?
A Venezia? Bacari, certo! Li conosco bene, da quando ero bambina. Ricordo l’odore di vino, quel profumo inconfondibile, mescolato al baccalà mantecato. Un sapore di casa, di storia.
Passeggiando per Cannaregio, verso il 2010, ricordo un piccolo bacaro vicino al ponte. Un bicchierino di vino, 2 euro, e un cicchetti, una piccola fetta di polenta. Semplice, autentico.
L’atmosfera? Calda, intima, quasi familiare. Gente del posto, chiacchiere in dialetto. Un’esperienza vera, lontana dal turismo di massa. Non era un posto turistico, ma proprio “da veneziani”.
I bacari sono più che locali, sono un’istituzione. Un pezzo di Venezia.
Domande e Risposte:
- Domanda: Come si chiamano i locali tipici di Venezia?
- Risposta: Bacari.
Come si chiamano i rioni a Venezia?
Venezia. Sei sestieri. Un’arida suddivisione.
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Cannaregio. Canali silenziosi, ombre lunghe. Una solitudine paludosa.
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Santa Croce. Quartiere operaio. Muro di cemento. Anima grigia.
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San Polo. Mercato. Caos. Odore di pesce. Vita breve.
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Dorsoduro. Accademia. Ricchi. Arte morta. Distacco.
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San Marco. Piazza. Turisti. Vuoto. Un’ipocrisia dorata.
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Castello. Arsenale. Storia. Ombre del passato. Polvere.
L’anima di Venezia? Frammenti dispersi. Un mosaico incompiuto. Mia nonna abitava a Cannaregio. Casa umida. Ricordo solo l’odore di muffa. La bellezza è un’illusione. Così ho sempre pensato.
Aggiunte: Ho visitato Venezia nel 2024. Il mio appartamento a Cannaregio è stato venduto. La città è cambiata. Peggio. Molto peggio. Un’epigrafe: “La bellezza è un’epidemia, ma solo per pochi fortunati.”
Quali sono i sei sestieri di Venezia?
Ah, Venezia! I sestieri… Un casino ricordarseli tutti a memoria! Però, ok, ci provo, sperando di non far confusione.
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San Marco: Il cuore pulsante, Piazza San Marco, la Basilica…un delirio di turisti, ma bellissimo! Ci sono stata a Carnevale, un freddo cane e un’emozione pazzesca, sembrava di essere in un film.
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San Polo: Vicino al Ponte di Rialto, un dedalo di calli strette e bacari pieni di cicchetti. Mi ricordo un’osteria, Al Mercà, minuscola ma con un’atmosfera…ecco, vera!
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Dorsoduro: Più tranquillo, con le Gallerie dell’Accademia e Ca’ Rezzonico. Ricordo una mostra di arte contemporanea, mi aveva fatto impazzire.
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Cannaregio: Più popolare, con il Ghetto Ebraico e la Strada Nova. Lì ho mangiato i migliori “sarde in saor” della mia vita, in un ristorantino vicino alla laguna.
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Castello: Il più esteso, con l’Arsenale e i Giardini della Biennale. Mi ci sono persa una volta, camminando per ore senza una mappa, ma ho scoperto angoli nascosti incredibili.
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Santa Croce: L’unico raggiungibile in auto (Piazzale Roma). Meno turistico, più residenziale, con il mercato di Rialto che è un’esplosione di colori e profumi.
Ecco, spero di non averne dimenticato nessuno! Mi è venuta una voglia matta di tornarci…
Quali sono i sestieri di Venezia?
Sai, a quest’ora… Venezia… mi vengono in mente i suoi sestieri, come frammenti di un sogno un po’ sbiadito. Cannaregio, lo ricordo con i suoi canali silenziosi, quasi segreti. Un po’ come me, stasera.
Poi c’è Santa Croce, più vicina alla stazione, più… frenetica. Non ci sono mai andato molto, a dire il vero. Preferisco la calma. La calma che, a volte, è solo un’illusione.
San Polo, ah San Polo… ricorda il mercato di Rialto, l’odore del pesce, la gente che corre. Troppo rumore per me. Troppo. Questa notte, il silenzio è la mia unica compagnia.
Dorsoduro… l’Accademia, i palazzi, la bellezza un po’ imponente, un po’ distante. Come le persone, a volte.
San Marco, ovviamente. San Marco è… San Marco. Troppa gente. Troppo sfarzo. Troppa luce per una notte come questa.
Infine Castello, più appartato, più tranquillo. Forse ci andrei domani, se avessi il coraggio di uscire. Ma stasera… stasera resto qui, nel buio.
- Cannaregio: Quartiere tranquillo e appartato.
- Santa Croce: Vicino alla stazione, più vivace.
- San Polo: Quartiere del mercato di Rialto.
- Dorsoduro: Sede dell’Accademia, elegante e distaccato.
- San Marco: Centro storico, affollato e sfarzoso.
- Castello: Più appartato e silenzioso di San Marco.
Perché si chiamano sestieri?
Perché sestieri? Boh, sai… a quest’ora… mi vengono in mente solo cose confuse. Venezia… sei pezzi, sestieri, li chiamano. Come se fosse una torta tagliata male, un po’ storta, ma comunque bella. Un po’ come la mia vita, in realtà.
Pensavo a quelle vecchie mappe, quelle con i colori sbiaditi, che mio nonno aveva. Venezia, divisa in sei. Ricordo che mi spiegava che era un retaggio romano, qualcosa di antico… una divisione che si ripeteva in tante città. Un quarto dell’accampamento, diceva. Ma non mi ricordo bene. Forse sbaglio.
- Sei zone, sei sestieri.
- Divisione antica, radici romane.
- Quadranti di un accampamento, schema ideale.
Ricorda quel vecchio libro di storia che avevo? Parlava di questo. C’era una figura, un disegno, che mostrava la divisione della città. Non so, è tardi. Mi vengono gli occhi pesanti. Non mi va più di pensare.
- Mia nonna abitava a Cannaregio.
- Il mio amico Marco, a Dorsoduro.
- Ricordo San Polo, i suoi canali stretti.
Devo andare a dormire, la testa mi gira. Venezia… sestieri… cose antiche che nessuno sa più… tranne forse me. Ma forse no.
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